Attualità
Moige
Il Male è sempre in agguato, e vuole te. Viaggio nelle crociate contro la pedofilia online
La scenografia è minima. C’è un bar sotto i portici, ci sono io che faccio le parole crociate, c’è la barista che pensa al suo cane. La radio locale trasmette musica, poi un breve notiziario. Parte la pubblicità. Sono le quattro di pomeriggio.
Azione.
Col tono pacato di chi, prima di annunciare i morti del giorno, vuol sapere se qualcuno ha da accendere, Milly Carlucci mi racconta che in Italia «il 40% dei minori è stato adescato da sconosciuti in Internet; e oltre 200.000 hanno accettato proposte oscene per una ricarica telefonica». Per porre fine a questa mattanza, il Moige sollecita le mie donazioni. Basta un SMS. Due euro.
Non è uno spot isolato. Su questa radio piacentina, identica per contenuto e forma a molte altre sul territorio nazionale, lo spot passa a intervalli regolari, ogni giorno. Si crea un anello: Shakira, sgominata gang di spacciatori in Val Trebbia, Shakira, la pedofilia online, e dopo questa bellissima canzone ascolteremo il 40% dei minori. Dopo un po’ non ci bado più, però continuo a pensarci. Cifre simili non possono essere state concepite a tavolino, né sparate a caso durante una riunione. Quelli del Moige devono avere in mano dei dati. Magari parziali, ma reali. Un campione che giustifichi e motivi questa crociata pro-bambini. Qualcosa.
E allora, ragazzi e ragazze, oggi andiamo a conoscere il Moige. Movimento Italiano Genitori.
Cercando “Moige” su Google uno tra i primi risultati è Genitori.it, un portale sempre gestito dal movimento e in maniera dichiarata, ma che ne rappresenta, se vogliamo, lo spin-off dedicato alla normalità. Si parla di salute, alimentazione, giochi; si danno suggerimenti per le vacanze, consigli pediatrici generali, ed è tutto molto – pulito. Sereno. Una bolla dove ogni conflitto si può risolvere entro i 22 minuti canonici, la figlia che vuole rincasare a mezzanotte come il figlio che ha preso la macchina senza permesso, e ha tamponato. (Che guaio!) Moige.it invece è il posto dove andare se volete sapere come se la passa il movimento, quali oggetti hanno attirato la sua attenzione. L’ultimo, uno spot Vodafone, che “non solo suggerisce di sfruttare il tempo libero per toccare liberamente tutto ciò che piace, ma invita anche ad un uso smodato del telefono cellulare”. Ma in primo piano, ora, spicca l’iniziativa Ogni genitore dovrebbe sapere che… (Vittime di un click), con tanto di approvazione ministeriale. Milly Carlucci è un’amica di lunga data: sostiene l’operato dell’organizzazione, da madre e da personalità pubblica, è stata portavoce di diverse campagne. Lo spot contro la pedofilia è solo l’ultima. E il Moige caldamente ricambia, se ha premiato Ballando con le stelle come miglior programma del 2012. Niente da dire, qui. Carlucci è un’adulta, ha il diritto di scegliere a cosa prestare volto. Specie se in mezzo ci sono i minori.
Al di là del qui e ora, un cavallo di battaglia del Moige sono le proteste formali contro il superfluo. Arriva a fare notizia, in una certa misura, quando i suoi bersagli sono cose piccole e immediate, note a molti se non a tutti. Da cui le vecchie crociate “contro” i cartoni animati, giapponesi e poi americani, i film e le serie TV considerati inadatti ai minori. (Il Moige parla quasi sempre di “minori”, a volte di “figli”. Molto meno spesso di “ragazzi” o “bambini”.) Gli allarmi non suonano solo in quella che è stata definita “fascia protetta”, l’ex regno a colori primari di Bim Bum Bam, dove oggi imperano le telepromozioni, per la stessa, implacabile logica che detta il mattino essere un lungo spot di società di micro-prestiti. (Pré-sti-tò, e il contante ce l’ho –> il cadavere di Uan che giace in una fossa solitaria.) Anche una fiction italiana per adulti, se contiene una scena di stupro, può incorrere nella disapprovazione del Moige. Anche se va in onda alle dieci di sera. Lo prova la guerra ventennale contro Carlo Freccero, responsabile di aver corrotto alcune generazioni a colpi di programmazione scellerata; l’ultimo atto è stato Fisica o Chimica, un telefilm spagnolo che andava su Rai 4, inviso al Moige per “un’idea della libertà superficiale e volubile” con cui mostrava la sessualità – etero e gay – degli studenti liceali. (Freccero ha risposto sostituendo Fisica o Chimica con The Wire, per la gioia di mia nipote Matilde, anni sette.)
Fin qui, nessuna sorpresa. I guardiani della moralità ci sono sempre, da sempre. Esistono associazioni simili in tutta Europa, spesso religiose, a volte laiche. Il Moige in particolare non si presenta come un gruppo di genitori cattolici – quelli si chiamano AGE – ma come un semplice movimento di genitori italiani. Come poi possa un “movimento” che tempo fa contava 30.000 iscritti alla mailing list brandire una tale influenza sui media, presunta o concreta, io non lo so. Ma buona parte delle sue iniziative filano via in semi-silenzio, quando non incontrano la derisione, le battutine da forum su «gente che dovrebbe scopare di più», eccetera. Quando ha protestato per uno spot di patatine che aveva protagonista Rocco Siffredi, l’unica forte reazione degli esterni era improntata al buon senso: se un bambino sa chi è Siffredi, il problema non è Siffredi.
Adesso, però, qualcosa è cambiato, altrimenti Moige.it sarebbe soltanto un Christwire che si prende sul serio. C’è un allarme grosso e indiscutibile. Non curarsi della pedofilia online è come dire che ami il genocidio; basta qualche immagine sparsa per costruirci sopra un’estetica. E’ la battaglia del presente. Peggio dei romance scam, peggio di Tumblr e l’anoressia. Questa non è la loro prima campagna – avevano già diffuso questo video – ma sulla faccenda, adesso, stanno investendo ben altra potenza di fuoco. La radio, la Carlucci, i manifesti, il numero verde per raccogliere fondi. Ci si sono buttati come se il mondo fosse una puntata di To Catch a Predator, e loro fossero l’unico ostacolo a frapporsi tra Il Male e I Minori. (Chiama ora! Solo un SMS! Due euro!)
E ora, i dati su cui si basa tutto questo.
Ci sono i dati? Certo che ci sono. Stanno in bella vista sul sito. Eccoli qua: è un’indagine condotta nel mese di aprile 2012, dall’istituto di sondaggi SWG, su “un campione di 600 ragazzi utilizzatori di Internet, di età compresa tra i 16 e i 21 anni, di entrambi i sessi e di tutte le regioni italiane”.
Stando a questa indagine, mentre Matilde annuncia urlando che da grande sposerà Stringer Bell, noi dobbiamo considerare pedofilia online:
– una chat tra un sedicenne e un ventenne;
– un tizio che ha detto «sei figa» a una diciottenne su Facebook;
– una ventunenne che ha ricevuto “proposte oscene” da un adulto.
Lasciate stare per un attimo il fatto che la ricerca sia ridicola, e che di minori lì dentro ce ne sono meno del 20%. Pensate a come viene usato questo dato, a cosa serve. In quale idea del mondo può trovare posto.
Genitori.it sta a Moige.it come Svegliatevi! sta alla Torre di Guardia. Con la differenza che tra te e un Testimone di Geova c’è un abisso in termini di fede, ma la loro iconografia, oh, la loro iconografia è sempre esplicita e coerente, nel mettere in scena l’Apocalisse come una cosa che prima o poi ci becca tutti, e nell’attesa che arrivi -perché arriva – si può solo cercare di non far arrabbiare Geova ancora di più. (Inoltre: se gli dici «no, grazie», il Testimone saluta e se ne va. E nessuno ti chiede dei soldi.) Mentre la comunicazione del Moige, quella picchia duro su due livelli distinti. Promette di renderti un genitore migliore, più moderno, più arancione, con i suoi articoli sui mom coach e le diverse opinioni sull’allattamento, e le merende da portare in pineta durante l’estate. Ma intanto ti ricorda che Il Male è sempre in agguato, che vuole te. E che può essere tenuto lontano dalla tua casa – se obbedisci a queste semplici regole, se metti il Safe Search ai tuoi minori, se ti ricordi di chiudere a chiave. Se sbarri la porta. In questo, la sua è un’estetica da setta. Una visione fondamentalista, molto al di là dell’appartenenza cattolica, perché mette sullo stesso piano ogni singola cosa, e a tutte assegna uguale importanza negli occhi di Dio. Una cultura della paura per cui è ovvio che lo stupro e dieci secondi di Dragon Ball sono traumi di uguale intensità e durata, crepe altrettanto profonde in un uovo da proteggere a vita.