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Chi è Parag Agrawal, il nuovo capo di Twitter

Da ieri Jack Dorsey non è più il Ceo di Twitter. Da ieri, con un voto unanime del consiglio di amministrazione dell’azienda, Parag Agrawal è il nuovo amministratore delegato di Twitter. Agrawal lavora a Twitter da dieci anni e, dal 2017 a oggi, ha ricoperto il ruolo di chief technology officer: era l’uomo che per Twitter si occupava dei programmi di sviluppo dell’intelligenza artificiale e di machine learning. Quello di amministratore delegato di Twitter è, storicamente, uno dei ruoli più ambiti e allo stesso tempo politicamente complessi da gestire nella Silicon Valley. È per questo che la notizia della nomina di Agrawal ha colto di sorpresa anche chi si aspettava, presto o tardi, un cambio al vertice dell’azienda. Agrawal ha 37 anni, è nato in India ed è considerato una sorta di outsider nel microcosmo della tech industry: per capirci, non fa certo parte di quella cerchia di ceo-superstar alla quale appartengono personaggi come Mark Zuckerberg ed Elon Musk. Tra gli esperti del settore c’è la convinzione che sia proprio questa “discrezione” del personaggio ad averlo favorito nel momento in cui si è trattato di sostituire Dorsey. Questo, e anche un curriculm che non lascia alcun dubbio sulle sue doti in campo strettamente tecnologico.

Le prime opinioni su questi cambiamenti nella leadership di Twitter descrivono Agrawal come una “safe pick”, una scelta allo stesso tempo sicura e prudente. Tutti si aspettano che il nuovo Ceo riesca da un lato a tranquillizzare gli azionisti più riottosi (in particolare Elliott Management, che pare abbia insistito moltissimo affinché Dorsey venisse sostituito) e dall’altro a proseguire il lavoro del suo predecessore. Twitter si è posto degli obiettivi molto importanti da qui al 2023 (aumentare la base di daily active users e accrescere moltissimo il fatturato annuo), ma la vera, grande, sfida che il social network affronta è quella di mantenere la rilevanza che negli anni è riuscito a conquistare: la concorrenza di Instagram e TikTok, per esempio, si fa sempre più agguerrita e convincere gli utenti a rimanere su Twitter non sarà semplice. Di sicuro, Agrawal dovrà porre rimedio a un difetto considerato ormai una vera e propria caratteristica di Twitter: una certa lentezza nell’introduzione di nuove funzioni.

C’è poi un’altra sfida che Agrawal eredita da Dorsey: trovare il modo di liberare Twitter dalla fama di strumento capace di manipolare l’opinione pubblica e inquinare il dibattito. È una sfida, questa, squisitamente politica e per questo probabilmente la più difficile per il nuovo Ceo: abbiamo ancora tutti in mente la decisione di Dorsey di bannare Donald Trump dal social network, e il dibattito accesissimo che ne seguì.