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200 mila persone che vogliono trasferirsi su Marte

Quando Mars One, nel maggio del 2012, ha lanciato il progetto di mandare una colonia di esseri umani su Marte, ha subito diverse critiche. Lasciando da parte i costi immensi – tuttora un problema, dato che secondo l’azienda serviranno 6 miliardi di dollari per l’acquisto della tecnologia necessaria – una spedizione del genere avrebbe richiesto una serie di addestramenti speciali e, banalmente, persone disposte a non tornare mai più a casa.

Ora il progetto di Mars One è dotato di contorni più concreti: c’è innanzitutto la data di partenza del primo gruppo, nel 2022, dopo sette anni di allenamento ad hoc. Ma c’è anche la dimensione della colonia dove le prime ventiquattro persone passeranno il resto dei loro giorni: 200 metri quadri, indossando una tuta speciale per resistere alle radiazioni e alla bassa gravità.

La notizia, tuttavia, è che ad oggi 202.586 persone hanno spedito una richiesta per partecipare alla missione. Non solo: sul sito di Mars One postano dei video in cui spiegano perché dovrebbero essere scelti (il progetto infatti si autofinanzierà assumendo la forma di un reality show, dove saranno i telespettatori a decidere chi partirà per il Pianeta Rosso). Uno di loro, Matt Ambler, laureato a Yale e attualmente consulente informatico a Washington, spiega la sua scelta: «Sarà una parte molto importante della mia vita: si parla di lasciare la propria impronta sull’umanità».

Una coppia di Anchorage (Alaska), Jessica Eicher e David Barbeau, dichiara di voler diventare l’equivalente extraterrestre di Adamo ed Eva. «Il nostro sogno condiviso è di avere una famiglia su Marte». Quelli di Mars One, però, avvisano sul loro sito che istruiranno i coloni a non avere figli, dato che non sono noti gli effetti della gravità marziana sul concepimento e lo sviluppo del feto.

C’è inoltre un altro grande problema che si pone davanti agli aspiranti marziani: quello della convivenza. Se è vero, come sosteneva Sartre, che «l’inferno sono gli altri», passare prima sette mesi in una navicella spaziale e poi il resto della vita in uno spazio angusto con sconosciuti potrebbe produrre conseguenze del tutto impreviste. Anche su Marte.

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