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Queste sono le peggiori opere d’arte pubblica dell’anno

Secondo la rivista The Spectator, l’anno in corso ha visto diversi pretendenti al titolo, non esattamente prestigioso, di peggior opera d’arte pubblica del 2018. Igor Toronyi-Lalic, firma della rubrica “What’s That Thing? Award for bad public art”, cita innanzitutto le composizioni astratte del nuovo Westgate Centre a Oxford, le api comparse a Manchester per elogiare il «brusio unico» della città, quindi la scultura in onore della suffragetta Millicent Fawcett dell’artista Gillian Wearing. Secondo l’autore dell’articolo, però, le commemorazioni belliche non hanno eguali quando si tratta di ispirazione per opere d’arte melense. È dunque inevitabile che il centenario della fine della prima guerra mondiale abbia avuto un ruolo, in questo senso, imprescindibile. Del resto, come aveva scritto un altro editorialista del magazine inglese, «quando si tratta di lavori sulla guerra, cercare un grande gesto radicale, qualcosa di profondo, è troppo allettante (per gli artisti, nda)».

La statua di Gillian Wearing dedicata a Millicent Fawcett
Le api di Manchester

Un cliché in cui sono inciampati i due artisti in lizza per la vittoria finale, Paul Cummins e Mark Wallinger: il primo ha realizzato l’installazione Weeping Windows, facendo spuntare papaveri rossi su vari monumenti ed edifici del Regno Unito, un’idea bollata come «melodramma a buon mercato, didascalico fino all’offesa»; il secondo, invece, ha creato One World, un pallone da calcio con le fattezze della Terra, accompagnato dalla frase «è ora di smettere di combattere e iniziare a giocare». Una trovata, quest’ultima, talmente stupida da meritarsi la prima posizione della carrellata di arte da (non) tramandare ai posteri.

Weeping Windows di Paul Cummins
One World di Mark Wallinger