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06:26 venerdì 24 ottobre 2025
Nelle recensioni di Pitchfork verranno aggiunti il voto dei lettori accanto a quello del critico E verrà aggiunta anche una sezione commenti, disponibile non solo per le nuove recensioni ma anche per tutte le 30 mila già pubblicate.
Trump ci tiene così tanto a costruire un’enorme sala da ballo alla Casa Bianca che per farlo ha abbattuto tutta l’ala est, speso 300 milioni e forse violato anche la legge Una sala da ballo che sarà grande 8.361 e, secondo Trump, assolverà a un funzione assolutamente essenziale per la Casa Bianca.
L’episodio di una serie con la più alta valutazione di sempre su Imdb non è più “Ozymandias” di Breaking Bad ma uno stream di Fortnite fatto da IShowSpeed Sulla piattaforma adesso ci sono solo due episodi da 10/10: "Ozymandias" e “Early Stream!”, che però è primo in classifica perché ha ricevuto più voti.
Sono passati 26 anni dai Soprano e finalmente David Chase si è deciso a fare una nuova serie tv Racconterà la storia del famigerato programma MKUltra della Cia, una serie di angoscianti esperimenti sugli esseri umani per ottenere il "controllo della mente".
A Los Angeles hanno organizzato una proiezione di Bugonia solo per persone pelate o disposte a farsi rasare a zero prima di entrare È anche una maniera per sentirsi vicini a Emma Stone, che per la sua interpretazione nel film ha deciso anche lei di rasarsi a zero.
ATM ha messo online l’archivio delle sue vecchie campagne e sono bellissime I manifesti, i depliant e le locandine di Azienda Trasporti Milanesi riflettono l’evoluzione del costume e della società milanese.
Anche quest’anno, il solito Tommaso Debenedetti ha diffuso la solita fake news sull’improvvisa morte del vincitore del Nobel per la Letteratura L'autodefinitosi «campione italiano della menzogna» prosegue così la sua lunga striscia di bufale a tema letterario, stavolta la vittima è László Krasznahorkai.
ChatGPT ha lanciato il suo browser con il quale vuole fare concorrenza a Google Chrome Si chiama Atlas, integra l’AI sin dalla barra di ricerca e aspira a insidiare il primato del web browser più utilizzato al mondo di Chrome.

Il sacco di Roma

L'Italia è, calcisticamente, fuori dal mercato. Ma la passione non trattiene i campioni, gli investimenti sì

22 Agosto 2012

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura. Nera, come il petrolio. Preziosa, come i milioni che vi luccicano dentro. Hanno conquistato questo avamposto chiamato Serie A, un tempo ricco e invidiato, come si conquista un accampamento di disperati. Come Panzer tedeschi contro la cavalleria polacca. Senza troppi sforzi, senza troppa pietà. Da nord a sud, senza patemi geografici e politici. Quelle beghe le lasciano a noi, provinciali. Thiago Silva, Ibrahimovic, Lavezzi, Verratti. Prima erano stati Balotelli, Kolarov, per poco non è stato De Rossi. Anche Ramirez, uruguayano, giovane e forte e destinato a un avvenire di successo, preferisce il Southampton all’Inter, campione d’Europa di due anni fa.

Siamo, in Italia, all’autarchia da calciomercato, e non per scelta: per costrizione. Ci abbiamo provato a sognare il campione, il Van Persie che lascia Londra per Torino ma, appunto, la velleità è rimasta onirica. D’altronde la Juventus è la più furba, lungimirante, la più europea di queste venti squadre che formano la Serie A. Ha comprato dall’Italia il meglio che c’era, e si è concessa pure un vizio di oltremanica, una furberia di Marotta che ha fatto arrabbiare Sir Ferguson.

E le altre? Le sette sorelle sono invecchiate, sono rimaste zitelle nel loro sogno di una bellezza che non c’è più, e perdono i gioielli e collezionano bigiotteria a buon mercato. Ci infervoriamo per lo scambio dell’estate, Cassano per Pazzini. Un tempo ci si scambiavano i Seedorf, i Vieri, perfino gli Ibrahimovic. Sì, è triste vedere i baratti a costo quasi zero di due regine deposte e invecchiate, che si scambiano anelli di vetro fingendo siano diamante.

Se non fosse bastato l’ultimo lustro a livelli di eccellenza, l’Europeo della castrata revanche tricolore ha eletto Daniele De Rossi come uno dei migliori centrocampisti del mondo. Ha bussato alla porta della Roma, allora, Mansur Bin Zayd al Nahyan, nome strano, così barbaro all’orecchio dolce e languido dell’italiano. Mansur porta con sé una dote di 55 milioni di euro, più 9 di ingaggio per il Capitan di un Futuro che forse, nei giorni scorsi, ha vacillato almeno un po’. Zeman, silenzioso San Francesco pauperistico, ha opposto un silenzioso e fermo rifiuto. La Curva Sud, nella prima apparizione all’Olimpico, ha stappato la miglior bottiglia del “core de Roma”: cori, passione, striscioni. Danié, nun ce lassà. De Rossi non si tocca, per i più duri.

Ma è tutto qui quello che abbiamo da mettere sulla bilancia? Il nostro solito, decantato, enorme “amore”? L’assicurazione di una maglia ritirata e di una piccola fetta di eternità capitolina? Le bandiere, le lacrime, gli abbracci? Sì, è tutto qui. Come al solito, d’altronde. E prima o poi finirà. Perché il sentimentalismo tipico italiota è bello, è sano, è pure diventato Docg probabilmente. Ma non funziona con tutti, non più. Non è funzionato con Kakà, con Thiago, forse non funzionerà domani con Cavani (e dire che se non funziona a Napoli…).

Piangiamoci allora un po’ addosso, perché è anche questo un marchio registrato tutto nostro. Ma poi alziamoci, e cerchiamo di rimboccarci le maniche. Con la “Grande Famiglia Milan”, con il “Core de sta città” e altri bei trucchi si rendono più dolci le vittorie, più gustose le torte, più pirotecniche le feste. Ma per festeggiare bisogna vincere. E per vincere serve oculatezza, investimento, pianificazione. Servono strutture. Modernità e pazienza. Il sacco di Roma è iniziato da tempo: cerchiamo di lavorare per il Rinascimento, ora.

Foto: Claudio Villa/Getty Images

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