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Farsi spiegare l’amore platonico da Seth Rogen
In Platonic, disponibile su Apple TV, l'attore cerca di rispondere a una domanda antichissima: può esistere l'amicizia tra uomo e donna? Ed è vero che se non esiste è colpa quasi sempre degli uomini?
Quindi un uomo può essere amico solo di una donna che non trova attraente?, domanda lei. No, risponde lui, di norma vuole farsi anche quella. Questa battuta è tratta da un film famosissimo uscito in Italia all’alba degli anni Novanta, quando io avevo poco più di un anno. Forse è colpa di quel film, che si chiama Harry, ti presento Sally, o forse no. Forse è colpa anche di quel film, sì, e di altri con cui sono cresciuto. È colpa di Mary, di cui tutti sono pazzi, anche quelli che si fingono amici fedeli. È colpa di Hugh Grant, che sembrava sempre così puro, così amichevole, così innocente, così inoffensivo. È colpa di Mila Kunis e Justin Timberlake, di Natalie Portman e Ashton Kutcher, che sono amici, anche se poi fanno sesso, anche se poi, alla fine, si innamorano. È colpa delle serie, tipo Friends, che si chiama appunto così, Friends, Amici, anche se poi tutti si fidanzano con tutti, tutti si baciano, a meno che non siano parenti. Oppure no, la colpa è solo mia che prendo sempre troppo sul serio il patto narrativo, che lo faccio durare anche quando gli schermi sono spenti e si ritorna alla realtà.
Ho visto una serie davvero bella su Apple TV che si chiama Platonic. Ci sono Seth Rogen e Rose Byrne, nella serie Will e Sylvia, che sono due amici di vecchia data che si ritrovano dopo cinque anni. Lui ha i capelli decolorati, indossa camicie bellissime, prende a calci i monopattini parcheggiati per strada ed è mastro birraio in una birreria hipster di Los Angeles. Lei è un avvocato che non pratica da diversi anni, da quando si è sposata con un avvocato e ha fatto tre figli. I due si ritrovano e piano piano rimettono a fuoco il loro rapporto, cercano di ricordare come si divertivano insieme, di capire se la felicità fosse solo un’idea, un’illusione destinata a svanire con l’età adulta. E solo passando un po’ di tempo insieme, solo dicendosi sempre tutto quello che pensano, riescono a ritrovare il loro rapporto, mentre il marito di Sylvia si fa condizionare dai colleghi che definiscono Will il fidanzato di sua moglie e la figlia le chiede se Will sia un ex o un amico di letto (“friend with benefits”). Ma di cosa parla davvero questa serie, mi sono chiesto. Di cosa significa essere adulti oggi? Di tutti i pregiudizi che comporta? Se sia possibile o meno che un uomo e una donna, entrambi cis etero, possano essere amici, possano avere un rapporto “platonico”, senza secondi fini?
Sapendo che essere adulti, oggi più che mai, non significa avere una vita standard, come quella che ancora si vede nelle pubblicità, con una casa e una famiglia numerosa, ha senso chiedersi se un uomo cis etero e una donna cis etero possano essere amici e basta? Il solo fatto di pensarlo, di chiedermelo, ecco, mi fa sentire vecchio, reazionario, sbagliato. Ho letto un saggio che si chiama Amici, pubblicato da Einaudi circa un anno fa, in cui l’antropologo inglese Robin Dunbar dedica un capitolo al rapporto tra l’amicizia e il genere. Dunbar, rifacendosi a diversi studi, scrive che quasi la metà delle donne e un terzo degli uomini sposati hanno solo un amico di sesso opposto, e quell’amico è il coniuge. Se gli amici del nostro stesso sesso ci assicurano tolleranza, comunicazione, interessi comuni e affetto, quelli del sesso opposto, il più delle volte, nascondono un’attrazione sessuale nei nostri confronti. Il vero problema sembrano essere gli uomini, per cui l’attrazione rappresenterebbe un motivo valido per stringere amicizia con una donna.
Ho googlato “amicizia uomo donna”, neanche facessi parte di un meme, e ho trovato un blog in cui una donna scriveva più o meno le stesse cose di Dunbar, che l’amicizia tra un uomo e una donna non è possibile soprattutto per colpa dell’uomo, che confonde sempre la gentilezza con qualcos’altro. Su diverse riviste femminili importanti si scrive che il vero segreto per capire se un uomo è un amico o meno è l’attrazione fisica, e in alcuni casi le istruzioni si fanno più dettagliate. Per capire se un uomo ti vede solo come un’amica devi conoscerlo da un po’ di tempo, deve parlarti delle altre, deve evitare il contatto fisico eccessivo, deve cercarti poco, deve invitarti a uscire con uno dei suoi amici.
Non che mi debba rassicurare il fatto che altre persone si facciano ancora la stessa domanda, che riflettano ancora sull’amicizia tra uomo e donna, pur non avendo visto Platonic, però almeno non sono l’unico ad averci pensato. Un amico mi dice che vorrebbe tanto avere delle amiche donne, il problema è che lui sessualizza ogni cosa. Un’amica, invece, mi dice che la maggior parte dei suoi amici è di sesso maschile, che loro sono amici fraterni, che con i ragazzi c’è meno invidia, meno competizione, più sincerità. Un’altra mi confessa che cerca la sua parte maschile nell’amicizia con i ragazzi, e che in realtà la tensione sessuale può anche rafforzare il rapporto di amicizia. Chiamo mia madre, che insegnava storia e filosofia al liceo classico e adesso è in pensione, le racconto che sto scrivendo dell’amicizia tra uomini e donne cis etero, le chiedo cosa voglia dire veramente il termine “platonico”, visto che tutti, compreso me, lo usano, senza conoscerne l’origine. Le dico che Seth Rogen, nei contenuti extra della serie, confessa sorridendo di non avere idea di chi sia Platone, forse è uno che ha sempre avuto solo amicizie. Lei non si scompone, mentre cerca di ritrovare dentro di sé il tono di quelle mattine quando entrava in classe. L’amore, per Platone, mi dice, è un sentimento che trascende la corporeità, la sessualità, si passa dalla bellezza dei corpi alla bellezza delle idee fino ad arrivare al bene, non bisogna accontentarsi, ma andare oltre. L’amicizia, rispondo io, in fondo, è una forma d’amore. Diciamo di sì, mi dice lei prima di chiudere, anche se, detto tra noi, io all’amicizia tra uomo e donna non ci ho mai creduto.
E in fondo, io, che cosa penso? Perché sarebbe troppo facile riflettere su un argomento affidandosi solo alle parole degli altri. Quello che so, quello che ho capito finora, almeno, è che ho diverse amiche con cui non ho mai pensato di fare sesso. Che sono felice di vivere in un’epoca in cui escono serie come Platonic e non in una in cui Harry dice a Sally che uomini e donne non potranno mai essere amici perché il sesso ci si mette sempre di mezzo. Che in uno dei miei racconti preferiti di Etgar Keret ci sono un ragazzo e una ragazza che escono insieme, vanno al ristorante, vanno al cinema, fanno sesso, si innamorano, solo che lei nasconde un segreto, è per questo che non si ferma mai a dormire da lui. Un giorno decide di rivelarglielo, anche se è sicura che una volta che gliel’avrà detto lui la lascerà. Ogni notte, lei si trasforma «in un uomo peloso e tarchiato, col collo taurino e un anello d’oro al mignolo». Lui non fa una piega, non c’è niente che possa impedirgli di amarla. Allora lei, finalmente, rimane a dormire, e quando lui si sveglia, a notte fonda, trova un ometto che impreca davanti alla tv mentre guarda una partita della Champions League. Così di giorno lui vive con la donna che ama e di notte passa il tempo con il suo migliore amico. E anche se si tratta di un racconto, anche se ogni tanto mi faccio prendere un po’ troppo dal patto narrativo e confondo la finzione con la realtà, l’amicizia tra uomo e donna esiste, è sempre esistita, esisterà sempre, anche se dovesse esserci attrazione sessuale, anche se dovesse mettersi in mezzo l’amore.