Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?
L’app dei buoni propositi con cui scommettere su se stessi


Una volta c’erano soltanto i buoni propositi per l’anno nuovo, promesse più simboliche che effettive con cui, complici lo spirito natalizio e un po’ di bonaria ipocrisia, si giurava di migliorarsi nei 365 giorni venturi. Oggi, invece, la pratica si è arricchita di sistemi pensati appositamente per rendere questi voti effimeri regole a cui sottostare senza se e senza ma.
Una delle startup dedicate a questo obiettivo è StickK, basata a New York e lanciata nel 2007. StickK permette ai suoi utenti di specificare un obiettivo da ottenere (generalmente perdere peso, smettere di fumare, dire basta all’alcol, essere fedele al proprio partner) e stipulare un contratto con il sito che prevede che – nel caso il proposito non venga raggiunto – l’utente perda una somma di denaro pre-concordata. In sostanza, o perdi peso, oppure perdi decine/centinaia/migliaia di dollari: senz’altro uno stimolo per iniziare davvero quella dieta rimandata da tempo.
Per garantire una certa efficacia al sistema, StickK registra i dati della carta di credito dell’utente e si serve dell’aiuto di una persona terza (generalmente un amico di quest’ultimo) per confermare la riuscita o il fallimento della missione. In caso di necessità di ulteriore input, si può scegliere di destinare la quota scommessa a una persona o un’associazione che mal si sopporta, in modo da essere ancora più votati a conseguire il risultato desiderato.
Forse per dimostrare le potenzialità del suo prodotto, lo stesso responsabile della startup, Jordan Goldberg, nel 2012 si impegnò in due imprese: andare in palestra tre volte a settimana e dormire di più. Col primo voto non ebbe problemi; il secondo, tuttavia, è stato difficile: «quando gestisci una startup e viaggi molto è complicato mantenere un ritmo di sonno decente», dichiarò al tempo a Businessweek.

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.