Il creatore di Succession torna con un film in cui racconta un quartetto di tech bro ricchi, stupidi e crudeli. Ma non così interessanti.
Cosa rivelano le librerie delle celebrità che appaiono nelle videochiamate?
«Imbarazzanti, sorprendenti, notevoli»: così il New York Times ha definito le abitudini di lettura delle persone famose che, forse inavvertitamente, forse no, in queste ultime settimane di quarantena hanno incluso nell’inquadratura di una diretta o di una videochiamata le loro librerie, rivelando titoli inaspettati e ambiziose collezioni di volumi. L’articolo elenca per ogni personaggio famoso 2 o 3 libri, tra cui romanzi, saggi o raccolte, particolarmente emblematici e riconoscibili. Cate Blanchett, ad esempio, si distingue per la sua collezione completa dell’Oxford English Dictionary (20 volumi, quasi 22mila pagine), Moscow 1937 di Karl Schlögel e Postcapitalismo di Paul Mason (in Italia è uscito con Il Saggiatore), che ripercorre la storia del capitalismo e dei suoi critici – da Marx in avanti – tracciando una mappa delle sue attuali contraddizioni, in particolare fra l’abbondanza di informazioni gratuite e un sistema di monopoli, banche e governi che cerca di mantenere ogni bene scarso e commercializzabile.
Nella libreria di Anna Wintour si scorgono invece The Nix (pubblicato in italia da Rizzoli, nel 2017) di Nathan Hill, un complesso romanzo di satira sociale che collega gli anni Sessanta a Occupy Wall Street e Naming Names di Victor S. Navasky, ex editore di The Nation, vincitore di un National Book Award nel 1981. Andy Cohen si fa notare per un’ottima scelta, il bellissimo Una vita come tante di Hana Yanagihara (Sellerio), mentre può darsi che il principe Carlo abbia un particolare interesse per i libri che parlano di cavalli: alle sue spalle intravediamo Stubbs di Basil Taylor, una biografia del pittore del 18esimo secolo specializzato in ritratti di cavalli e di Dick Francis, un classico del thriller che ha molto a che fare con le corse, ovviamente di cavalli.

Pubblicato nel 2000, acclamato, dimenticato, ripubblicato e riscoperto nel 2016, inserito tra i 100 migliori romanzi del XXI secolo dal New York Times, L'ultimo samurai è asceso allo status di classico nonostante una travagliatissima storia editoriale.