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Ora su Letterboxd i film si possono anche noleggiare e sono già disponibili molte chicche introvabili altrove I titoli disponibili saranno divisi in due categorie: classici del passato ormai introvabili e film recenti presentati ai festival ma non ancora distribuiti su altre piattaforme.
Da quando è stata introdotta la verifica dell’età, nel Regno Unito il traffico dei siti porno è calato ma è anche raddoppiato l’utilizzo di VPN Forse è una coincidenza, ma il boom nell'utilizzo di VPN è iniziato subito dopo l'entrata in vigore della verifica dell'età per accedere ai siti porno.

Perché si sta parlando del video di Lil Nas X

Dura solo 3 minuti e 10 secondi ma "Montero (Call me by your name)" è stato definito una svolta epocale per gli artisti queer.

di Studio
30 Marzo 2021

Che Lil Nas X fosse un tipo in gamba l’avevamo già intuito l’estate scorsa, quando con la sua “Old Town Road”, prima canzone country rap a diventare mainstream, aveva battuto i record di Mariah Carey e “Despacito”. Quest’anno Montero Lamar Hill è tornato in grandissimo stile, con un progetto (chiamarlo video o singolo è un po’ riduttivo) che ha fatto impazzire la comunità queer e non solo. La canzone si chiama come lui, Montero, più una parentesi (“Call Me By Your Name”) che oltre a richiamare il film di Luca Guadagnino tratto da libro di André Aciman (lo scrittore ha voluto prendere parte al dibattito e si è dichiarato totalmente fan) si oppone al titolo che è appunto il vero nome dell’artista, uno che ha deciso di chiamarsi Lil Nas X perché «tutti adesso si devono chiamare Lil Qualcosa».

Premessa essenziale al video è la lettera scritta al se stesso quattordicenne che il rapper ha pubblicato sul suo profilo Instagram: «Caro Montero di 14 anni, ho scritto una canzone con il nostro nome. Parla di un ragazzo che ho incontrato l’estate scorsa. So che abbiamo promesso di non fare mai coming out pubblicamente, so che abbiamo promesso di non essere mai “quel” tipo di persona gay, so che abbiamo promesso di morire con il segreto, ma questo aprirà le porte a molte persone queer. Sarà spaventoso per me, la gente si arrabbierà. Ma la verità è che lo sto facendo. Ti mando amore dal futuro». Il video inizia con la voce fuori campo di Lil Nas X: «Nella vita nascondiamo le parti di noi stessi che non vogliamo che il mondo veda. Le rinchiudiamo. Diciamo loro “no”. Le bandiamo. Ma qui non lo facciamo».

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Dopo questo intro ci caliamo insieme al protagonista in un trip che potremmo tranquillamente definire “dantesco”, diretto da Lil Nas X stesso insieme a Tanu Muino. I riferimenti sono tanti: c’è Arca, c’è la sessualità visionaria e pulsante di George Michael in “Freeek” (2002) e molto altro. Il video è così denso che ognuno, commentandolo, cita qualcosa di diverso. Tutti, però, sembrano d’accordo nel definirlo una svolta epocale nell’auto rappresentazione degli artisti queer. L’analisi più puntuale e minuziosa pubblicata finora è sicuramente quella di Philip Picardi, che nella sua newsletter definisce il video «theologically brilliant» e lo esamina punto per punto insieme a Olga M. Segura, autrice di Birth of a Movement: Black Lives Matter and the Catholic Church e firma culturale del National Catholic Reporter.

Oltre alla ricercatezza degli effetti grafici, quello che colpisce è la freschezza con cui Lil Nas X mescola storia e mitologia, realtà e fantasia, moda e cultura queer – il peccato originale e Maria Antonietta, il Simposio di Platone e il Colosseo, il plug anale in metallo che uccide il protagonista (gli arriva in testa, lanciato da un hater) e i boxer di Calvin Klein che indossa per sedurre il diavolo – e, come molti hanno sottolineato su Twitter, la sensualità schietta e risoluta del protagonista – ricordiamolo: nero, gay e protagonista di un’avventura biblica – che non si fa alcun problema a twerkare sul diavolo simulando chiaramente un amplesso (dopo averlo raggiunto scivolando come un pompiere lungo un palo da lap dance che arriva fino al centro della Terra, ovviamente). La risposta definitiva a chi ha criticato l’eccessiva sessualità del video l’ha data un fan che ha twittato: «se non ti fai Satana in persona non stai vivendo davvero». Ma, battute a parte – e sono una parte importantissima nel linguaggio di Lil Nas X – il più grande traguardo di “Montero” è sicuramente la capacità di sollevare questioni fondamentali con uno stile al tempo stesso ironico e accessibile in un video della durata di 3 minuti e 10 secondi.

Il viaggio che conduce il nostro eroe alle porte dell’inferno è ricco di citazioni, riferimenti, bellissime immagini, ma non c’è dubbio: è quando tutto diventa rosso che la situazione si fa entusiasmante. Un po’ perché, dalla notte dei tempi, l’inferno è sempre più interessante del paradiso (l’ha dimostrato, per primo, il nostro carissimo Dante), un po’ perché è tutto strepitoso: dalla cura con cui viene raffigurato il paesaggio alla rappresentazione di Satana. Dopo averlo sedotto, Lil Nas X gli ruba le corna e si appropria del suo ruolo. Secondo la lettura suggerita da Lil Nas stesso, il finale è un riferimento agli omofobi convinti che gli omosessuali vadano all’inferno. La detronizzazione del diavolo è un modo per «annientare il sistema di giudizi e punizioni che ci ha terrorizzato e impedito di essere noi stessi». Senza dimenticare la strizzata d’occhio agli estremisti di destra, che nel 2019 l’avevano accusato di satanismo. Rolling Stone ha pensato bene di intervistare un importante satanista che, in effetti, ha confermato di aver apprezzato moltissimo il video di “Montero”. C’è da dire che  non è l’unico, visto che in pochi giorni ha superato le 42 milioni di visualizzazioni.

La ciliegina sulla torta sono le scarpe. In collaborazione con il collettivo MSCHF, esperto in questo genere di “trollate”, Lil Nas X ha realizzato un paio di sneaker sataniche per accompagnare il lancio della canzone. Una versione rossa e nera delle Nike Air Max ’97 rinominata “Satan Shoes” che, a sentir loro, conterrebbero una goccia di sangue umano nella suola. Ne sono state realizzate solo 666 paia. Le scarpe sataniche si contrappongono a un grande classico del collettivo, le “Jesus Shoes” – sempre Nike Air Max ’97 ma con l’acqua santa nelle suole. Al lancio delle Jesus Shoes il direttore creativo di MSCHF era rimasto un po’ deluso perché né Nike né il Papa l’avevano degnato di attenzione. Grazie alle Satan Shoes ha ottenuto quello che voleva: Nike ha fatto causa al collettivo perché avrebbe danneggiato la reputazione del marchio in quanto, dall’uscita del video, molti consumatori crederebbero ora «che Nike stia sostenendo il satanismo». Ora MSCHF dovrà pagare i danni d’immagine. Una conclusione perfettamente in linea con lo stile di Lil Nas X, che oltre a essere un grande artista, si è dimostrato un troll geniale.

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