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I fratelli Gallagher si sono esibiti insieme per la prima volta dopo 16 anni In un circolo operaio a Londra.

La bolla Salvini

Il carisma e le abilità del segretario della Lega sono sotto gli occhi di tutti. Ma fino a dove potrà arrivare? E davvero può essere lui l'alternativa a Renzi? Ragionamenti sul fenomeno politico del momento, con molti limiti.

08 Dicembre 2014

Lo chiamano dovunque e il perché si capisce facilmente. Nell’era del renzismo assoluto trovare un’opposizione non è affare semplice e lui in fondo rende meglio di chiunque altro. Meglio di un politico di Forza Italia, che un po’ sostiene Renzi e un po’ no, e in televisione quando sei un po’ di qua e un po’ di là e come se non esistessi. Meglio di un politico della sinistra del Pd, perché dopo aver spremuto Fassina e D’Attorre e Civati rimane poco e anche il Pd più di tanto non riesce a essere anti renziano. Meglio di un politico di Sel, perché se dici che il renzismo fa schifo e poi ti ci allei nelle regioni sei credibile fino a un certo punto. Meglio di un politico del Movimento 5 stelle, che in televisione semplicemente non ci va.

Matteo Salvini, al netto dell’ascella offerta ai lettori sulle pagine di Oggi, non è solo il politico del momento e uno dei leader più popolari d’Italia ma è anche uno dei leader che in televisione funziona meglio perché sa come si gioca con i conduttori e con gli ospiti e con i telespettatori: frasi brevi, ragionamenti lineari, concetti chiari, affondi mirati, provocazioni studiate, due numeri messi qua e là per fare un po’ di scena, una sfarinata di populismo, una battuta, un ruttino qua e là e alla fine il messaggio passa, eccome se passa. Renzi? Simpatico, ma cialtrone. Grillo? Comico e cialtrone. Alfano? Cialtrone senza essere comico. Berlusconi? Simpatico milanista. L’Euro? Non da riformare ma da superare. L’immigrazione clandestina? Niente mediazioni: fermare tutti. E così via.

L’abilità dialettica di Salvini ha un suo impatto indiscutibile e la velocità con cui il segretario gioca con le parole è un punto di forza della narrazione salviniana. Si dirà: ma questo Salvini è davvero così inattaccabile? E questo Salvini, soprattutto, costituisce davvero per Renzi una minaccia così insidiosa? Proviamo a ragionarci. L’audience televisivo – escolato ai piccoli ma non mostruosi progressi registrati negli ultimi mesi dalla Lega – è più o meno come una droga e la verità è che per Renzi, oggi, non ci potrebbe essere avversario più azzeccato di Salvini.

Il segretario della Lega, così dicono anche i flussi elettorali dell’Emilia Romagna, toglie voti non al Pd ma esattamente ai suoi nemici.

Primo: il segretario della Lega, così dicono anche i flussi elettorali dell’Emilia Romagna, toglie voti non al Pd ma esattamente ai suoi nemici, ovvero al Movimento 5 Stelle e anche a Forza Italia, e un assist migliore per Renzi non ci sarebbe potuto essere.

Secondo: l’affermazione di Salvini porta (e porterà) anche Forza Italia a inseguire su molti temi la Lega, e un giorno chissà magari anche sull’Euro, e l’allargamento del campo da gioco permetterà sempre di più a Renzi di essere l’approdo unico del voto moderato.

Terzo: l’ascesa di Salvini potrà avere anche molti lati positivi per il centrodestra (e sul tema tasse, oggi, Salvini, che non ha mai fatto parte di nessun governo, è più credibile di molti ex ministri del Pdl che propongono di abbassare le tasse dopo non averle abbassate quando erano loro che stavano al governo) ma al netto di alcuni contenuti che saranno destinati ad affermarsi (anche sull’immigrazione), Salvini è e resterà sempre un leader che rappresenta un partito che potrà valere al massimo il dieci o il tredici per cento dell’elettorato, nulla di più. E i paragoni con la Le Pen potranno essere suggestivi quanto vogliamo ma l’Italia non è la Francia e la Francia soprattutto non ha un fenomeno come il Movimento 5 stelle e per quanto Salvini possa essere bravo prima di svuotare il 5 stelle di tempo ce ne vorrà.

Con quale credibilità il leader di un partito che ha nel suo statuto il dogma dell’indipendenza della Padania può pensare di di chiedere al nord Europa di smettere di trattare l’Italia come se fosse un paese di terroni?

Questo dunque vale per il ragionamento politico generale. Ma oltre a questo dato ce ne sono due ulteriori che vanno segnalati, e che nel merito rendono la proposta di Salvini contraddittoria, e dunque debole.  Sull’Euro, per esempio, il segretario della Lega non solo ha cambiato radicalmente idea nel giro di pochi mesi («La Lombardia e il Nord l’euro se lo possono permettere. Io a Milano lo voglio, perché qui siamo in Europa. Il Sud invece è come la Grecia e ha bisogno di un’altra moneta. L’euro non se lo può permettere»: Ansa, 2 ottobre 2012) ma anche la sua linea d’attacco a volerla osservare con un po’ di malizia è curiosa: con quale credibilità il leader di un partito che ha ancora nel suo statuto, all’articolo 1, il dogma dell’indipendenza della Padania, e dunque della sostanziale differenza e lontananza tra Nord e Sud Italia, può pensare di di chiedere al nord Europa di smettere di trattare l’Italia come se fosse un paese di terroni?

Il secondo elemento, sul quale il messaggio di Salvini spesso si infrange come un’onda sugli scogli, è legato al futuro della Lega. Oggi la Lega ha gioco facile a dire noi stiamo da soli, non ci alleiamo con nessuno, non ne vogliamo sapere niente di Alfano, fino a che Forza Italia non cambia ce ne stiamo per i fatti nostri, eccetera eccetera, ma siccome gli elettori non sono stupidi tutti sanno che il destino della Lega è quello di andarsi a ricongiungere con gli odiati cugini di centrodestra, e tutti sanno che la stessa Lega che oggi fa prot, spurz e fuck a Ncd, Forza Italia e compagnia, quando si andrà a votare si andrà a legare agli stessi partiti dai quali oggi si dichiara distante. La spia del futuro che sarà, e che trascina la Lega su un percorso molto simile a quello imboccato nel passato dai suoi predecessori, speriamo però senza diamanti in Tanzania, è rappresentata dalla fotografia plastica delle alleanze di oggi. Non a livello nazionale ma a livello locale. E se fosse vero, per dirne una, che la Lega vuole mostrare la sua lontananza dai democristiani all’Alfano non si capisce per quale ragione la Lega, con Alfano, ci governa due regioni: Lombardia e Veneto.

La forza di Salvini è dunque evidente e perfettamente spiegabile e non è detto che la sua progressione faccia male al centrodestra. Ma le ragioni del suo essere minoritario e popolare più in televisione che nel paese è inscritta nel suo dna. Basta saperlo leggere, il resto vedrete che verrà da solo.

Nella foto: Salvini alla manifestazione di Milano di ottobre (Getty Images).

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