Hype ↓
07:27 domenica 14 settembre 2025
Per la prima volta nella storia, nel mondo ci sono più bambini obesi che sottopeso Stando a un report dell'Unicef, oggi un bambini su 10 soffre di obesità, addirittura uno su 5 è in sovrappeso.
Su internet la T-shirt dell’assassino di Charlie Kirk sta andando a ruba, anche a prezzi altissimi Su eBay sono spuntati decine di annunci in cui la maglietta viene venduta a prezzi che arrivano anche a 500 dollari.
In Corea del Nord sono aumentate le condanne a morte per chi guarda film e serie TV straniere Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, il regime di Kim Jong-un ora usa anche l'AI per perseguire questo grave crimine.
L’episodio di South Park che prendeva in giro Charlie Kirk è stato “cancellato” La decisione è arrivata dopo le proteste dei conservatori statunitensi, che accusano lo show di aver contribuito al clima d’odio contro Kirk.
La bandiera di One Piece è diventata un simbolo di protesta in tutto il mondo Prima in Nepal e adesso anche in Francia: la bandiera del manga di Eichiiro Oda è diventato il vessillo di tutti coloro che si ribellano ai governi.
Il video dell’omicidio di una ragazza ucraina a Charlotte, North Carolina, è diventato un’arma di propaganda di tutta la destra mondiale A partire, ovviamente, dal movimento Maga nel Stati Uniti, da Donald Trump in persona, fino all'Italia, a Matteo Salvini.
Le proteste di Bloquons tout in Francia sarebbero partite tutte da un post in un gruppo Telegram Un post neanche tanto recente: è apparso su Telegram a maggio ma è diventato virale negli ultimi giorni, subito prima e subito dopo le dimissioni di Bayrou.
C’è un nuovo uomo più ricco del mondo che ha superato Elon Musk grazie all’AI Si chiama Larry Ellison e ha scavalcato l'allievo-rivale grazie alla crescita record della sua Oracle, dovuta agli investimenti nell'intelligenza artificiale.

Populismo e tecnocrazia contro la politica

Tecnici e nuovi portavoce del popolo hanno un nemico comune: la politica. E non è superandola col mito della società civile che li si sconfigge.

01 Giugno 2018

La tecnocrazia, il governo dei tecnici, e il populismo, il governo del popolo, hanno un nemico comune: la politica. Per i primi, è una costruzione barocca che impedisce di fare le cose che andrebbero fatte; per i secondi, è un coacervo di corruzione e potere che impedisce che sia fatta la volontà popolare. E così, finisce che gli uni e gli altri assumano un linguaggio simile, fatto di contratti laddove la politica prevede compromessi fra visioni diverse, fatto di portavoce e di professori invece che di parlamentari e di dirigenti, che per carità i partiti, che iattura.

Capita così che la retorica delle “cose da fare” che sono più importanti dei nomi, del “finalmente si parla di contenuti e non di partiti”, trovi un partner inaspettato in chi aspira a ridurre la cosa pubblica a una lista di regole cui attenersi per raggiungere gli obiettivi prefissati. Capita, in questa strana alleanza, che uno individui nell’altro il totem contro cui urlare (“Bruxelles! I mercati! Il debito è mio e me lo gestisco io!”, “i populisti! I No euro! Giù le mani dal patto di stabilità!”) e poi si ritrovi a braccetto nello stesso governo, accomunato dalla voglia di applicare, alla lettera, un contratto. Carta canta, altro che destra e sinistra, società aperta e società chiusa. Un governo notarile, fatto di documenti da passare e vidimare (e che vuoi che sia se quel documento è un foglio di via, il fattore umano è un intralcio quando c’è di mezzo il contratto), non a caso guidato da un avvocato. Un governo che di politico ha il sostegno in Parlamento, e questo ovviamente basta per farlo partire, ma non diciamolo troppo forte, che la politica oggi proprio non tira.

Del resto, il contratto, con gli italiani in quel caso, lo aveva già proposto Silvio Berlusconi, uno che si presentò come il nuovo contro i partiti, uno che, non dimentichiamocelo, voleva Tonino Di Pietro nel suo governo del cambiamento, prima che diventasse la sua nemesi e quindi il miglior amico dei suoi nemici (tutto si tiene). Quale fu la reazione a quel trionfo populista rivenduto come rivoluzione liberale? Ancora una volta, si decise che la politica non era la risposta, che gli italiani non ne volevano sapere, neanche quelli “per bene”. E quindi, via con la società civile, i girotondi, i Palasharp, gli appelli, i post-it: a populismo, populismo e mezzo. Oggi, l’errore che si rischia di commettere sul fronte che avversa politicamente il governo che nasce oggi, è proprio questo: tornare ai girotondi e all’allarme democratico, ripartire dalla superiorità antropologica (“i congiuntivi!”) e dal “superamento del Pd” (o dalla sua derenzizzazione, vasto programma) per un nuovo contenitore “largo”, che vada da … a … (ognuno metta i nomi che creda, a seconda dei gusti). Ah, l’Ulivo, che stagione. Ah, l’Unione.

C’è poi un altro aspetto che va a braccetto con quanto detto fin qui. L’ironia vuole infatti che chi oggi si è già ricollocato in prima fila per la sfilata del fronte popolare capace finalmente di superare i partiti, etc. per fare muro contro i nuovi barbari, sia proprio chi, col nuovo nemico populista, voleva farci un governo. Quindici giorni fa, non due anni. Forte, fra l’altro, di aver appoggiato già con forza il governo Monti, per dire la coerenza. Il suggerimento a chi si è prodigato per un nuovo centrosinistra che superasse il Pd e che si ritrovasse attorno al Movimento Cinque Stelle, che il nuovo bipolarismo ormai era quello fra loro e la Lega, è di prendersi una lunga vacanza. Che qui, fra senso di responsabilità e conseguenti governi tecnici, slanci giovanili e conseguenti agognate alleanze coi nuovi portavoce dei cittadini, qualcuno si è dimenticato di fare un po’ di manutenzione all’unico strumento che, storicamente, ha provato con fatica a tenere insieme ideali alti, pulsioni un po’ meno alte, aspirazioni, elemento umano, senso della realtà: la politica.

Tocca a chi ci crede ancora renderla una cosa funzionante e minimamente attraente, compito molto complicato in tempi di disintermediazione, democrazia diretta, talk show urlati, e giornali tendenza “dagli alla Casta”. Ma non ci sono altre soluzioni, ora che la strana alleanza fra populismo e tecnocrazia è venuta allo scoperto.

Foto Getty
Leggi anche ↓

L’attivista palestinese che ha lavorato a No Other Land è stato ucciso da un colono israeliano

Maestro e attivista, Odeh Muhammad Hadalin aveva aiutato i registi del documentario premio Oscar a girare il loro film a Masafer Yatta.

Sam Altman ha detto che a differenza dell’avvocato e del terapeuta, Chat GPT non ha l’obbligo del segreto professionale

Quello che le diciamo non si può cancellare e potrebbe essere usato in tribunale.

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero