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15:33 mercoledì 11 giugno 2025
Kanye West ha cambiato nome un’altra volta, adesso non si chiama più Ye ma Ye Ye Come in tutte le cose che lo riguardano, nessuno ha la più pallida idea del perché lo abbia fatto.
I BTS hanno finito la leva militare e stanno preparando il ritorno sulle scene Dopo due anni di assenza, la band è pronta a tornare insieme: ci sarebbe un evento già in preparazione nel 2025.
È uscito il primo trailer di Eddington, il “western pandemico” di Ari Aster Prodotto da A24, con protagonisti Joaquin Phoenix, Pedro Pascal ed Emma Stone, uscirà nell'autunno di quest'anno nelle sale italiane.
È partita la Marcia mondiale per Gaza, con l’obiettivo di interrompere l’assedio di Israele alla Striscia Al momento sono in viaggio mille persone, verso Rafah. Altre migliaia dovrebbero unirsi alla Marcia al Cairo, ma gli ostacoli sono molti.
Il video ovviamente falso di un canguro che fa il check-in in aeroporto è stato ovviamente preso per vero da un sacco di persone È stato generato con l'AI e non si capisce come sia stato possibile che così tanto persone abbiano pensato fosse vero.
Con Frederik Forsyth muore l’ultimo grande scrittore di spionaggio che fu anche una vera spia Come John Le Carré e Graham Green, lo scrittore trasformò la sua esperienza nell'MI6 in best seller letti in tutto il mondo.
La Birkin di Jane Birkin andrà all’asta Se state pensando di acquistarla, sappiate che è molto usurata, piena di lesioni e visibilmente invecchiata.
A 82 anni è morto Sly Stone È stato uno dei padri del funk, del soul, della psichedelia, una leggenda della musica afroamericana.

La globalizzazione sta finendo?

08 Aprile 2016

Su Quartz è apparso un articolo che analizza un trend socio-economico che sta caratterizzando i nostri tempi, partendo da una notizia di questi giorni: ieri un report di Reuters segnalava che l’Unione europea stava valutando se introdurre l’obbligo di un visto per i cittadini nordamericani che intendono visitare il continente. Per quanto la proposta sia di difficile realizzazione, oltre che intuitivamente controproducente, il sito scrive che la notizia segnala un «contraccolpo negativo molto reale alle dottrine pro-globalizzazione degli ultimi 25 anni».

Di recente il Wall Street Journal aveva sostenuto che le forze che costituiscono il motore primario della globalizzazione – il commercio internazionale in ascesa e la circolazione dei capitali – hanno subito una battuta d’arresto, principalmente per un fattore della globalizzazione che al momento sta dividendo l’opinione pubblica: la circolazione di persone. Tra le promesse del candidato alla Casa Bianca Donald Trump di costruire un muro impenetrabile al confine tra Stati Uniti e Messico e la crisi dei rifugiati in Europa, che in Germania ha costretto Angela Merkel a fare i conti con un calo di voti nelle ultime elezioni statali, le questioni legate all’immigrazione sono diventate la spina nel fianco del sistema globalizzato.

Da una parte il sentimento anti-immigrati, esasperato da atti terroristici come quelli di Parigi e Bruxelles, si basa su questioni non legate agli aspetti economici, come rilevato da diversi studi accademici. Dall’altra a pesare, scrive Quartz, è «l’incapacità della globalizzazione di produrre veri guadagni per la maggior parte della popolazione nelle nazioni ricche». Nel suo recente Global Inequality, l’ex economista della Banca mondiale Branko Milanovic sostiene che per quanto la globalizzazione abbia generato innegabili benefici, la maggior parte di questi ultimi sono ripartiti tra coloro che si trovavano alla base della piramide della distribuzione della ricchezza mondiale (chi ha sconfitto la povertà in Asia, ad esempio) e il famigerato 1% dei super-ricchi. Per gli altri, gli appartenenti a quel variegato insieme definito classe media, negli ultimi decenni ci sono stati «eccezionalmente pochi miglioramenti» nelle condizioni di vita.

quartz

Provando a tirare le fila della questione, Quartz dice che «a meno che la globalizzazione non inizi a restituire benefici reali e riconoscibili agli elettori delle nazioni ricche, la prossima generazione verosimilmente erediterà un mondo con molte più barriere».

Immagine: i vent’anni della caduta del muro di Berlino (Sean Gallup, Getty Images)
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