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12:38 giovedì 11 dicembre 2025
Secondo una ricerca, nel 2025 abbiamo passato online più tempo che durante i lockdown Oramai i "vizi" presi durante la pandemia sono diventati abitudini: ogni giorno passiamo online tra le quattro e le sei ore.
Si è scoperto che Oliver Sacks “ritoccò” alcuni casi clinici per rendere i suoi libri più appassionanti e comprensibili Un'inchiesta del New Yorker ha rivelato diverse aggiunte e modifiche fatte da Sacks ai veri casi clinici finiti poi nei suoi libri.
Lo 0,001 per cento più ricco della popolazione mondiale possiede la stessa ricchezza della metà più povera dell’umanità, dice un rapporto del World Inequality Lab Nella ricerca, a cui ha partecipato anche Thomas Piketty, si legge che le disuguaglianze sono ormai diventate una gravissima urgenza in tutto il mondo.
È morta Sophie Kinsella, l’autrice di I Love Shopping Aveva 55 anni e il suo ultimo libro, What Does It Feel Like?, era un romanzo semiautobiografico su una scrittrice che scopre di avere il cancro.
La Casa Bianca non userà più il font Calibri nei suoi documenti ufficiali perché è troppo woke E tornerà al caro, vecchio Times New Roman, identificato come il font della tradizione e dell'autorevolezza.
La magistratura americana ha pubblicato il video in cui si vede Luigi Mangione che viene arrestato al McDonald’s Il video è stato registrato dalle bodycam degli agenti ed è una delle prove più importanti nel processo a Mangione, sia per la difesa che per l'accusa.
David Byrne ha fatto una playlist di Natale per chi odia le canzoni di Natale Canzoni tristi, canzoni in spagnolo, canzoni su quanto il Natale sia noioso o deprimente: David Byrne in versione Grinch musicale.
Per impedire a Netflix di acquisire Warner Bros., Paramount ha chiesto aiuto ad Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e pure al genero di Trump Lo studio avrebbe chiesto aiuto a tutti, dal governo USA ai Paesi del Golfo, per lanciare la sua controfferta da 108 miliardi di dollari.

Chi è Parag Agrawal, il nuovo capo di Twitter

30 Novembre 2021

Da ieri Jack Dorsey non è più il Ceo di Twitter. Da ieri, con un voto unanime del consiglio di amministrazione dell’azienda, Parag Agrawal è il nuovo amministratore delegato di Twitter. Agrawal lavora a Twitter da dieci anni e, dal 2017 a oggi, ha ricoperto il ruolo di chief technology officer: era l’uomo che per Twitter si occupava dei programmi di sviluppo dell’intelligenza artificiale e di machine learning. Quello di amministratore delegato di Twitter è, storicamente, uno dei ruoli più ambiti e allo stesso tempo politicamente complessi da gestire nella Silicon Valley. È per questo che la notizia della nomina di Agrawal ha colto di sorpresa anche chi si aspettava, presto o tardi, un cambio al vertice dell’azienda. Agrawal ha 37 anni, è nato in India ed è considerato una sorta di outsider nel microcosmo della tech industry: per capirci, non fa certo parte di quella cerchia di ceo-superstar alla quale appartengono personaggi come Mark Zuckerberg ed Elon Musk. Tra gli esperti del settore c’è la convinzione che sia proprio questa “discrezione” del personaggio ad averlo favorito nel momento in cui si è trattato di sostituire Dorsey. Questo, e anche un curriculm che non lascia alcun dubbio sulle sue doti in campo strettamente tecnologico.

Le prime opinioni su questi cambiamenti nella leadership di Twitter descrivono Agrawal come una “safe pick”, una scelta allo stesso tempo sicura e prudente. Tutti si aspettano che il nuovo Ceo riesca da un lato a tranquillizzare gli azionisti più riottosi (in particolare Elliott Management, che pare abbia insistito moltissimo affinché Dorsey venisse sostituito) e dall’altro a proseguire il lavoro del suo predecessore. Twitter si è posto degli obiettivi molto importanti da qui al 2023 (aumentare la base di daily active users e accrescere moltissimo il fatturato annuo), ma la vera, grande, sfida che il social network affronta è quella di mantenere la rilevanza che negli anni è riuscito a conquistare: la concorrenza di Instagram e TikTok, per esempio, si fa sempre più agguerrita e convincere gli utenti a rimanere su Twitter non sarà semplice. Di sicuro, Agrawal dovrà porre rimedio a un difetto considerato ormai una vera e propria caratteristica di Twitter: una certa lentezza nell’introduzione di nuove funzioni.

C’è poi un’altra sfida che Agrawal eredita da Dorsey: trovare il modo di liberare Twitter dalla fama di strumento capace di manipolare l’opinione pubblica e inquinare il dibattito. È una sfida, questa, squisitamente politica e per questo probabilmente la più difficile per il nuovo Ceo: abbiamo ancora tutti in mente la decisione di Dorsey di bannare Donald Trump dal social network, e il dibattito accesissimo che ne seguì.

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