Attualità

Piccoli lettori non crescono

Il progetto Kinder Guides vuole spiegare i classici ai bambini, ma descrivergli un sapore non è abbastanza per convincerli ad assaggiare il cibo nel piatto.

di Arianna Giorgia Bonazzi

Il 16 ottobre escono le prime quattro Kinder Guides, dell’omonimo editore americano fondato da Melissa Medina e Fredrik Colting. Si tratta dei primi titoli di cinquanta classici della letteratura spiegati ai bambini (quindi non adattati, non tagliuzzati, non riscritti per loro, ma proprio spiegati, proprio “for dummies”). Il pay-off è: i classici non hanno età, e nemmeno i lettori. Ma sarà proprio così?, ha obiettato su un blog del Guardian Alison Ford, la mamma scrivente più rapida a porre questa antipatica domanda. Il suo articolo naturalmente inizia con «mia figlia ha cinque anni e non ha ancora l’attenzione necessaria a leggere Tolkien«, e conclude dicendo che «i nostri figli non hanno proprio bisogno di un picture-book di On the road, perché non è il caso di correre quando c’è già tanta bella letteratura per l’infanzia«.

Tra i primi quattro titoli lancio della Kinder Guides c’è davvero Jack Kerouac, non era un’iperbole, e gli altri saranno 2001: Odissea nello spazio di Arthur Clarke, Colazione da Tiffany di Truman Capote, e Il vecchio e il mare di Hemingway. Seguiranno, per dirne alcuni, Cent’anni di solitudine, 1984, Il giovane Holden, L’uccello che girava le viti del mondo, Anna Karenina, Comma 22. Il primo istinto è quello di rivolgere un pizzico di riprovazione a tutti quegli editori cultori del bello fine a sé stesso, che, con la scusa di dare fiducia ai bambini e educarli alla bellezza, rischiano sempre di perdere di vista il destinatario delle loro produzioni, finendo per conquistare più che altro un pubblico di esteti snob, che a loro volta propinano gli arcani libri d’arte a figli perennemente messi alla prova.

Brazilian Artists Create Labyrinth Using 250,000 Books

In questo caso, però, più che criticare l’impazienza dei genitori wannabe, o il velleitarismo dell’editore (che per una volta non mi sembra il motore dell’impresa) è interessante capire il ragionamento alla base della selezione dei titoli. Sei anni fa ho lavorato a un progetto molto simile. Si chiamava Save the Story (pay off: grandi scrittori, piccoli lettori, storie immortali), e avevamo chiesto a undici grandi scrittori di raccontare a parole loro (ma con frasi brevi, e capitoli lunghi 5 minuti) il loro classico preferito, tra una lista di titoli selezionati dalla redazione con una cura maniacale (e con un criterio finale totalmente incomprensibile dall’esterno, temo). Mi pare che qualcosa di simile sia capitato anche a Medina e Colting con le loro guide, che finiranno per attirare schiere di genitori scandalizzati a chiedersi perché proprio La fattoria degli animali. L’idea di partenza delle Kinder Guides è la stessa di Save the Story: il settore della letteratura per ragazzi è in continua espansione, ma crescendo i bambini leggono sempre meno, e i classici stanno morendo. Così, dobbiamo salvare e i classici e i bambini facendoli incontrare.

Noi di Save the Story, un progetto di Alessandro Baricco edito da Repubblica, avevamo scartato brutalmente l’epica e i classici già tradizionalmente proposti ai ragazzi e abbondantemente adattati in tutta Europa sotto forma di albo, fumetto, libretto profumato, cofanetto, graphic novel: quindi i vari Tom Sawyer, L’isola del tesoro, Piccole donne (sorprendentemente incluso nella Kinder Guides). Ne era risultata una lista di capolavori decisamente per adulti, che i bambini non avrebbero avuto l’occasione di approcciare altrimenti, e con quella qualità, a meno che non fossero i nipoti di Umberto Eco, Camilleri, Mario Vargas Llosa, Dave Eggers o Abraham Yehoshua. Il criterio di selezione di Kinder Guides mi sembra lo stesso. E coincide anche il target dei due progetti, insolitamente ampio per l’editoria di settore: dai 6 in su, ovvero dal periodo in cui la lettura è ancora somministrata dai genitori, ai quali magari non dispiace riprendere, nella comoda durata di un episodio televisivo, Delitto e castigo.

L’operazione è così dissacrante che offre il fianco all’indignazione di tanti genitori sempre pronti a spaccare il capello in quattro attorno alla purezza di qualsiasi proposta innovativa rivolta ai loro figli. In effetti, la maggior parte delle amorevoli madri che conosco esprimerebbe quantomeno delle perplessità a leggere il Don Giovanni a un bambino o a una bambina di prima elementare, per i quali il senso dell’esistenza dell’altro sesso sulla Terra è totalmente astruso. Dunque, cosa funziona e cosa non funziona nelle Kinder Guides? Io ne ho potute leggere due in anteprima e mi è bastato per farmi delle idee. In partenza, non nutrivo il pregiudizio della giornalista del Guardian: proprio pochi giorni prima della notizia parlavo con mio marito di quanto sarebbe stato bello far vedere ai nostri figli The Millionaire di Danny Boyle, ma senza la scena in cui cavano gli occhi a un bambino.

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Così, ho istintivamente pensato: quanto sarebbe esaltante leggere loro Comma 22, ma senza tutta quella guerra; Il grande Gatsby con bel po’ meno di dissoluzione; o Cime tempestose, senza dover prima affrontare il discorsetto sull’educazione sessuale. Però allo stesso tempo: quanto sarebbe impossibile capire Gita al faro senza tutto quel flusso di coscienza, raccontare Anna Karenina a uno che ha baciato solo i genitori e leggere George Orwell mentre a scuola stai studiando la preistoria. Tuttavia, non sono arrivata alla ovvia conclusione che l’operazione sia fallimentare. Penso che a volte sia necessario fare intravedere ai bambini la meraviglia “proibita” della serata da grandi che si svolge oltre la porta della loro cameretta: “Okay, stasera puoi rimanere alzato dieci minuti a vedere questo film con me, a patto che non ci parli sopra”.

Alcuni titoli scelti dalle Kinder Guides si prestano molto bene a introdurre i bambini nello scintillante club degli adulti (parlo ovviamente delle cose migliori che questo ha da offrir loro). Ad esempio, Il vecchio e il mare, col piccolo Santiago a fare da compagno e da guida al bambino lettore. Mi posso immaginare che tra questi ci siano anche Il buio oltre la siepe, Il giovane Holden o Midnight Children di Salman Rushdie. Posso anche dire, avendola letta, che la guida di Colazione da Tiffany non ne fa parte: il senso dell’intera vicenda e del rapporto tra i protagonisti sfugge totalmente al lettore, dovendo soprassedere su concetti come la gelosia, il tradimento, la depressione, la mondanità, l’aborto, l’omosessualità latente. Ne esce una storia disossata e privata di cuore: una storia che non sta in piedi e che non palpita di vita. E quindi, non una guida, ma il contrario di guida: non so, una cosa che ti manda a perdere.

Kinder Guides è un esperimento interessante, ma avrebbe dovuto raccontare il raccontabile con magia

Il problema principale del progetto, tuttavia, è il trattamento. Al di là del fatto che non tutti i titoli resistono a una censura, il punto è che anche i titoli più accattivanti per i bambini vengono riassunti, anziché raccontati. Non si può convincere un bambino a mangiare un cibo descrivendogli un sapore, si può provare a impiattare a forme di faccina sorridente (e questa funzione è svolta da curate illustrazioni), ma comunque è il sapore che lo convincerà, alla fine. L’intera operazione è tipo un “aspetta che ti spiego un po’ com’è leggere Orgoglio e pregiudizio”, anziché un “senti come suona questa Jane Austen”. Kinder Guides è un esperimento interessante da molti punti di vista, nell’ottica del salvataggio di un patrimonio, ma avrebbe dovuto raccontare il raccontabile con magia; trovare una voce vicaria del grande autore che voleva presentare ai bambini. La sinossi, invece, è un format scolastico per definizione, e i quiz alla fine del libro peggiorano le cose.

Due anni fa, la società di prodotti innovativi per l’infanzia Timbuktu Lab, con cui collaboro, ha realizzato una versione interattiva in rima di Romeo e Giulietta, e alla fine c’erano i test: Romeo è un Montecchi o un Capuleti? Mio figlio (voglio mettercelo anch’io) a cinque anni masticava una tragedia shakespeariana. Quindi quel libro serviva? Secondo me sì. Ma in più, era raccontato con poesia. Persino il test finale acquistava senso, nel formato interattivo: perché quando rispondevi correttamente, il mostro che ti interrogava perdeva un ciuffo di peli. C’era anche la possibilità di optare per un finale alternativo e salvare i due innamorati, preparando loro un veleno poco potente, pieno di frutta e verdura.

Nelle immagini: ragazzini percorrono “aMAZEme”, un labirinto di libri allestito al The Southbank Centre di Londra dagli artisti brasiliani Marcos Saboya e Gualter Pupo nel 2012 (Peter Macdiarmid/Getty Images)