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10:14 venerdì 21 novembre 2025
Lorenzo Bertelli, il figlio di Miuccia Prada, sarà il nuovo presidente di Versace Lo ha rivelato nell'ultimo episodio del podcast di Bloomberg, Quello che i soldi non dicono.
Il più importante premio letterario della Nuova Zelanda ha squalificato due partecipanti perché le copertine dei loro libri erano fatte con l’AI L'organizzatore ha detto che la decisione era necessario perché è importante contrastare l'uso dell'AI nell'industria creativa.
Per evitare altre rapine, verrà costruita una stazione di polizia direttamente dentro il Louvre E non solo: nei prossimi mesi arriveranno più fondi, più telecamere, più monitor, più barriere e più addetti alla sicurezza.
L’unico a volere il water d’oro di Cattelan andato all’asta è stato un parco di divertimenti Lo ha comprato per dodici milioni di dollari: è stata l'unica offerta per un'opera che ne vale dieci solo di materiale.
Angoulême, uno dei più prestigiosi festival di fumetti al mondo, quest’anno potrebbe saltare a causa di scandali, boicottaggi e tagli ai finanziamenti L'organizzazione è accusata di aver provato a insabbiare un'indagine su uno stupro e centinaia di artisti hanno deciso di non partecipare in protesta. L'edizione 2026 è a rischio.
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.

Michiko Kakutani, la più feroce critica letteraria americana, si è dimessa dal New York Times

28 Luglio 2017

Vanity Fair la definisce «la donna più temuta dell’editoria», e a ragione: Michiko Kakutani, sessantadue anni – di cui quasi quaranta passati al New York Times, che fino ad oggi l’ha avuta come responsabile delle recensioni letterarie – ha avuto un potere e un ascendente senza paragoni nel mondo letterario in lingua inglese, tanto che il suo addio al grande quotidiano americano, scrive sempre Vanity Fair, «cambierà istantaneamente il mondo dell’editoria». Kakutani ha contribuito  all’affermazione di astri della letteratura come David Foster Wallace, Ian McEwan, Martin Amis, Jonathan Franzen e George Saunders.

Michiko Kakutani ha ammantato per anni il suo potere di un temperamento imprevedibile, capace di sorprendere e di renderla, appunto, una figura oggetto di timori ossequiosi. Poco mondana, la donna ha firmato anche diversi interventi più politici che letterari, su temi come la guerra in Iraq o, più recentemente, l’ascesa di Donald Trump, che sostiene VF, è il vero motivo per cui avrebbe asciato il suo prestigioso incarico: per scrivere saggi sulla situazione politica americana. Il Times non ha ancora indicato un nuovo chief book critic.

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La Kakutani era soprattutto le sue stroncature: The Cut ne ha messe insieme un po’, partendo da quella che ha affibbiato a The Spooky ArtSome Thoughts on Writing, libro di Norman Mailer sulla scrittura che lei ha commentato così: «Leggere questo libro è come dover fare un lungo viaggio in autobus su una strada dissestata, seduti a fianco di un loquace aneddotista che non fa mai un pisolino e non si ferma mai per respirare, e che non sembra avere alcun censore nella sua testa». Una sorte simile è toccata a Franzen nel 2006; a Kakutani non era affatto piaciuto il suo memoir Zona disagio: «Nelle sue nuove memorie, il sig. Franzen volge il suo sguardo spietato su se stesso e riesce a darci un odioso ritratto dell’artista da somaro: petulante, pomposo, ossessivo, egoista e incredibilmente egocentrico». E sull’Animale morente, romanzo di Philip Roth del 2001: «I suoi personaggi sono collezioni di tratti generici, i loro destini maldestramente inscenati dall’autore per evidenziare assunti filosofici che ha proposto molte altre volte in passato».

Immagini via Slate e Vanity Fair
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