Le donne non consumatrici che dedicano la loro vita quotidiana al sostenimento di uomini consumatori, che siano essi figli, mariti, compagni, avrebbero bisogno a loro volta di cure e sostegno.
Pantone è stata accusata di sostenere il suprematismo bianco perché ha scelto per la prima volta il bianco come colore dell’anno
L'azienda ha spiegato che dietro la scelta non c'è nessuna intenzione politica né sociale, ma ormai è troppo tardi, la polemica è esplosa.
Pantone ha annunciato che il colore dell’anno 2026 sarà il bianco, in una tonalità definita Cloud Dancer, come riportato da ArtNews. È la prima volta che l’azienda seleziona una sfumatura di bianco, presentato come simbolo di «ripartenza» e di «spazio mentale», come colore dell’anno. Pantone spiega la scelta come una sorta di antidoto per liberare la mente dopo anni percepiti come saturi e rumorosi. L’annuncio, accompagnato dal consueto corredo di campagne fotografiche e oggetti monocromi, ha ricevuto una reazione immediata molto negativa: diversi artisti e commentatori hanno criticato la scelta definendola poco sensibile al clima culturale statunitense, dove il dibattito sul razzismo istituzionale resta acceso.
Le critiche non riguardano il colore in sé ma un’operazione simbolica considerata dai critici di grande «miopia culturale», ovvero l’incapacità di riconoscere come il bianco, pur presentato da Pantone come colore “neutro”, porti con sé significati storici e politici non ignorabili. La scelta non è piaciuta neanche a Vogue, che osserva: «In un momento in cui la bianchezza è al centro di discussioni sul privilegio e sulla rappresentazione, proclamare il bianco come colore guida rischia di apparire una scelta completamente avulsa dal presente». Pantone sostiene invece che la selezione non abbia alcuna connotazione sociale o politica, spiegando che il bianco è stato scelto per la sua «capacità di azzerare» e come invito a ricominciare. Ma il punto è che la neutralità visiva non è più percepita come tale: oggi il bianco evoca purezza, minimalismo, controllo, un immaginario che molti associano a culture dominanti e colonialiste.
Nel dibattito si è inserito anche il New Yorker, che ha definito la scelta di Pantone un esempio di «equivoco simbolico», spiegando come il bianco, pur non essendo tecnicamente un colore nella teoria pigmentaria, continui a funzionare come potente segnale culturale. L’idea di neutralità che Pantone rivendica si scontra infatti con un immaginario stratificato: il bianco porta con sé un uso storico legato alla purezza, al controllo, ai canoni visivi dell’Occidente.