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L’Onu ha definito Gaza «un abisso» e ha detto che ci vorranno almeno 70 miliardi per ricostruirla Quasi sicuramente questa cifra non sarà sufficiente e in ogni caso ci vorranno decenni per ricostruire la Striscia.
Anche quest’anno in Russia è uscito il calendario ufficiale di Vladimir Putin Anche nel 2026 i russi potranno lasciarsi ispirare dalle foto e dalle riflessioni del loro presidente, contenute nel suo calendario
Sarkozy è stato in carcere solo 20 giorni ma dall’esperienza è riuscito comunque a trarre un memoir di 216 pagine Il libro dell’ex presidente francese sulla sua carcerazione lampo a La Santé ha già trovato un editore e verrà presto pubblicato.
Nel primo teaser del nuovo Scrubs c’è la reunion di (quasi) tutto il cast originale J.D., Turk, Elliot e anche il dottor Cox al Sacro cuore dopo 15 anni, invecchiati e alle prese con una nuova generazione di medici. Ma c'è una grave assenza che i fan stanno già sottolineando.
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La nuova funzione di geolocalizzazione di X si sta rivelando un serio problema per i politici Non è facile spiegare come mai i più entusiasti sostenitori di Donald Trump postino dall'India o dalla Nigeria, per esempio.
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Il Grande Museo Egizio di Giza ha appena aperto ma ha già un grave problema di overtourism A nulla è servito il limite di 20 mila biglietti disponibili al giorno: i turisti sono già troppi e il Museo adesso deve trovare una soluzione.

Il nuovo trailer di Oppenheimer fa crescere le nostre già alte aspettative

08 Maggio 2023

«L’unica esperienza cinematografica alla quale sono interessato nel 2023 è questa», si legge su Twitter in uno dei commenti al nuovo trailer di Oppenheimer, il nuovo film di Christopher Nolan, in arrivo nelle sale cinematografiche italiane il 23 agosto di quest’anno. Tratto dal libro American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer (vincitore del premio Pulitzer nel 2006), il film è la storia dell’uomo passato suo malgrado alla storia come il padre della bomba atomica. «Tu sei l’uomo che ha dato loro il potere di distruggersi. Il mondo non è pronto», dice il personaggio – la cui identità ancora non è stata rivelata – interpretato da Kenneth Branagh. Davanti a lui, uno stravolto Cillian Murphy/J. Robert Oppenheimer, costretto infine alla consapevolezza di essere diventato «la Morte, il distruttore dei mondi».

Questa frase risale ai momenti subito successivi il completamento del Trinity Test, la prima detonazione di una bomba atomica, avvenuta il 16 luglio del 1945 nel deserto del Nuovo Messico: giungeva così a compimento il Progetto Manhattan, iniziato dal governo degli Stati Uniti durante la Seconda guerra mondiale con l’intento di costruire l’arma definitiva. Nella distruzione scatenata dalla sua creazione, Oppenheimer vide realizzati i dubbi che lo avevano accompagnato per tutti gli anni in cui aveva lavorato al progetto Manhattan. «Stiamo dicendo che c’è la probabilità che se spingiamo quel pulsante, distruggiamo il mondo?», chiede il generale Leslie Richard Groves (interpretato da Matt Damon), il responsabile militare del progetto, a Oppenheimer. «La probabilità è quasi zero», la risposta. «Quasi?», ribatte un incredulo Groves. «Che vuole dalla sola teoria», sussurra, piccato, Oppenheimer.

Il trailer era già stato mostrato durante l’ultimo CinemaCon di Las Vegas, in anteprima per un pubblico ristretto e fortunatissimo. Nella conferenza stampa tenuta durante l’evento, Nolan aveva ribadito una sua convinzione esposta più volta nel recente passato: quella secondo la quale Oppenheimer è la «persona più importante che sia mai esistita». Le sue parole erano state riprese, tra gli altri, da Variety, che aveva riportato anche una risposta in cui il regista spiegava la ragione che lo ha spinto a girare questo film: «È l’uomo che ha costruito il mondo nel quale viviamo e alla sua storia si può credere soltanto vedendola». Altra cosa alla quale si può credere soltanto vedendola: davvero Nolan non ha usato nessun tipo di Cgi per girare le scene in cui si vedono le esplosioni del Trinity Test? Lui continua a dire che è vero e che è proprio per questo che Oppenheimer è stata «la più difficile sfida produttiva della mia carriera».

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