Hype ↓
11:27 mercoledì 30 aprile 2025
La chiusura della più famosa sauna di Bruxelles è un grosso problema per la diplomazia internazionale A Bruxelles tutti amano la sauna nella sede della rappresentanza permanente della Finlandia. Che ora però resterà chiusa almeno un anno.
C’è un cardinale che potrebbe non partecipare al conclave perché non si riesce a capire quando è nato Philippe Nakellentuba Ouédraogo, arcivescovo emerito di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, ha 80 anni o 79? Nessuno riesce a trovare la risposta.
La Corte europea ha vietato ai super ricchi di comprarsi la cittadinanza maltese Per la sorpresa di nessuno, si è scoperto che vendere "passaporti d'oro" non è legale.
Una nuova casa editrice indipendente pubblicherà soltanto libri scritti da maschi Tratterà temi come paternità, mascolinità, sesso, relazioni e «il modo in cui si affronta il XXI secolo da uomini».
Nella classifica dei peggiori blackout della storia, quello in Spagna e Portogallo si piazza piuttosto in basso Nonostante abbia interessato 58 milioni di persone, ce ne sono stati altri molto peggiori.
Microsoft ha annunciato che dal 5 maggio Skype “chiude” definitivamente L'app non sarà più disponibile, chi ancora si ricorda le credenziali potrà usarle per accedere a Teams.
Alexander Payne sarà il presidente della giuria alla prossima Mostra del cinema di Venezia Il regista torna sul Lido dopo un'assenza di otto anni: l'ultima volta ci era stato per presentare il suo film Downsizing.
I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

La polveriera sull’Himalaya

Viaggio in Kashmir: gli indipendentisti rassegnati e una guerra pronta a riesplodere

04 Novembre 2011

Arrivando a Srinagar da Delhi, la prima sensazione è di essere ascesi a una sorta di paradiso terrestre. Vuoi per il clima, gentile e diverso dalla violenta umidità monsonica che abbraccia la capitale indiana. Vuoi per i colori, che fanno di tutto il Kashmir una fotografia in continuo movimento. «In realtà questo è un paradiso infernale», commenta un giovane attivista, membro del Jammu Kashmir Liberation Front (Jklf). L’organizzazione è una delle 26 realtà che compongo la cosi chiamata Hurriyat kashmira, la conferenza che si batte per l’autodeterminazione di questa terra spartita fra India e Pakistan.

Quello kashmiro è un conflitto dimenticato. Gli attori sono tre: il governo indiano, quello di pachistano e appunto la Hurryiat. I primi due premono sull’ultimo, la cui polverizzazione interna fa da ostacolo al sogno di autodeterminazione. «Noi non vogliamo dipendere da nessuno», dice un altro rappresentante del Jklf. Questa aspirazione alla libertà ha fatto sì che l’India inserisse il partito nella sua lista di gruppi terroristici. Una strumentalizzazione che impedisce un dialogo pacifico tra le parti.

Il Kashmir sarebbe un mondo bellissimo però. Difficile non farsi prendere dalla poesia del tramonto sul Lago Dal Lake a Srinagar, oppure non restare senza fiato di fronte alla muraglia rocciosa delle montagne: così vicine all’Himalaya eppure tanto simili alle Dolomiti. Una terra, questa, abitata da pastori nomadi, aggrappati ad antiche usanze tribali. Entrarvi in contatto non è solo una ricerca antropologica, bensì un’esperienza umana.

Il Kashmir sarebbe bellissimo se le sue strade non pullulassero di poliziotti e soldati indiani, tutti attrezzati in tenuta anti sommossa. Sninagar, a detta di Delhi, resta la città più pericolosa di tutta l’Unione. Per questo il governo federale vi tiene stanziato quasi un milione di uomini. Qui, viaggiatori e turisti (pochi a onor del vero) sono costretti a visitare una città che conserva ancora i volti dell’Impero Moghul, ma che oggi appare barricata.

Cavalli di frisia e posti di blocco segnano una Srinagar sempre più abbandonata a se stessa. E così monta il disagio della popolazione locale. Nell’estate 2010, quasi in totale silenzio, sono stati oltre 150 i morti durante gli scontri. I kashmiri non protestavano per l’indipendenza o l’autodeterminazione. Sì, certo, gli attivisti locali hanno schiacciato anche questo tasto. La massa, tuttavia, comincia a essere stanca anche di ambizioni tanto nobili quanto lontane dalla concretezza. E quindi si scaglia contro un governo indiano già compromesso in passato con episodi di persecuzioni, torture e stupri, e oggi rigido nell’opprimere un Kashmir desideroso unicamente di emanciparsi come realtà economica. «Che cosa ha fatto la Hurryiat in oltre vent’anni di lotta? Ha indetto scioperi e manifestazioni. Ma, al di là di morti e rappresaglie, il Kashmir non ha ottenuto nulla».

Emerge quindi un quarto attore, una popolazione kashmira, che cova un livore costante nei confronti dell’India, ma che inizia anche a disconoscere le istanze dell’attivismo. Molti esponenti del Jklf se ne stanno rendendo conto. La leadership dell’Hurryiat, al contrario, si sta dimostrando sorda ai campanelli di allarme per il rischio che la situazione sul terreno le sfugga di mano.

Questo è il Jammu Kashmir, il Kashmir indiano. Diverso è l’Azad Kashmir, controllato dal Pakistan e che, per questo, la sua libertà (Azad, appunto) lascia perplesso il visitatore. Dov’è la libertà nel Paese del terrore, della corruzione e dell’arretratezza? Il Kashmir pakistano è un mondo di confine in cui profughi indiani e società locale condividono le inefficienze che Islamabad concede quotidianamente a tutto il Paese. Mediamente in Pakistan ci sono quattro black out al giorno. Senza preavviso e con durate non inferiori alle due ore. Azad Kashmir compreso. Difficile vivere qui. Dove nemmeno il turismo – almeno nel Jammu Kashmir qualche straniero passa – riesce a compensare la miseria diffusa.

È un conflitto dimenticato? Sicuramente. Com’è però sempre pronto a esplodere. India e Pakistan si sono scontrati tre volte per il controllo della regione. E ciascuno si è accaparrato il diritto di costruire un proprio arsenale nucleare appunto per ragioni kashmire. È da questa regione che sgorgano i più grandi fiumi dell’intero subcontinente. Come potrebbe un piccolo Stato dissetare quel miliardo e mezzo di popolazione che abita in questa macroarea? È qui che si consuma l’onore di due popoli e due religioni – Islam e induismo – che, mai in passato, sono riusciti a convivere. Se non soggetti a un governo forte. Ma stiamo parlando dei Moghul.

Il Kashmir oggi resta la miccia nello scontro tra Delhi e Islamabad. Anzi, c’è chi dice che se l’India andasse a sostituire la Nato in Afghanistan, saprebbe come gestire il suo vicino pakistano e i bizzosi indipendentisti kashmiri. Basterebbe fare di tutti i problemi un fascio con i talebani. Del resto, agli indiani alletta l’idea di chiudere tre partite in una sola mano.

Articoli Suggeriti
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Leggi anche ↓
L’arte o la vita?

Le attiviste che hanno lanciato la zuppa di pomodoro sui Girasoli di Van Gogh hanno compiuto un gesto narrativamente perfetto ma che lascia un dubbio: si può discutere della crisi climatica compiendo azioni così radicali?

Ripensare tutto

Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.

Le scorie del dibattito sul nucleare italiano

Tra ministri dalle idee non chiarissime, popolari pagine Facebook e cartoni animati virali su YouTube, la discussione sull'atomo in Italia è una delle più surreali degli ultimi anni.

Il surreale identikit di uno degli autori dell’attentato a Darya Dugina diffuso dai servizi segreti russi

La Nasa è riuscita a registrare il rumore emesso da un buco nero

Un algoritmo per salvare il mondo

Come funziona Jigsaw, la divisione (poco conosciuta) di Google che sta cercando di mettere la potenza di calcolo digitale del motore di ricerca al servizio della democrazia, contro disinformazione, manipolazioni elettorali, radicalizzazioni e abusi.