Hype ↓
14:13 venerdì 21 novembre 2025
Da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco, le donazioni per Gaza si sono quasi azzerate Diverse organizzazioni umanitarie, sia molto piccole che le più grandi, riportano cali del 30 per cento, anche del 50, in alcuni casi interruzioni totali.
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.

Netflix sta andando peggio del previsto

20 Aprile 2022

Dopo dieci anni di ininterrotta crescita del numero degli abbonati, per la prima volta Netflix ha registrato una perdita di iscritti. Alla fine del primo trimestre del 2022, infatti, 200mila persone hanno deciso di non rinnovare il loro abbonamento alla piattaforma streaming (forse siamo davvero all’inizio della “grande disiscrizione” di cui abbiamo parlato settimane fa su Rivista Studio), causando una perdita di valore del titolo azionario dell’azienda pari al 20 per cento. Il mercato si aspettava cifre molto diverse: a Wall Street si prevedeva un aumento di 2.5 milioni di abbonati. Adesso, Netflix ha dovuto rivedere al ribasso tutte le sue previsioni e ha annunciato di aspettarsi di perdere ben due milioni di abbonati alla fine del trimestre appena cominciato.

Netflix ha fornito diverse ragioni per spiegare questi numeri. Innanzitutto, l’azienda ha raggiunto ormai delle dimensioni tali che è difficile continuare a immaginare una crescita continua come quella vissuta in questi anni. Senza considerare che, all’inizio del decennio di crescita ininterrotta di cui si è detto, la competizione non era nemmeno lontanamente numerosa e agguerrita come adesso: le guerre dello streaming, insomma, prima o poi dovevano fare delle vittime. E poi c’è la più generale crisi dell’economia globale dovuta alla pandemia, aggravata dalla guerra in Ucraina (soltanto la decisione di chiudere il servizio in Russia è costata circa 700mila abbonati).

E poi, una questione di cui si è molto discusso in queste settimane, anche in Italia: i problemi portati dall’abitudine di condividere le credenziali di accesso allo stesso account Netflix tra più persone. Se è vero, come dice l’azienda, che 222 milioni di famiglie possiedono un abbonamento alla piattaforma, ce ne sono almeno altre 100 che accedono ai contenuti Netflix grazie al cosiddetto “password sharing”. Un problema che l’azienda ha già fatto capire di voler risolvere a breve: in Cile, Costa Rica e Perù si sta già testando un aggiornamento della piattaforma che prevede che per ogni nuovo account che accede al servizio usando le stesse credenziali, l’intestatario dell’abbonamento debba pagare una quota aggiuntiva. Al momento, però, non è chiaro se e quando questo aggiornamento verrà introdotto in altri Paesi.

In tutti questi anni, inoltre, ci siamo abituati a guardare serie tv e film su Netflix (e sulle altre grandi piattaforme) senza l’interruzione della pubblicità. Anche questo, a quanto pare, per Netflix sta diventando un problema. Il calo degli abbonati porta inevitabilmente a un calo del fatturato, soldi in meno che da qualche parte, in qualche modo, devono rientrare. È per questo che nelle ultime settimane si sta discutendo della possibilità di inserire spot pubblicitari sulla piattaforma. Per il momento, l’opzione sarebbe solo per quegli abbonati che sottoscrivono il piano più economico. Della possibilità di inserire spot pubblicitari ha parlato anche il Ceo di Netflix, Reed Hastings: «Sono sempre stato contrario alle complessità del modello pubblicitario e ho sempre preferito la semplicità dell’abbonamento. Preferisco ancora di più, però, concedere al consumatore il massimo della libertà. In questo caso, ciò significa concedere a chi vorrebbe abbonarsi a Netflix a un prezzo più basso la possibilità di farlo, a patto di accettare la pubblicità. Mi sembra una cosa sensata».

In questo momento, l’unica buona notizia per Netflix viene dal mercato asiatico. Se non fosse stato per la crescita degli abbonamenti nella zona geografica Asia-Pacific (1.1 milioni in più), le perdite del primo trimestre del 2022, infatti, sarebbero state molto più pesanti: 650mila abbonati in meno tra Stati Uniti e Canada, 350mila in America Latina, 300mila tra Europa, Medio Oriente e Africa. In una lettera inviata agli azionisti, Netflix ha confermato che in mercati come Giappone, India, Filippine, Thailandia e Taiwan la crescita dell’azienda continua.

Secondo gli analisti, il merito sarebbe in gran parte da attribuire a Squid Game, il più grande successo mai prodotto dalla piattaforma, uno show il cui valore in prospettiva è stato precedentemente stimato dalla stessa Netflix attorno ai 900 milioni di dollari. Il successo di Squid Game ha convinto l’azienda a investire molto su quel mercato. Ovviamente a cominciare da quello sudcoreano, dove nel 2021 si prevedevano nuovi contenuti per 500 milioni di dollari. E poi c’è il Giappone e, in particolare, gli anime: stando a quanto dichiarato da Kohei Obara all’Hollywood Reporter, più di metà degli abbonati a Netflix guardano gli anime. Cifre che fanno capire perché, se questo principio di crisi dovesse confermarsi, la piattaforma taglierà gli investimenti in contenuti originali in tutto il mondo, tranne che in Asia.

Articoli Suggeriti
Social Media Manager

Leggi anche ↓
Social Media Manager

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.