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20:58 mercoledì 19 novembre 2025
Il guasto di Cloudflare è stato così grave che ha causato anche il guasto di Downdetector, il sito che si occupa di monitorare i guasti su internet Oltre a X, ChatGPT, Spotify e tanti altri, nel down di Cloudflare è andato di mezzo anche il sito a cui si accede quando tutti gli altri sono inaccessibili.
Il nuovo film di Sydney Sweeney sta andando così male che il distributore si rifiuta di rivelarne gli incassi Christy sembra destinato a diventare il peggior flop dell'anno, il quarto consecutivo nel 2025 dell'attrice.
Diversi grandi hotel sono stati accusati di fare offerte ingannevoli e fuorvianti su Booking L’authority inglese che si occupa di pubblicità ha scoperto che quelle convenientissime offerte non sono mai davvero così convenienti.
Gli scienziati hanno scoperto che il primo bacio sulla bocca è stato dato 21 milioni di anni fa E quindi non se l'è inventato l'homo sapiens ma un ominide, un antenato comune di uomini, scimpanzé, gorilla e orango, animali che infatti si baciano.
Non si capisce bene perché ma Nicki Minaj è andata alle Nazioni Unite a parlare dei cristiani perseguitati in Nigeria Sembra che a volerla lì sia stato Trump in persona, dopo che in più occasioni Minaj gli ha espresso pubblico supporto sui social.
La nuova tendenza nell’industria del beauty è vendere prodotti di bellezza anche a bambine di 3 anni Da anni si parla di Sephora Kids, ma adesso ci sono storie che riguardano bambine addirittura più piccole.
Il Ceo di Google ha detto che nessuna azienda si salverebbe dall’eventuale esplosione della bolla dell’intelligenza artificiale Sundar Pichai ha detto che la "corsa all'AI" è un tantino irrazionale e che bisogna fare attenzione: se la bolla scoppiasse, nemmeno Google uscirebbe indenne.
La cosa più discussa del prossimo Met Gala non è il tema scelto ma il fatto che lo finanzierà Jeff Bezos Il titolo e il tema del Met Gala di quest'anno è Costume Art, un'edizione realizzata anche grazie al generoso investimento di Bezos e consorte.

La fine del Guardian di carta?

Si parla (con smentita) di possibile chiusura dell'edizione cartacea del quotidiano. Aggiornamento del bollettino di guerra

17 Ottobre 2012

Se ne parla sempre tanto (troppo?) e ormai pure da tanto della fine dei giornali di carta come li abbiamo conosciuti.
Ognuno ha il suo punto di vista, molti lo cambiano in corsa, nessuno ha la verità in tasca o la capacità di prevedere il futuro (neanche i cosiddetti esperti: diffidatene, i giornali non sono scienza).
Il dato innegabile sono i conti economici fortemente in rosso dell’industria editoriale. Un segno meno gigantesco (che, a dirla tutta, riguarda tutta l’industria: carta, digitale e supporti vari ed è forse sul modello generale di business che andrebbe fatta una riflessione seria più che sui tagli verticali sui singoli supporti).
Sta di fatto che veri e propri bollettini di guerra si alternano a dati che, se letti nel giusto modo, confortano invece i più ottimisti sulla sopravvivenza di un certo di tipo di informazione cartacea.
La puntata di oggi è un retroscena sul Guardian.
Il direttore  Alan Rusbridger soltanto la settimana scorsa durante un dibattito al festival di Internazionale ha più o meno sostenuto che i tanti soldi che il suo giornale perde sono un investimento sulla ricerca del modello di giornalismo giusto per il futuro.
Ma a quanto scrive in queste ora la media editor del Telegraph, Katherine Rushton, il management del noto quotidiano liberal inglese non la pensa esattamente come il suo direttore e sta considerando seriamente di chiudere, in tempi relativamente stretti, l’edizione cartacea del Guardian, isolando di fatto Rusbridger, per concentrarsi sull’espansione digitale americana del giornale. Che questo eventualmente basti a sistemare le cose è tutto da vedere; che permetta di fare dei tagli sui costi è fuori discussione.
Qui l’articolo del Telegraph.

Aggiornamento: il Guardian smentisce tramite il blog di Greenslade.

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