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Temu ha raddoppiato i guadagni in Europa nonostante una forza lavoro composta da otto dipendenti soltanto Otto persone per gestire gli ordini, il servizio clienti, il sito, oltre alla parte burocratica, amministrativa e fiscale.
Il Time ha dedicato la copertina a Trump ma lui si è offeso perché nella foto sembra che gli abbiano cancellato i capelli Il Presidente degli Stati Uniti d'America ha commentato così: «La più brutta foto di tutti i tempi».
Il Presidente del Madagascar è fuggito dal Paese per paura di essere ucciso ma rifiuta comunque di dimettersi Al momento nessuno sa dove si trovi Andry Rajoelina, ma lui sostiene di poter comunque continuare a fare il Presidente del Madagascar.
Maria Grazia Chiuri è la nuova direttrice creativa di Fendi La stilista debutterà alla prossima fashion week di Milano, nel febbraio 2026, e curerà tutte le linee: donna, uomo e couture.
Dopo il Nobel per la Pace vinto da Maria Corina Machado, il Venezuela ha chiuso improvvisamente la sua ambasciata a Oslo Una scelta che il governo di Maduro ha spiegato come una semplice «ristrutturazione del servizio diplomatico».
Giorgio Parisi, il fisico, si è ritrovato a sua insaputa presidente di una commissione del Ministero della salute perché al ministero lo hanno confuso con Attilio Parisi, medico E adesso sembra che nessuno al ministero riesca a trovare una maniera di risolvere il problema.
Il quotidiano del Comitato centrale del Partito comunista cinese ha fatto firmare un articolo a LeBron James, che però non lo ha mai scritto È vero che viviamo in un mondo strano, ma ancora non così strano da avere LeBron James tra gli editorialisti del Quotidiano del popolo.
Luca Guadagnino ha rivelato i suoi quattro film preferiti di tutti i tempi nel nuovo episodio di Criterion Closet Una classifica che comprende due film di culto abbastanza sconosciuti, un classico di Wong Kar-Wai e l'opera più controversa di Scorsese.

Come il Coronavirus cambierà le Lonely Planet

14 Aprile 2020

Dal 1973, anno della sua fondazione, ha accompagnato milioni di viaggiatori nel mondo ed è stata per molti il compagno inseparabile dei viaggi all’estero. Con l’avvento di internet il suo ruolo è cambiato e ha subito molte trasformazioni, ma la guida Lonely Planet è ancora oggi uno di quegli oggetti di cui molti viaggiatori non sanno fare a meno: a volte non riusciamo a leggerla tutta prima di partire, finendo per cercare le cose su Google, ma comprarla è ancora il primo passo verso un posto lontano.

Come segnala il Guardian, però, anche la casa editrice si trova oggi ad affrontare le ripercussioni dell’emergenza Coronavirus. La scorsa settimana Lonely Planet ha infatti annunciato la chiusura della sede di Melbourne e della maggior parte degli uffici di Londra, della sua rivista e della divisione Trade and Reference. Le guide continueranno a essere pubblicate attraverso gli uffici di Dublino e quelli del Tennessee, ma l’azienda andrà incontro a inevitabili tagli e ristrutturazioni interne. Il turismo e di conseguenza l’industria aeronautica, d’altronde, sono stati tra i primi settori a essere colpiti dai disastrosi effetti della pandemia in corso.

La Lonely Planet sull’India del 1981, che è diventata un best seller

Oggi Lonely Planet è il più importante editore di viaggi al mondo e rappresenta il 31,5 per cento del mercato globale delle guide turistiche. La sua storia inizia negli anni ’70 proprio a Melbourne, come ha raccontato Paula Hardy, anche lei autrice di molte guide, sempre al Guardian: «Fu a Melbourne che i co-fondatori Tony e Maureen Wheeler aprirono un negozio nel 1973 dopo aver terminato il loro epico viaggio via terra da Londra attraverso l’Asia fino all’Australia. Pubblicarono un racconto di quel viaggio in Across Asia on the Cheap, un volume con mappe disegnate a mano e l’ormai famigerato logo, progettato da Tony. Vendette 1.500 copie. Incoraggiati dal suo successo, i Wheeler lo seguirono con guide in Nepal, Africa, Nuova Zelanda e Nuova Guinea». A decretarne il decennale successo, però, fu la guida scritta nel 1981 sull’India, che è diventata un best seller e l’elemento fisso dei moltissimi giovani occidentali che in quegli anni si avventuravano alla scoperta del Paese con la loro Lonely Planet nello zaino.

Non è la prima volta, però, che la popolare guida si trova ad affrontare difficoltà economiche e shock di questo tipo: era già successo dopo l’11 settembre e dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004, che devastò larghissime porzioni di Sud Est Asiatico. Ha anche attraversato due vendite (prima alla Bbc nel 2007 e poi alla americana NC2 Media nel 2013) e subito i contraccolpi della diffusione dei grandi motori di ricerca, sebbene già nel 1994 Lonely Planet avesse aperto il suo primo blog, intuendo le potenzialità di internet, ben cinque anni prima che la parola fosse ufficialmente coniata. Proprio queste esperienze passate, secondo Hardy, fanno ben sperare per il suo futuro.

Nel 2004, d’altra parte, grazie ai suoi autori sparsi nelle aeree del disastro, la casa editrice mise in piedi un vademecum di supporto alle organizzazioni locali che si occupavano della tragedia direttamente sul territorio, aprendo una sezione sul sito dove si trovavano domande a risposte come “Come posso aiutare?”, “Quando potrò tornare?”, “Come faccio a ripartire?”. Queste sono le stesse domande che Lonely Planet si sta facendo oggi, anche in virtù del fatto che ha sempre continuato a commissionare i viaggi ai suoi autori per riscrivere e aggiornare le guide, cosa che come sappiamo è diventata sempre più rara nel mondo dei media. «Non credo che l’attuale crisi stia per porre fine al ruolo della guida tradizionale, sia in formato cartaceo che in quello digitale. Ho già ricevuto le nuove guide Lonely Planet per i viaggi che avevo intenzione di realizzare entro la fine dell’anno», ha detto il fondatore Tony Wheeler.

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