Andy Byron e Kristin Cabot, loro malgrado, sono diventati la coppia più famosa di tutta internet.
Kristin Cabot, la donna del cold kiss-gate, ha detto che per colpa di quel video non trova più lavoro e ha paura di uscire di casa
Quel video al concerto dei Coldplay in cui la si vedeva insieme all'amante è stata l'inizio di un periodo di «puro orrore», ha detto al New York Times.
Dopo mesi di silenzio, la protagonista del cosiddetto “cold kiss-gate“, Kristin Cabot, ha concesso un’intervista al New York Times. Breve recap per chi non ricordasse o non sapesse nulla del “cold kiss-gate”: nello scorso giugno, durante un concerto dei Coldplay a Boston, Cabot è finita sul maxischermo mentre se ne stava abbracciata a un uomo, Andy Byron, che poi si è scoperto essere il suo amante, un uomo sposato e pure il capo dell’azienda, Astronomer, della quale Cabot era responsabile delle risorse umane. Video diventato virale, grasse risate, posticce indignazioni, lui divorzia e viene costretto alle dimissioni dal consiglio di amministrazione, lei viene licenziata e prova a ritirarsi a vita privata. Sei mesi dopo, Cabot definisce quei giorni come un momento di «puro orrore».
Nell’intervista c’è il racconto delle conseguenze dello scandalo. Cabot spiega che quel video le ha rovinato e continua a rovinarle la vita e la carriera. Dopo aver lasciato il posto da responsabile delle risorse umane di Astronomer, infatti, non è più riuscita a trovare lavoro. Cabot racconta di colloqui interrotti bruscamente non appena l’interlocutore scopriva che lei era la donna ripresa in quel video. Per provare a superare la situazione ha dovuto assumente addirittura un crisis manager (che non si è rivelato utilissimo, ci permettiamo di sottolineare). Cabot dice di aver ricevuto centinaia di minacce e insulti negli scorsi sei mesi, e di essere diventata un bersaglio non solo online ma anche nella vita vera, alle stazioni di servizio o al supermercato. Racconta che i suoi due figli hanno avuto paura di farsi vedere in pubblico con lei, temendo di essere riconosciuti o presi di mira, e sottolinea anche di aver pagato conseguenze molto più gravi rispetto a Byron, perché in queste circostanze è sempre la donna che viene tratta come la “sfasciafamiglie”.
Rimanere lontana dai riflettori, spiega, non ha migliorato la situazione. È per questo che, a mesi di distanza, ha deciso di parlare pubblicamente: «Perché il silenzio non stava aiutando né me né i miei due figli». Cabot dice di voler far capire che è possibile commettere errori anche gravi senza per questo dover essere costretti ad accettare minacce, insulti e umiliazioni, in un ciclo di pubblica umiliazione che non conosce fine.
Con tanto di lettera indirizzata a tutti i Ceo delle aziende Fortune 500, invitati a vedere il film il 17 dicembre a New York alle ore 17 locali.
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