Attualità | Rassegna

Di cosa si è parlato questa settimana

La condanna di Chauvin, l'horror di Grillo, i guai del biografo di Roth e le altre notizie degli ultimi giorni.

di Studio

George Floyd e sua figlia Gianna

Processo Floyd – Il verdetto
Colpevole. Tre volte colpevole. È questa la sentenza verso il poliziotto Derek Chauvin che lo scorso anno ha ucciso George Floyd a Minneapolis. La giuria ha deciso dopo solo dieci ore di discussione e senza chiedere chiarimenti alla Corte (ora è il turno del giudice Peter Cahill, che dovrà fissare l’entità delle pene entro sei-otto settimane). A fare la differenza sarebbe stato il video che conosciamo tutti, girato da Darnella Frazier, 17 anni, postato su Facebook e diventato immediatamente virale. Durante la sua testimonianza la ragazza ha pianto diverse volte.

Climate Change – Ti prometto l’ambiente
Joe Biden ha dato il via al Leaders Summit on Climate, al quale partecipano quaranta capi di stato del mondo. È il primo incontro (virtuale) tra il presidente americano e quello cinese Xi Jinping, dopo il disastro diplomatico tra i rappresentanti Blinken e Yang in Alaska lo scorso marzo. Biden ha promesso una riduzione del 50-52 per cento delle proprie emissioni di gas serra entro il 2030, raddoppiando l’impegno che a suo tempo si prese Obama, mentre Draghi è intervenuto per dire che insieme ce la faremo. Ce la faremo?

Politica – Tutto quello che non avreste voluto ancora vedere di Grillo lo avete visto
Inizio settimana trucido grazie a Beppe Grillo che difende il figlio Ciro accusato di stupro con un’orazione video in stile “se l’è andata a cercare” (la ragazza). Il 99,5 per cento dei commenti evidenziano l’orrore della sue parole oltre che il familismo amorale, il restante 0,5, tipo Giuseppe Conte o Enrico Mentana, pur criticando le parole del comico Cinquestelle, lo capiscono “in quanto padre”. Sul piano politico, sembra la fine definitiva della parabola del comico. Grazie a dio.

Coronavirus – Fuochino, fuocherello
Come ha detto qualcuno, si può anche non essere leghisti e trovare l’insistenza del governo (e della cosiddetta “ala rigorista”) sul continuare con il coprifuoco dalle 22, che invece appunto Salvini voleva prolungare almeno fino alle 23, una scelta con motivazioni non completamente razionali. Così come durante le feste di Pasqua ci si poteva incontrare al chiuso ma non all’aperto, che senso ha aprire i ristoranti (in zona gialla) e stabilire che possono funzionare non oltre le 22? Posso contagiarmi alle 23 ma non alle 19? Basta farsi poi un giro in strada per vedere che ormai si procede in ordine sparso.

Netflix – Fregare l’algoritmo non ci basta
Forse è successo così: stanchi di ciondolare tra un titolo e l’altro ispezionando l’intero catalogo Netflix alla ricerca di quello che potesse fare al caso nostro, ce ne siamo lamentati sui social e con gli amici, e adesso anche quelli che pensavano di iscriversi alla piattaforma hanno desistito. Come è stato rivelato agli investitori, dopo il boom legato al lockdown la crescita degli abbonati è rallentata in modo sostanziale, obbligando la grande signora dello streaming a correre ai ripari con un piano da oltre 17 milioni di dollari da spendere in contenuti per la seconda metà del 2021. Basterà?

Libri – La storia del biografo di Roth sembra un romanzo di Philip Roth
Tutto si può dire di Philip Roth: The Biography, eccetto che sia un libro che lascia indifferenti (ne parlavamo qua). Dopo l’uscita delle prime recensioni, la gente è furiosa con Roth perché ha scoperto che era «un infuriato maniaco di sesso», scrive il Times; altra gente è furiosa con l’autore della biografia, Blake Bailey, perché è stato comprensivo con Roth; ora, invece, la gente è furiosa con Bailey e basta. È stato accusato di molestie sessuali da parte di due ex-studentesse, e di stupro da un’altra. La casa editrice Norton ha fermato la promozione del libro e la distribuzione delle prime copie nelle librerie. E no, non è un romanzo di Philip Roth.

Editoria – Tutti indie
Sono quasi tutti pubblicati da case editrici indipendenti i sei libri finalisti all’International Booker Prize, il premio che ogni anno riconosce la migliore opera di narrativa tradotta in lingua inglese. I libri candidati quest’anno sono per due terzi di autori esordienti nel mercato anglofono, e sono stati premiati per la loro capacità di «superare i limiti del genere». Nella shortlist c’è anche Quando abbiamo smesso di capire il mondo di Benjamín Labatout, che in un’intervista ci aveva parlato dei confini tra fatti e finzione. Non è un caso, in effetti, che quasi tutti i romanzi finalisti siano una commistione tra fiction, «autofiction e saggistica», dice l’istituzione. Come se fosse un genere letterario nuovo.

Arte – Dopo la banana
Sono passati oltre 10 anni dall’ultima mostra a Milano (città che ancora conserva la sua impronta: il dito medio in piazza Affari) e dall’annuncio della decisione di ritirarsi (già smentita da tempo): Maurizio Cattelan si prepara alla celebrazione della sua carriera con una grande personale negli spazi di Pirelli HangarBicocca. La mostra durerà dal 15 luglio 2021 al 20 febbraio 2022 e si chiamerà Breath Ghosts Blind. Se ancora pensate che Cattelan sia “quello della banana con lo scotch, il cesso d’oro e i bambini impiccati”, vi conviene fare un salto.

Moda – K-fashion
Alla fine Virgil Abloh ce l’ha fatta. Si è accaparrato i testimonial più ricercati del momento, il super gruppo sudcoreano BTS, da ieri ufficialmente “ambassador” di Louis Vuitton. Niente di speciale? Non proprio, considerando come il gruppo si fosse sempre tenuto alla larga da questo tipo di accordi commerciali, fatta eccezione per Fila e Samsung, e fosse conosciuto per la libertà (studiatissima) con cui i suoi componenti mescolavano i marchi del lusso. Ora sono brandizzati anche loro, o forse è Louis Vuitton a essere brandizzato BTS.