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L’accordo tra Renzi e il Cav che accontenta tutti

Grandi, piccoli, medi: ecco perché, nonostante quanto detto e scritto nei giorni scorsi, il rinnovo del patto del Nazareno non lascia insoddisfatto nessuno.

di Claudio Cerasa

E alla fine vissero tutti felici e contenti. Tutti: i grandi e i piccoli; i medi e i giganti; i nani e i corazzieri. Il comunicato congiunto con cui ieri pomeriggio il presidente del Consiglio e l’ex presidente del Consiglio hanno avvitato i bulloni del patto del Nazareno arriva dopo cinque giorni di spin feroce durante i quali abbiamo visto tutto e il contrario di tutto.

Abbiamo visto i professionisti dello spiraglio immaginare improvvisi e strategici accordi con il Movimento 5 stelle dopo aver letto su alcuni giornali che Renzi e Berlusconi avevano finito di infilarsi la lingua in bocca. Abbiamo visto i professionisti della velina raccontare che Renzi sarebbe stato pronto a coordinarsi anche con i 5 stelle per scrivere una nuova legge elettorale. Abbiamo visto i massimi dirigenti del Pd giocare a scacchi con Forza Italia e offrire migliaia di assist a Berlusconi per reprimere politicamente la dissidenza del partito. Abbiamo visto la notizia delle imminenti dimissioni di Napolitano utilizzata per dimostrare qualsiasi cosa (che Napolitano ha fatto filtrare la notizia per fare uno sgarbo a Renzi, che il presidente ha fatto filtrare la notizia per fare un favore a Berlusconi, che il capo dello stato ha fatto filtrare la notizia per aiutare il capo del governo). Abbiamo avuto il tempo di svenire di fronte al toto nomine per il Quirinale. Abbiamo ascoltato con affetto Massimo D’Alema dire che Matteo Renzi è l’erede naturale di Silvio Berlusconi. Abbiamo appurato che le parole di Massimo D’Alema hanno un peso nella vita politica del centrosinistra non troppo diverso da quelle che potrebbero avere le parole di Gianfranco Fini nel centrodestra. E dopo essere ritornati al via, abbiamo capito che l’accordo tra Renzi e Berlusconi accontenta tutti.

Perché dà a Berlusconi la possibilità di rimanere aggrappato al Patto del Nazareno senza togliere la possibilità alla minoranza di Forza Italia di criticare il Patto del Nazareno. Perché dà a Renzi la possibilità di poter utilizzare l’accordo con Forza Italia per avere la meglio sulla minoranza del Pd ma dà anche la possibilità alla minoranza del Pd di poter cantar vittoria per aver ottenuto alcune delle cose che avevano chiesto da tempo (preferenze, premio di maggioranza che scatta al 40 per cento, soglia di sbarramento intorno al 3 per cento). Perché dà ad Alfano la chance di poter esultare per aver ottenuto la possibilità di andare alle prossime elezioni non necessariamente alleato di Berlusconi. Perché dà a Sinistra Ecologia e Libertà, e a tutti i piccoli partitini, la possibilità di poter essere rappresentati nel prossimo Parlamento (la soglia di sbarramento per i partiti non alleati scende al tre per cento). Perché dà ai grandi partiti la possibilità di immaginare una prossima legislatura in cui chi vince vince davvero (ballottaggio per chi non arriva al 40 per cento e chi vince si prende davvero tutto). Perché dà alla Lega la possibilità (con il premio alla lista) di sognare di superare Forza Italia. Perché dà a Grillo la possibilità di sognare di arrivare al ballottaggio con il Pd. Perché dà a Berlusconi l’illusione che con un premio alla lista chi lo sa, magari un domani tutti i cespugli di centrodestra decideranno di entrare in un grande contenitore unico.

Gli equilibri politici che si leggono in controluce dopo l’ottavo incontro tra Renzi e Berlusconi ci dicono che i distinguo di Forza Italia sono tattici più che pratici, perché la sostanza della legge elettorale che finirà nei prossimi giorni in Commissione Affari Costituzionali al Senato ha ancora una matrice molto simile a quella elaborata a gennaio al Nazareno durante il primo incontro tra Renzi e Berlusconi. L’Italicum piace a Forza Italia ma la nuova modalità con cui è stato firmato il nuovo accordo offre al partito di Berlusconi la possibilità di muoversi su due binari più di quanto non fosse possibile oggi. Il Cav., anche per far sì che il patto del Nazareno venga applicato quando sarà l’ora di pensare al sostituto di Giorgio Napolitano (d’altronde, nonostante non fosse un fan del governo con Berlusconi, anche Bersani concordò con Berlusconi il primo nome gettato nella fosse dei leoni nell’ultima corsa al Quirinale, Franco Marini), continuerà ad appoggiare Renzi nelle riforme istituzionali (riforma del Titolo V, fine del bicameralismo perfetto, riduzione del numero dei parlamentari) ma distinguersi dal renzismo gli dà anche la possibilità di accontentare la minoranza del suo partito, particolarmente preoccupata per l’avanzata della Lega Nord (ormai a sei-sette punti da Forza Italia). Forza Italia diventa così nuovamente di lotta e di governo. Probabilmente non voterà a favore della legge elettorale quando arriverà in Senato. Ha imposto a Renzi di firmare un comunicato congiunto con il Pd in cui si dice esplicitamente che questo governo dovrà arrivare fino al 2018. E prova a sopravvivere. Partendo da un punto cruciale e difficilmente negabile. Senza Berlusconi forse Renzi non avrebbe avuto la forza di trattare la minoranza del Pd come se fosse formata da tanti cugini di Corradino Mineo. Ma senza Renzi Berlusconi oggi non avrebbe la centralità che il patto del Nazareno gli consente di avere. E alla fine la vera ragione per cui Berlusconi non può rompere con Renzi è che senza Renzi il destino del Cav. oggi è molto simile alla parola boh.