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L’unico modo per non farsi rubare il cellulare a Londra è tenerlo in tasca il più possibile Per i ladri, il bersaglio perfetto resta il pedone distratto che cammina sul marciapiede con lo sguardo fisso sullo schermo.
È morto Drew Struzan, l’illustratore che ha disegnato le locandine di moltissimi successi di Hollywood Star Wars, Indiana Jones, Ritorno al futuro, E.T, Blade Runner, I Goonies, La cosa: la locandina che vi viene in mente pensando a questi film l'ha disegnata lui.
I lettori di Jia Tolentino non hanno preso bene la sua collaborazione con Airbnb Sia gli ammiratori che i detrattori sono rimasti molto delusi dalla sua decisione di lavorare con un'azienda come Airbnb.
De Niro e Al Pacino sono i protagonisti della nuova campagna Moncler Si chiama Warmer Together e vuole celebrare «le emozioni e il calore dello stare insieme».
È morto D’Angelo, l’artista che ha prima rivoluzionato e poi abbandonato la musica soul Aveva 51 anni ed era malato di cancro. Lascia in eredità tre album diventati culto e una storia personale caratterizzata dal difficile rapporto col successo.
Dei 10 film più visti al cinema in Italia nell’ultima settimana, metà sono vecchi titoli tornati in sala Nell'ottobre del 2025, tra i film più visti in Italia ce n'è uno del 1971, uno del 1997, uno del 2001 e uno del 2009.
Nel suo primo viaggio diplomatico all’estero, il ministro degli Esteri afghano ha dovuto affrontare un grosso problema: le giornaliste Ospite in India, Amir Khan Muttaqi ha cercato in tutti i modi di evitare di rispondere alle domande delle giornaliste, escludendole anche dalle conferenze stampa.
Temu ha raddoppiato i guadagni in Europa nonostante una forza lavoro composta da otto dipendenti soltanto Otto persone per gestire gli ordini, il servizio clienti, il sito, oltre alla parte burocratica, amministrativa e fiscale.

Nazismo, nobiltà e letteratura

"L'amore in un clima freddo" (Adelphi) e la strana storia della sua autrice e delle sue sorelle

29 Giugno 2012

Com’è l’amore in un clima freddo? Non molto diverso da quello equatoriale, a dire la verità, con il suo vortice inestricabile di gelosie, tradimenti, matrimoni. Non nelle corti della nobiltà inglese del primo novecento, le corti che Nancy Mitford, figlia del barone Redesdale, conosceva bene – e altrettanto bene descrisse. Il romanzo (L’amore in un clima freddo, Adelphi, 18 €) uscì nel 1949, e venne scritto da Nancy – il cui nome cambiò in Mrs Peter Rodd dopo le nozze, datate 1933 – durante il suo lungo soggiorno parigino, soltanto formalmente al seguito del marito, ex colonnello delle Welsh Guards, Peter Murray Rennell Rodd, con cui si separò ufficiosamente dopo soltanto sei anni di matrimonio. È stato pubblicato da Adelphi pochi giorni fa, con traduzione di Silvia Pareschi (Le correzioni; Libertà).

La storia, narrata dalla voce della debuttante Fanny, è quella della coetanea (diciannovenne) Polly (come lei alle prese con l’ingresso nella già decadente high society britannica) e della famiglia Montdore, con la ricca, elegante, lasciva e adultera cornice di amici, ospiti, zii, amanti, nemici a girarvi intorno. Tornati da cinque anni in India in cui il Lord conte aveva servito da Viceré, si apprestano a presentare la bella e virginale Polly ai salotti di Sua Maestà (mentre in India la giovane aveva già debuttato, pur con poco successo). Lady Montdore è volubile, capricciosa, a volte abietta, certo ossessionata dal rango e da ciò che chiama, senza maggiori specificità, “tutto questo”: la posizione sociale, le proprietà immobiliari, i terreni, le miniere, l’argenteria, i preziosi («Ricordati che l’amore non può durare; non dura mai, mentre tutto questo dura per sempre. Un giorno, non scordarlo, invecchierai, e pensa cosa dev’essere per una signora di mezza età non possedere un paio di orecchini di brillanti» confesserà a Fanny. «Una donna della mia età ha bisogno di brillanti per illuminare il viso»)

Altro tormentato tarlo della madre è il matrimonio di Polly, per la quale organizza almeno due balli la settimana, pianifica incontri, cene, visite a ville e salotti accuratamente selezionati, ma senza coglierne l’atteso frutto; Leopoldina è indifferente ai coetanei, e finirà per sposare, causando grande scandalo, l’anziano Boy Dougdale, appena rimasto vedovo, vecchio amante di Lady Montdore stessa, celebre bisessuale e libertino. È questa la leva che, una volta azionata, innesca le micce dei fuochi d’artificio fatti di altri e più gravi scandali, che Nancy Mitford gestisce con ciò che gli inglesi chiamano “wit”, inscenando la commedia dell’aristocrazia con l’affascinante frivolezza di questo romanzo di atipica formazione.

Nancy Mitford era la maggiore di sei sorelle (oltre a lei, Pamela, Diana, Unity, Jessica, e Deborah, l’ultima ancora in vita) circondate, in Inghilterra e non solo, da un alone di imperituro fascino nonostante le vite controverse in cui si immersero. Eccezion fatta per Pamela e Deborah, che si adagiarono senza eccessi in una vita di relativa e agiata tranquillità, Diana, Unity, Jessica e in parte Nancy hanno biografie eccezionali per eccentricità, passi falsi, cadute e risalite, così singolari da rassomigliare più un romanzo che la realtà – a volte non particolarmente piacevole.

Cresciute nel Gloucestershire, i genitori aderirono quasi subito agli ideali fascisti – scelta piuttosto fashionable in una certa società, come testimonia il best-seller di Kazuo Ishiguro Quel che resta del giorno – pur concedendo alle figlie un’educazione del tutto fuori dagli schemi (avevano libertà di scelta su tutto: Unity si nutrì di sole patate per due interi anni). Diana e Unity vissero destini strettamente legati fin dalla tenera età del debutto: rispettivamente a 19 e 23 anni, nel 1933, parteciparono al primo Raduno di Norimberga, durante cui rimasero profondamente colpite dalla figura di Hitler (scherzosamente chiamato da Unity “Wolf”). La maggiore fece ritorno in Germania l’anno successivo, e nel 1935 ebbe finalmente l’onore di incontrare il Fuhrer, che la invitò a cena e con cui intraprese una relazione di stretta amicizia – ma non solo, dicono alcuni: pare che Eva Braun fosse non a torto gelosa della giovane inglese, e c’è una leggenda che riguarda un figlio illegittimo avuto dalla coppia. Hitler rimase, si dice, estremamente colpito dal secondo nome di Unity, Valkyrie, credendo che fosse in qualche modo il segno di un ineludibile destino. Altra coincidenza, Unity venne concepita in Canada, nella cittadina di Swastika, Ontario, dove i Mitford possedevano una miniera. Allo scoppio della guerra tentò il suicidio con una pistola – il manico di madreperla – regalatale da Hitler. Sopravvisse al colpo, ma non si riprese mai e morì nove anni dopo, nel 1948.

Diana fu a sua volta una fervente fascista, spesso descritta come la più bella donna della sua epoca. Nel 1929 il suo matrimonio con l’erede della dinastia birraria Bryan Guinness fu l’evento societario dell’anno. Ma l’unione durò poco, a dispetto dei due figli che generò. Nel 1932 Diana Mitford era ancora al centro delle narrazioni inglesi, ma questa volta in versione antipodica: il più grande scandalo di quell’epoca fu la sua frequentazione di Oswald Mosley, uomo sposato e gran libertino, prossimo fondatore della British Union of Fascists (le “camicie brune”, colore – dicono – voluto da Diana perché “stava così bene a Oswald”). Si sposò con Mosley solo nel 1936, nell’appartamento di Goebbels alla presenza del solo Adolf Hitler. Nel 1940 fece ritorno in Inghilterra, dove fu incarcerata con il marito dopo una soffiata della sorella, Nancy, con la quale tuttavia mantenne un buon rapporto. Morì nel 2003 a Parigi, dopo aver dato alla luce altri due figli, Alexander e Max, ex presidente della Federazione Automobilistica Internazionale.

Nancy, autrice di altri libri oltre a L’amore in un clima freddo, rimase piuttosto indifferente alla politica, concentrando la sua carriera sulla letteratura e l’alta società. Scriverà un altro best seller, The pursuit of love, e il pamphlet Noblesse oblige. Jessica, detta Decca, sposò (sempre causando grande scandalo) un nipote di Winston Churchill, Esmond Romilly, noto antifascista. Diseredata dalla famiglia, visse con il marito nell’East End londinese prima di trasferirsi negli Stati Uniti, dove si risposò con Robert Treuhaft nel 1943 (Romilly morì nel ’41). Non mantenne mai rapporti con le due sorelle Diana e Unity, a causa delle loro vedute politiche.

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