Cultura | Tv
Margaret Qualley è la nuova attrice di cui innamorarsi
Dopo gli inizi come modella, in tv con Leftovers e al cinema con Tarantino, nella miniserie di Netflix, Maid, ha dato finalmente prova di quanto sia brava.
Da Maid, su Netflix dal primo ottobre
La prima cosa che si pensa guardando Margaret Qualley è quanto sia incredibilmente bella, e questa è esattamente anche l’ultima cosa su cui ci si sofferma osservandola in Maid, la nuova miniserie Netflix ispirata all’omonimo memoir di Stephanie Land sulla storia di Alex, una ragazza che fugge insieme alla figlia di due anni e mezzo dagli abusi emotivi del proprio compagno, reinventandosi come donna delle pulizie. Nonostante ogni recensione che si trova dal giorno del debutto, il 1 ottobre, esponga piccoli difetti di una serie che è stata comunque accolta in modo esaltante – a ragione, considerando che rivela e critica la burocrazia che circonda ogni sforzo per accedere all’aiuto (già minimo) che si suppone venga offerto alle donne in difficoltà, senza quel pietismo che spesso si usa per raccontare queste storie – tutti sembrano essere d’accordo su un’unica cosa: con questo ruolo, è definitivamente nata una stella.
Era Margaret Qualley quella giovanissima di Leftlovers ed era sempre lei quella che ballava come una pazza nello spot di Kenzo del 2016, diretto da Spike Jonze. E quella con le gambe chilometriche che in C’era una volta a …Hollywood piazzava i piedi sul parabrezza di Brad Pitt cercando di sedurlo. Nel 2010 però, Sarah Margaret Qualley era solo una ragazzina di 16 anni che se ne andava a vivere da sola, lasciando la casa ad Asheville, nella Carolina del Nord, che condivideva con i suoi genitori, l’attrice Andie MacDowell e il modello Paul Qualley, per dedicarsi alla danza trasformandola in un lavoro. Cosa che, ovviamente, non è avvenuta: a un certo punto comprende che con i geni che si ritrova potrebbe essere brava a recitare (vedi Quattro matrimoni e un funerale, Ricomincio da capo, Sesso, bugie e videotape con cui sua madre è riuscita a levarsi l’allure da indossatrice di lingerie sexy che le avevano affibbiato, offrendo ottime prove attoriali sia nei drammi che nelle commedie): così va a New York, e diventa bravissima. Il 2013, mentre sfila e posa come modella, debutta al cinema con Palo Alto di Gia Coppola, acquista le prime esperienze in TV grazie a The Leftovers (splendida serie Hbo di Damon Lindelof, uno dei due creatori di Lost) e continua a recitare nell’ambito del cinema indipendente, lavorando per Tim Sutton in Donnybrook e in Native Son, l’esordio alla regia dell’artista Rashid Johnson.
Seguono altri film: è quella che scompare in The Nice Guys con Russell Crowe e Kim Basinger, è Pussycat nel film di Tarantino C’era una volta a… Hollywood, compare nel videogioco Death Stranding ed è anche la protagonista di My Salinger Year, sulla vita di Joanna Rakoff, scrittrice che da ragazza ha lavorato nell’agenzia letteraria che rappresentò J.D. Salinger. Ma è ancora una volta nel formato televisivo che Qualley dà prova di tutta la sua versatilità. Nella miniserie Fosse/Verdon, biopic sul regista-coreografo Bob Fosse e la moglie-musa-co-regista Gwen Verdon con cui Qualley può vantare di aver recitato nelle due migliori serie degli ultimi 10 anni, sfrutta la sua esperienza di ballerina nella parte di Ann Reinking, icona della danza e idolo di Qualley con cui ovviamente teme di confrontarsi: un ruolo che chiunque abbia visto la serie sa essere secondario, eppure, proprio grazie a lei, indimenticabile.
Mani lunghissime, occhi giganti e turchesi come una strana specie di proto-Eva Green di cui riprende spesso anche la mimica e la poliedricità sui set (nel prossimo film interpreterà una dominatrice), ma con la fisicità dell’uomo di gomma. Chiunque l’abbia conosciuta ha scritto di quanto sia intelligente e di come detesti essere considerata una “ragazzina di Hollywood con i genitori famosi”. Ama Donna Tartt così tanto che una sera, mentre si trovava in Bulgaria per un film nel giorno del Ringraziamento, leggendo Il cardellino si è messa a piangere sentendosi come il personaggio di Theo, anche lui solo durante la stessa ricorrenza. Non segue la moda, anche se nel 2012 ha sfilato per Chanel ed è testimonial di Kenzo. Gira in tuta o vestita praticamente come si veste in Maid eppure sembra sempre quella persona un po’ sfigata ma interessante con cui sai che potresti finire a parlare a una festa. E nella nuova serie, che aveva tutte le potenzialità per essere una mazzata e che invece soprattutto grazie a Qualley si vede in una domenica senza che ce ne si renda conto (peccato per alcuni cliché come le bandane indossate appositamente per pulire come se con la bandana si pulisca meglio), riesce a rendere perfettamente lo stato psicologico della protagonista restituendone tutto lo spettro di emozioni, facendoci sentire l’esperienza di Alex.
Ma forse non c’era bisogno né di Maid, in cui recita accanto a sua madre (che interpreta proprio la madre di Alex) né della sequenza di Spike Jonze per riconoscere la sua bravura. Due delle sue prove migliori si trovano in rete. Una è un cortometraggio di Miranda July apparso su Instagram lo scorso autunno, in cui le due si fingevano vecchie amanti e Margaret scherza, piange, ride, sgambetta. Anche l’altra risale allo stesso periodo, quando è apparsa in un video musicale di nove minuti per la canzone “Love Me Like You Hate Me” della sorella, Rainey Qualley, in cui ballava e si contorceva in una lunga e bellissima scena di sesso e di amore e di odio con Shia LaBeouf per mostrare gli alti e bassi in una coppia. Per quanto non si conosca nulla della sua vita sentimentale attuale, dopo una storia con Pete Davidson pare ne abbia avuta una proprio con LaBeouf, lasciato a seguito delle rivelazioni da parte delle ex di lui circa un suo comportamento tossico e abusante, a dimostrazione che anche a “quelle brave” possono capitare relazioni pessime.