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11:05 mercoledì 22 ottobre 2025
È uscita una raccolta di racconti inediti di Harper Lee scoperti nella sua casa di New York dopo la morte Si intitola La terra del dolce domani e in Italia l'ha pubblicata Feltrinelli.
A Teheran hanno inaugurato una stazione della metropolitana dedicata alla Vergine Maria La stazione si chiama Maryam Moghaddas, che in persiano significa proprio Vergine Maria, e si trova vicino alla più grande chiesa della città.
Cercando di uccidere una blatta, una donna in Corea del Sud ha scatenato un incendio in cui è andato distrutto un appartamento ed è morta anche una persona La donna ha usato un lanciafiamme fatto in casa, fatto da un accendino e un deodorante spray. La sorte della blatta al momento non è nota.
Si è scoperto che l’AI viene usata anche per produrre poverty porn, cioè immagini piene di stereotipi sulla povertà utilizzate poi nella campagne di sensibilizzazione Si trovano in vendita sulle piattaforme di foto stock, costano poco, non danno problemi di licenza né di consenso: è per questo che sono sempre più diffuse.
I trafficanti di Captagon, l’anfetamina siriana, si stanno rivelando un grave problema per il nuovo governo siriano In questi giorni le autorità hanno sequestrato 12 milioni di pasticche, la più grande operazione di questo tipo dalla caduta del regime di Assad.
In carcere Sarkozy verrà messo in isolamento per evitare che gli altri detenuti si facciano i selfie con lui L'amministrazione della prigione di La Santé di Parigi ha preso questa decisione per proteggere il Presidente dal suo "fandom" carcerario.
La prima serie tv tratta dal Signore delle mosche l’ha realizzata Jack Thorne, il creatore di Adolescence Con la consulenza degli eredi di William Golding, per garantire la massima fedeltà della serie, prodotta da Bbc, ai temi e alle atmosfere del romanzo.
Il figlio del fondatore di Mango sarebbe sospettato nell’indagine sulla morte del padre Lo riportano i quotidiani El Pais e La Vanguardia: la polizia starebbe verificando delle supposte incongruenze nelle dichiarazioni di Jonathan Andic relative alle circostanze della morte del padre Isak.

Gli Oscar 2021 sono stati un film prevedibile

Vittorie scontate ed esibizioni registrate, con un'unica sorpresa: la statuetta ad Anthony Hopkins.

26 Aprile 2021

Che Nomadland avrebbe vinto come Miglior film lo sappiamo dal Leone d’oro a Venezia 77. Sparito a un certo punto il titolo di Mank da qualsiasi editoriale di Variety, la comparsa improvvisa di Minari sembrava aver scombinato le carte, vincitore del Gran premio della giura al Sundance, oggetto di polemica ai Golden Globes, sarà mai che una nuova epopea familiare coreana (ma il film è americano, soprattutto per la trama) possa riprendersi la statuetta più ambita di tutte? E invece ha vinto Nomadland con Frances McDormand in Birkenstock che vaga per gli splendidi paesaggi ripresi da Chloé Zhao, a cui è andato anche il premio per la Miglior regia per la seconda volta a una donna nei 93 anni dell’evento. E proprio Nomadland, che non è un capolavoro cinematografico, (non più di Sound of Metal o The Father), ma piuttosto un documentario sentimentale sull’autosufficienza e su una comunità di nomadi tra i più cordiali e simpatici d’America, esprime la linea fin troppo moderata che la kermesse ha rispettato per la sua ultima edizione.

Prima che i vari riconoscimenti venissero assegnati, i candidati sono stati radunati nella Union Station di Los Angeles per l'”Oscar into the spotlight” che ha fatto il suo debutto proprio quest’anno, una sorta di pre festival in un’ex stazione di polizia diventata una banca, poi set di Blade Runner, e ora nuova sede degli Oscar allestita come il matrimonio di Olivia Palermo, divanetti da esterno celesti, fiori, tavolini. All’interno: un minuscolo teatro, arriva il momento, partono i titoli di testa, si vede il dj, poche persone e quasi tutte prive di mascherina (altre sono connesse da Sydney, da Londra, con Zoom, dal Dolby Theatre occupato per meno della metà della sua capienza). Come se stessimo guardando un film, la videocamera segue Regina King fino al palco, sarà la presentatrice iniziale.

La cerimonia fluisce stanca e prevedibile. Ipotizzare uno stravolgimento che potesse eguagliare quello del 2017 quando Warren Beatty e Faye Dunaway annunciarono la vittoria errata di La La Land è impossibile, ma non c’è stato nulla che scardinasse i binari, tutto si è mosso in maniera annunciata, morigerata.

Los Angeles, Union Station (Photo by Todd Wawrychuk/A.M.P.A.S. via Getty Images)

Monotono. Pochissime pause, tantissimi presentatori da Laura Dern a Viola Davis fino a Harrison Ford, e lunghissimi ringraziamenti (tra i più toccanti quello di Thomas Vinterberg per Another Round, dedicato alla figlia scomparsa l’anno scorso in un incidente d’auto), anche ai nonni e a Fellini. La dimensione più casalinga e quasi privata di questa edizione è così tanto intima che anche i discorsi sembrano essere un riflesso dei tempi. Non una performance dal vivo (sono state tutte registrate in precedenza, anche quella di Laura Pausini che canta tutta dorata in Valentino sul tetto del Dolby), praticamente non uno sketch, salvo Glenn Close che prova a twerkare, perché tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 non c’è più spazio per ridere. Fino alle 4, quando arriva Yuh-Jung Youn, 73 anni, indimenticabile interprete in Minari, prima donna coreana a vincere nelle categorie attoriali (Miglior attrice non protagonista), che in meno di due minuti sul palco riesce a: 1. provarci con Brad Pitt 2. scherzare sul fatto che in Europa, in America e in Corea la chiamino sempre con un nome diverso 3. formulare l’unica frecciata all’Academy di tutta la notte: «Non so se mi premiate perché sono brava o se questo è un favore che l’America fa a una povera anziana signora coreana».

Alle 04 e 36 l’Italia non ha vinto niente, in qualche salotto si sta cantando “Marco sul mio diario è una fotografia” per patriottismo, ma neanche alle 04 e 40 l’Italia ha vinto qualcosa: la Migliore canzone originale non è quella cantata da Laura Pausini.

Si va avanti così, per inerzia, con tanto di irritante cambio cerimoniale tra Miglior film e Miglior attore e attrice protagonista, che vengono invertiti dall’ordine a cui siamo abituati, con il “Best picture” anticipato. Si va avanti fino alle altre vittorie che ci immaginiamo almeno da settembre, come la statuetta a Frances McDormand che è eccezionale ma ormai fa lo stesso personaggio da venticinque anni (ed è al suo terzo Oscar), nessun film “piglia tutto”, nessun riconoscimento per Aaron Sorkin e il suo Processo ai Chicago 7, poi il gran finale alle 05:14, la sorpresa quasi inaspettata: Anthony Hopkins che, per il ruolo magistrale in The Father, batte lo scomparso Chadwick Boseman in Ma Rainey’s Black Bottom, vittoria data per certa (candidato per sei volte, Hopkins è al suo secondo Oscar dopo quello per Il silenzio degli innocenti nel ’92). Su Twitter non capiscono, si litiga sotto al profilo Instagram di Vulture, perché è la cifra propria degli Oscar, innervosirci, farceli commentare soprattutto adesso che potremo finalmente rivedere quei film come dovrebbero essere visti. Lo ha consigliato anche McDormand sul palco, durante la premiazione di Nomadland. «Da domani, guardate i nostri film sullo schermo più grande possibile».

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