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19:55 mercoledì 16 luglio 2025
È uscito il primo trailer di After the Hunt, il prossimo film di Luca Guadagnino Protagonisti Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo Edebiri. Esce il 16 ottobre, data per la quale Guadagnino ovviamente avrà girato almeno altri due film.
Il cagnolino Krypto di Superman è talmente adorabile che ha fatto aumentare del 500 per cento le richieste di adozioni di cani negli Usa Un altro successo del film diretto da James Gunn.
Il Presidente francese Bayrou ha detto che per risanare il debito pubblico i francesi dovranno lavorare anche a Pasquetta E anche l'8 maggio, giorno in cui si festeggia la fine della Seconda guerra mondiale. Tutto per aumentare la produttività e sistemare i conti.
Nemmeno Martin Scorsese riusciva a credere di essere stato candidato all’Emmy come attore Per l'interpretazione di se stesso nella serie The Studio si è guadagnato la prima nomination a un premio da attore della sua vita, a 82 anni.
Il figlio di Liam Gallagher si sta facendo bello ai concerti degli Oasis indossando le giacche del padre Gene Gallagher è stato pizzicato a indossare una giacca Burberry di papà al concerto di Manchester: l’ha definita un «cimelio di famiglia».
In una piccola città spagnola, una notizia che non si sa se vera o falsa ha portato a una caccia all’immigrato lunga tre giorni Tutto è partito da una denuncia che ancora non è stata confermata, poi sono venute le fake news e i partiti di estrema destra, infine le violenze in strada e gli arresti.
Una ricerca ha scoperto che quando sono stressate le piante ne “parlano” con gli animali Soprattutto con gli insetti, attraverso dei suoni specifici. Gli insetti però non sono gentilissimi: se una pianta sta male, loro la evitano.
Hbo ha pubblicato la prima foto dal set della serie di Harry Potter e ovviamente ritrae il nuovo Harry Potter L'attore Dominic McLaughlin per la prima volta volta in costume, con occhiali e cicatrice, sul set londinese della serie.

La Nuova Zelanda è il posto dove andare nel caso in cui la società dovesse collassare

29 Luglio 2021

Su Twitter e Instagram sta girando il titolo di un articolo di Vice che recita: “Nel 1972 è stato previsto il collasso della società nel 2040. Secondo nuovi dati, siamo sulla buona strada”. Senza entrare troppo nei particolari, uno studio di cinquant’anni fa condotto dal Mit e dal titolo The Limits of Growth (I limiti della crescita) ha rilevato che la civiltà industriale è a rischio e a confermarlo oggi ci sarebbero alcuni dati raccolti in base alla nostra risposta alla pandemia. Le cause del collasso potrebbero essere una crisi finanziaria irrecuperabile, oppure climatica, la distruzione della natura, o magari tutte insieme, dicono gli scienziati. Cosa fare in quel caso? O meglio, dove andare? Le risposte vengono da alcuni studi che hanno classificato i migliori posti dove vivere una volta che la società globale collasserà.

Resilienza”, parola dell’anno 2018, è la qualità che hanno cercato gli scienziati nei luoghi studiati, che dicono essere fondamentale per la sopravvivenza e che ciononostante viene sottovalutata dalla società che valorizza invece l’efficienza economica di un luogo. Così i Paesi sono stati classificati in base al loro grado di resilienza, cioè «in base alla loro capacità di farci coltivare cibo, proteggere i confini da un’eventuale immigrazione di massa, mantenere una rete elettrica ed abilità manifatturiere», e le località favorite sono state le isole con un clima più temperato e possibilmente con una bassa densità di popolazione.

La prima è la Nuova Zelanda, per via della sua inesauribile fonte di energia geotermale e idroelettrica. Luogo in cui, scrive il Guardian, alcuni milionari si sono già comprati degli appezzamenti per costruirci bunker in caso di scenari apocalittici. Già la cantante neozelandese Lorde ci aveva invitati ad andare nel video della sua ultima canzone “Solar Power“: diceva qualcosa come «vieni qua che inizia la tua felicità». In classifica ci sono poi l’Islanda, la Tasmania e, a grande sorpresa, anche il Regno Unito. In merito alla sua nomina un professore all’università dell’Anglia ha qualcosa da dire, continua il Guardian, cioè che è vero che il Paese produce solo il 50 per cento del proprio cibo e non è veloce a sviluppare tecnologie rinnovabili, ma ha grande potenziale nell’affrontare crisi esterne. Dice che probabilmente nel calcolo avrà impattato la Brexit, facendogli accumulare molti punti nella categoria «proteggere i confini dall’immigrazione».

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