Senza più nessuna dolcezza, solo un ineluttabile disagio: come si sopravvive alla monostagione che va da aprile a ottobre?
Una ricerca conferma che l’estate in Europa ormai dura quasi sei mesi
Duecento giorni l’anno in cui la temperatura raggiunge o supera i 32 gradi. La situazione più grave, ovviamente, è quella dei Paesi mediterranei.

«L’estate per come la conoscevamo ormai non esiste più»: a pronunciare l’elogio funebre è Kathy Baughman McLeod, la Ceo di Climate Resilience for All. Questa drastica constatazione è figlia di un report appena pubblicato dall’organizzazione non governativa che si occupa di monitorare il cambiamento del clima.
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La ricerca ha monitorato la lunghezza effettiva dell’estate prendendo in esame il periodo trascorso tra il primo giorno dell’anno in cui la temperatura ha raggiunto i 32 gradi e l’ultimo, ovvero tutto il periodo dell’anno in cui il calore è tale da essere definibile come estiva. La situazione nell’Europa mediterranea è tale che quella che un tempo chiamavano estate ora si estende da metà maggio fino ai primi di ottobre. Atene e Tirana sono le città che registrano più giorni dell’anno entro questa nuova, ininterrotta stagione calda, sfondando il tetto dei duecento giorni, ma c’è un incremento trasversale a tutto il continente. L’Europa è infatti uno dei continenti in cui le conseguenze del cambiamento climatico sono più marcate.
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Lontano dal Mediterraneo che si fa sempre più caldo, l’estate si sta comunque mangiando le mezze stagioni: capitali come Varsavia e Parigi si trovano infatti a dover fare i conti con temperature sopra i trenta gradi, prima molto rare, per un numero di giorni sempre maggiore ogni anno. Settimane di calore intenso mettono sotto stress le strutture sanitarie, prese d’assalto da una popolazione che vive in città non pensate per far fronte a simili temperature, dove anziani, bambini e malati cronici rischiano ogni giorno serie conseguenze per il caldo. Chi può magari scappa in vacanza al fresco. Tutti gli altri devono accontentarsi dei piani anti-caldo come quello di Bologna, se ci sono, o sperare che la città in cui vivono abbia in atto un piano a lungo termine che miri a prepararsi per un ulteriore innalzamento delle temperature, come quello già in atto a Parigi.