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I Talebani in Afghanistan hanno un nuovo nemico: i giovani che si vestono da Peaky Blinders Quattro ragazzi di 20 anni sono stati sottoposti a un «programma di riabilitazione» dopo aver sfoggiato outfit ispirati a Tommy Shelby e compari.
Il neo Presidente del Cile José Antonio Kast ha detto che se Pinochet fosse ancora vivo voterebbe per lui Ed evidentemente anche questo è piaciuto agli elettori, o almeno al 58 per cento di quelli che hanno votato al ballottaggio e che lo hanno eletto Presidente.
Dopo l’attentato a Bondi Beach, in Australia vogliono introdurre leggi durissime sul porto d’armi visto che quelle usate nella strage erano tutte detenute legalmente Intestate tutte a Sajid Akram, l'uomo che insieme al figlio Naveed ha ucciso 15 persone che si erano radunate in spiaggia per festeggiare Hannukkah.
Nonostante diversi media parlino già di omicidio e accusino il figlio Nick, della morte di Rob Reiner e di sua moglie Michelle non si sa ancora quasi nulla La polizia di Los Angeles ha confermato solo il ritrovamento dei cadaveri e l'inizio di un'indagine che contempla anche la «possibilità di omicidio».
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Nel 2026 OpenAI lancerà una modalità di ChatGPT per fare sexting Sarà una funzione opzionale e disattivata di default, che rimuoverà i limiti attualmente imposti al chatbot sui prompt con contenuti sessuali.
Una ricerca ha dimostrato che la crescita economica non è più legata all’aumento delle emissioni di CO₂ E, di conseguenza, che la transizione energetica non è un freno all'aumento del Pil, neanche nei Paesi più industrializzati.

Lucio Corsi non assomiglia a nessuno

Con il disco Cosa faremo da grandi? il giovane cantautore toscano continua a dimostrare di avere coraggio e personalità.

24 Gennaio 2020

A scrivere di cantanti si finisce sempre a fare paragoni con altri cantanti, e anche per l’ultimo album di Lucio Corsi, Cosa faremo da grandi?, le cose non cambiano, se leggiamo le recensioni e le opinioni, tutte piuttosto positive se non entusiastiche, in giro. D’altra parte nell’orizzonte dei modelli di Corsi, che ha 26 anni, si vedono chiaramente i nomi di alcuni tra i più importanti cantautori italiani, e quindi l’esercizio del paragone è molto perdonabile. Con questo disco però è importante fare anche l’operazione opposta, cioè dire a cosa non assomiglia, e perché, per questo motivo, Lucio Corsi è piuttosto prezioso.

Lucio ha 26 anni, è nato a Grosseto, è un nome di cui si sente parlare già da qualche anno, cioè da quando ne aveva 23, forse 22, con due Ep ma soprattutto il disco-concept Bestiario musicale, una canzone per ogni animale, in totale otto, tutti appartenenti alla fauna toscana e maremmana, fatta di campagna e pinete e spiagge. Sono tutti trattati nello stesso modo in cui Corsi tratta la realtà, in forma di fiaba o gioco di fantasia, facendo parlare chi normalmente non dovrebbe farlo, rendendo un po’ umane cose che umane non sono, disegnando quadri con parole semplici ma precise, «cantano in mutande i cori di cicale, che lasciano i vestiti sulle reti del mare», «ho saputo che ieri un vaso s’è buttato dal terrazzo».

Ci sono diverse cose che animano la poetica di Lucio Corsi, anche in Cosa faremo da grandi?, che non è più un disco tematico ed è più difficile, rischioso e maturo. Guarda la realtà con uno sguardo infantile, per iniziare, «oggi mi metto l’orologio che è una macchina del tempo», trasformando le immagini in disegni, così che le Alpi che vede dal treno mentre risale dalla Toscana verso Milano diventano davvero, per parlare di nostalgia, le lame aguzze che disegnano i bambini sui fogli, «mi tagliano la gola queste armi bianche, le punte delle Alpi», e le decine di gallerie in cui ci si infila e da cui si fuoriesce per un attimo attraversando la riviera di Levante sono «le bocche spalancate delle montagne in Liguria», che masticano e sputano i vagoni. In un’altra canzone vuole scavare una buca per andare dall’altra parte del mondo, che è una cosa che ogni bambino fantastica di fare: «Inizierò a scavare in terra col sole dritto a mezzogiorno, così che i raggi come braccia mi spingeranno verso il fondo». Nel talking blues “Senza titolo” dice «a volte l’immaginazione stanca, ma è stancante chi non la usa», che è un po’ una dichiarazione programmatica.

Dal singolo “Freccia bianca”

Il 23 gennaio su The Atlantic è uscito un articolo di George Packer chiamato “The enemies of writing”, in cui si parla di giornalismo, di politica, certamente, ma sempre di scrittura, e uno dei nemici più agguerriti della scrittura, che siano romanzi (che pure vengono pubblicati) o canzoni è la paura: la vergogna, il ridicolo, dice Packer. Su un piano completamente diverso da quello del giornalismo politico, Corsi è originale e coraggioso in tutto quello che fa, dalla musica al suo bagaglio estetico, quella faccia da alieno con gli occhi distanti e i capelli lunghissimi, i vestiti sgargianti degli anni Settanta, la sfilata per Gucci Cruise 2018 vestito di una maglia di cristalli brillanti, ancora Gucci in tutti gli outfit dei video, brillanti, esagerati, fantastici. Ha la voce che scandisce chiare le parole come De André e il tono scanzonato con le impennate e discese del De Gregori di metà anni Settanta, di “Buffalo Bill”, “Ultimo discorso registrato”, “Ninetto e la colonia”, ma anche Piero Ciampi, Gianni Rodari, Ivan Graziani, e un certo portamento più moderno di Father John Misty.

Il coraggio di Lucio Corsi è quello di inventare un mondo con ogni canzone, di rendere l’ascolto un’esperienza in cui si srotola lentamente una storia, immagini impossibili da anticipare perché originali, e in questo ha molto a che fare con l’elemento fondamentale della letteratura enunciato da Nabokov, la storia del ragazzino che grida “Al lupo!” ma il lupo non c’è. Qualcosa di molto diverso dalle canzoni ripiegate su sé stesse, fatte per un pubblico che non vede l’ora di riconoscersi, dall’esercizio banale di cantare la realtà vestita di un po’ di ironia, il Frosinone in Serie A e altre cose simili.

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