Attualità

L’anima del pubblico

Un giorno con Giacomo, il responsabile del pubblico della Prova del Cuoco, cicerone per pensionati che vogliono assistere al programma.

di Mia Ceran

Lui è fermo nel cortile all’ombra di un grande pino, al centro dei cinestudi DEAR, nel quartiere Nomentano a Roma. La camicia a quadretti perfettamente stirata, i pantaloni e le scarpe scure dell’impiegato modello. In mano una cartellina densa di appunti scritti a mano: orari di arrivo, luogo di provenienza, conteggio presenze. Sul volto un sorriso smagliante e sincero. Dall’altro lato dei tornelli d’ingresso e del cancello arrugginito degli studi, sotto il suo sguardo vigile, si accalcano scendendo da un pullman cinquantaquattro tra signore e uomini sulla sessantina, capelli freschi di cotonatura e lacca, calze coprenti color carne e qualche giovane studente di un istituto alberghiero ad abbassare l’età media. Oggi arrivano da Avellino e provincia. Hanno viaggiato per tre ore per assistere dal vivo ad una puntata de “La Prova del Cuoco”.

«Buongiorno fanciulle e fanciulli, e benarrivati negli studi Rai! Io sono Giacomo, il responsabile del pubblico di Antonella Clerici, e oggi vi guiderò per gli studi e vi spiegherò le cose fondamentali da sapere per essere il miglior pubblico possibile per Antonella».

Di questo agglomerato di costruzioni color ruggine consumato dal tempo Giacomo Alatri è il Cicerone indiscusso, conosciuto da tutti – dai conduttori alle maestranze – che lo salutano cercando di pareggiare il suo buonumore e la sua vivacità, quasi sempre senza successo. È il Willy Wonka di questa fabbrica di produzioni televisive che conosce fin nei minimi dettagli, ed oggi, porta in giro i fortunati vincitori di questo viaggio.

«Ma la Cuccarini ci sta oggi?» domanda impaziente una signora dai capelli rossi e l’accento campano. Vedere un vip passare a questo punto del racconto sarebbe straordinario.

«Prima di entrare nei corridoi che ci porteranno allo studio, alla mia sinistra potete vedere la struttura in cui vanno in onda Agorà, Mirabella e Augias. Più in là lo studio 4, dove si trasmette Domenica In, con, in ordine di messa in onda, Massimo Giletti, Lorella Cuccarini…». Il tono di Giacomo è fiabesco, seduce il pubblico godendoselo un po’ prima che diventi il pubblico di Antonella. Ora, mentre racconta e popola quei luoghi di volti noti, l’attenzione è tutta per lui.

«Ma la Cuccarini ci sta oggi?» domanda impaziente una signora dai capelli rossi e l’accento campano. Vedere un vip passare a questo punto del racconto sarebbe straordinario. Giacomo risponde prontamente, non solo conosce le storie che rapiscono di più, ma anche le domande più frequenti. «A meno che non debbano fare delle registrazioni no, signora, ma tenete gli occhi bene aperti mentre giriamo…»

Con una macchinetta conta persone calcola rapidamente il numero dei presenti – li sottrae dalle sedute totali per sapere quanti figuranti pagati dovrà richiedere all’ufficio competente. Guarda l’orologio: un’ora e venti minuti alla messa in onda. È perfettamente in linea con la tabella di marcia, come ogni mattina. Si raccomanda di «non mischiarsi ad altri pubblici» e prima di spostare tutto il gruppo temporeggia un istante, sa che sta per arrivare uno dei momenti più importanti della visita. Guarda la sbarra bianca dell’ingresso principale che lentamente si alza, la Mercedes nera che accompagna Antonella Clerici al trucco sta arrivando. «Fanciulle e fanciulli diamo il buongiorno ad Antonella!» Parte un coro spontaneo al nome della conduttrice, tutti si voltano, cercano di vedere attraverso i finestrini semioscurati la star, che li saluta da dietro il vetro e dietro ai grandi occhiali scuri con la mano. Qualcuno fa un passo in direzione della macchina, Giacomo è pronto e rimprovera immediatamente l’irruento – basta un moderato richiamo. L’educazione del pubblico e la sicurezza di Antonella in questi minuti è sua competenza.

Ora si entra nel clou, nella pancia della balena. Si aprono le pesanti porte rosse che portano ai corridoi degli studi. Tra i tecnici che si muovono in fretta, tribune, palchetti e poltrone di diverse trasmissioni ammassate negli angoli, a naso in su, girano i turisti del tubo catodico. Sulla destra del gruppo una porta aperta con un cartello “Sala Vip”, il salottino d’attesa per gli ospiti con due divanetti un po’ consumati e un vecchio televisore poggiato su un tavolo. Chi ha notato la scritta sbircia all’interno, deluso nel non trovarvi alcun personaggio noto. Si continua con la marcia nei corridoi, in un silenzio quasi religioso davanti ai segnali luminosi con la scritta rossa che segnala registrazioni o dirette in corso.

«Il pubblico deve essere BELLO! Niente borse ai piedi o bottigliette d’acqua mi raccomando!» spiega Giacomo.

Qualcuno, tra i più giovani tenta di scattare una foto con il telefonino, ma viene subito affettuosamente sgridato da Giacomo che assicura: «È per questioni di sicurezza. Alla fine della puntata vi darò io in persona la foto autografata di Antonella». Dopo che le signore non senza qualche borbottio cedono finalmente all’obbligo di lasciare le proprie borse al guardaroba: «Il pubblico deve essere BELLO! Niente borse ai piedi o bottigliette d’acqua mi raccomando!» spiega Giacomo, tutti vengono radunati nella Sala Prove 2 dello studio dove vengono offerti acqua e caffè in thermos. Ora arriva per Giacomo il momento più delicato, l’arringa finale che dovrà convincere il pubblico dell’importanza del proprio ruolo nello show.

«Vedete – parte con tono grave – Antonella è tra i pochi conduttori che richiede espressamente di avere un pubblico “vero” e non un pubblico di figuranti pagati. E perché lo fa? Perché sa che il pubblico vero è diverso da un pubblico pagato, perché più vivo, più caloroso, più affettuoso. E voi dovrete dimostrarle tutto questo». La tensione cresce. Questo è il primo momento nel tour in cui Giacomo si fa serio. «Non voglio vedere mummie nelle inquadrature. Maschietti, niente fischi e, mi raccomando, non si battono i piedi sulle tribunette. Non siamo allo stadio. Quando arriverà il momento di ballare, seguite Carlo Alosa, il nostro bravissimo coreografo». Seguono prove di applausi per l’ingresso della conduttrice – ripetute più volte per arrivare all’intensità corretta – e le raccomandazioni finali sulla sicurezza. «Mi raccomando occhio ai gradini, alle superfici lisce… non fatevi male dentro agli studi Rai». Il tono è contegnoso, le espressioni degli ascoltatori mostrano di aver capito la gravità dell’ipotesi. «Perché vi vogliamo bene e perché al pubblico in Rai non deve succedere nulla. Quindi attenzione, fanciulle e fanciulli, agli scalini. Io una volta durante le prove del 6 serale (la serata del 6 Gennaio di RaiUno, storicamente abbinata alla Lotteria Italia, ndr) ho fatto una caduta nelle braccia del mio amico Fabrizio Frizzi, e ho rischiato di farmi male seriamente!» Il nome dello storico volto di RaiUno galvanizza la platea, le signore mettono la mano davanti alla bocca in segno di spavento, poi sorridono al pensiero dello sventato pericolo. «Ma se fossi caduto su Tosca d’Aquino non mi sarebbe andata così bene. Come ha fatto Luca Giurato, cadendo involontariamente su Mara Venier, e vi dico di Luca Giurato, che è un grande mio amico, col quale ho lavorato dieci anni a Uno Mattina e al quale, fisicamente assomiglio anche un po’…» aggiunge ridacchiando. La tensione scende, partono risate e un piccolo applauso, tutto per Giacomo, il loro Cicerone con le fattezze di Luca Giurato.

Bisogna frenare l’entusiasmo di chi vorrebbe correrle incontro. «Fanciulli ho già pronte per voi le foto autografate, salutate Antonella e avviamoci verso la sala prove!».

A traghettare il pubblico in studio arriva Dario, uno dei tecnici che coordinano il pubblico una volta entrato. Apre per loro, in attesa di entrare a gruppi di dieci, una porta rossa che conduce allo studio che infinite volte hanno visto dal divano o dalle loro cucine. Lo sguardo va immediatamente ai piani cottura, vero polo d’attrazione, poi alle sedute per capire quali siano i posti migliori – sperando di poterselo scegliere il posto, e infine al soffitto, popolato da un centinaio di potenti fari con luci che puntano in ogni direzione illuminando i 240 gradi di sedute per il pubblico di una luce quasi divina.

Una volta chiuse le porte, dal via al momento della countdown al grido di «Un minuto, Gallo Goduto!» che chiude la trasmissione, il tempo passerà in un istante. Le telecamere che girano, Antonella «che è così più bella e più magra dal vivo», i cuochi così abili «per davvero». Poi le luci iniziano una ad una a spegnersi. Antonella si sbraccia, soffia baci per il suo pubblico, così caloroso, così vero. Torna in azione Giacomo, bisogna frenare l’entusiasmo di chi vorrebbe correrle incontro, chiederle una foto, un autografo. «Fanciulli ho già pronte per voi le foto autografate, salutate Antonella e avviamoci verso la sala prove!».

L’incantesimo della diretta è finito, il pubblico, in gran parte entusiasta, si avvia verso i corridoi seguendo la propria guida. Ecco allora che da un’altra porta rossa di un altro studio esce un nutrito gruppo di persone. Il rischio di mescolarsi e perdersi tra altri pubblici che Giacomo aveva ventilato è oramai lontano, tanto è forte la loro identificazione. Ma quelli che vengono incontro hanno anche loro l’aspetto di “pubblico”, sono però più rumorosi e a giudicare dalla fisionomia e dai commenti in lingua straniera, di origine latino-americana. Giacomo, rapidissimo, intercetta la confusione e spiega: «Questo è il pubblico dell’Eredità messicana, che si registra qui con il loro conduttore e il loro pubblico per poi essere trasmessa in Messico», lasciando a bocca aperta i suoi, che mai si sarebbero aspettati che la nostra meraviglia televisiva potesse essere esportata anche all’estero.

«Ed ora, arriva il momento più bello del mondo!» annuncia Giacomo trionfante mentre tutti recuperano i propri averi al guardaroba. «Accendete i vostri cellulari e vedete quanti messaggi avete ricevuto dalle persone che vi hanno visto da casa!» A giudicare dalle espressioni molti ci avevano già pensato, fremevano al pensiero del susseguirsi di “bip” che sarebbe provenuto di lì a poco dai loro telefoni, qualcuno con una rapidità da film western aveva già composto il numero del primo destinatario del racconto della giornata, il consorte o l’amica. Versione che nella prima elaborazione avrebbe trasferito tutta l’emozione del momento ancora vivo, ma che nelle numerose repliche che si sarebbero susseguite una volta tornati a casa sarebbe stato affinato nel dettaglio. E l’emozione avrebbe lasciato spazio ad un espressione più seria da “insider” nella spiegazione delle coreografie o delle questioni di sicurezza ricche di aneddoti su personaggi della televisione. Giacomo ride di cuore insieme a loro, chiede complice «cosa ti hanno scritto?», si china sugli schermi dei telefoni e condivide la gioia, ne prende a piene mani: forse ricorda anche lui l’emozione di quando tanti anni fa entrò per la prima volta in uno studio televisivo.

«Ed ora, arriva il momento più bello del mondo! Accendete i vostri cellulari e vedete quanti messaggi avete ricevuto dalle persone che vi hanno visto da casa!»

Ci si incammina per guadagnare l’uscita, felici ma un po’ provati dalle tante emozioni. Giacomo riconta tutti per accertarsi che nessuno si sia perso lungo i 200 metri di tragitto fino al bus. E mentre tutti si incamminano, dallo stesso ingresso dove prima era arrivata la Mercedes nera che portava Antonella al trucco, ora si avvicina un uomo in motorino, jeans e camicia bianca, con un casco che copre buona parte del viso. Quasi sfugge allo sguardo attento degli astanti, ma poi si sente una voce familiare, dal timbro vagamente nasale, di uomo ancora giovane che grida mentre entra e rallenta: «Ciao Giacomo! Da dove viene il tuo pubblico oggi?». È lui, Massimo Giletti. Le signore lo hanno riconosciuto, gli si fanno incontro eccitate per l’ennesima perla guadagnata nel loro pellegrinaggio nel mondo della televisione. Giacomo con fierezza indica la provenienza del pubblico, «Avellino e provincia», e chiede a Massimo un saluto caloroso che lui offre generosamente.

Qui finisce il lavoro di Giacomo, per oggi. Con questo saluto, prima di farlo risalire ordinatamente sul pullman e salutarlo, ha reso il suo pubblico, per un’ultima volta in questa giornata, il vero protagonista del miracolo quotidiano della televisione.

 

Dal numero 15 di Studio