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A causa della crescita dell’industria del benessere, l’incenso sta diventando un bene sempre più raro e costoso
La domanda è troppa e gli alberi che producono la resina da incenso non bastano. Di questo passo, tra 20 anni la produzione mondiale si dimezzerà.
Negli ultimi anni, alla crescita dell’industria del benessere (il cui valore è stimato oggi intorno ai 5 bilioni e mezzo di dollari) è corrisposto un aumento della domanda di incenso, usato da moltissime persone in tutto il mondo come “sottofondo olfattivo” per meditazione e yoga. Come spesso capita quando il mercato inizia a chiedere un bene con sempre più insistenza e in sempre maggiore quantità, il risultato di questo boom dell’incenso è una crisi ambientale. Come scrive Lauren Hadeed su Bbc, già nel 2019 una ricerca pubblicata su Nature spiegava che il 75 per cento delle popolazioni di albero Boswellia – la principale fonte di resina per incensi, presente soprattutto in Etiopia, Somalia e Sudan – mancava di giovani alberi e che il naturale processo rigenerativo di quelli adulti era «fermo da decenni» a causa dell’invadenza degli animali da pascolo, della frequenza degli incendi e dell’eccessiva estrazione di resina. Secondo questa ricerca, in mancanza di iniziative a protezione dell’albero Boswellia, tra vent’anni la produzione di incenso verrà dimezzata.
Il problema non è solo ambientale, però. L’industria dell’incenso è una estremamente redditizia in Occidente ma scarsissimamente regolata nei Paesi del Corno d’Africa che costituiscono il primo anello di questa catena produttiva: non ci sono regole certe che proteggano gli alberi Boswellia da un eccessivo sfruttamento né i lavoratori che raccolgono la resina, spesso maltrattati e sottopagati. In diversi casi, queste persone sono costrette a turni massacranti e vengono pagate in base alla quantità di resina che riescono a raccogliere nella giornata. Anche nel caso in cui dovesse riuscire a raccogliere una enorme quantità di resina, il lavoratore guadagnerà comunque molto poco: se la resina in Occidente viene venduta a un prezzo che va da un minimo di 60 a un massimo di 100 dollari al kilo, la persona che l’ha raccolta guadagna nella migliore delle ipotesi cinque dollari al kilo, nella peggiore a stento due.
Il problema fondamentale è che gli alberi Boswellia non sono fatti per produrre così tanta resina. Il tradizionale processo di estrazione prevede una piccola incisione sulla corteccia dell’albero, dalla quale cola la resina che poi si solidifica fino a formare dei piccoli cristalli chiamati lacrime. Prima che la domanda di incenso esplodesse, i raccoglitori di resina sapevano di non poter chiedere troppo agli alberi e sapevano che sfruttarli avrebbe causato dei danni gravi e talvolta irreparabili: secondo una ricerca del 2022, un albero di Boswellia impiega dieci anni, e talvolta anche di più, per guarire dai danni causati dallo sfruttamento. Tutto questo si concilia malissimo con il fatto le più recenti proiezioni dicono che il mercato dell’incenso raddoppierà il suo valore entro il 2032, passando 363 milioni di dollari a più di 700.
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