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L’annuncio dell’arrivo a Venezia di Emily in Paris lo ha dato Luca Zaia Il Presidente della Regione Veneto ha bruciato Netflix sul tempo con un post su Instagram, confermando che “Emily in Venice” verrà girato ad agosto in Laguna.
Ancora una volta, l’attore Stellan Skarsgård ha voluto ricordare il fatto che Ingmar Bergman era un ammiratore di Hitler «È l’unica persona che conosco ad aver pianto quando è morto Hitler», ha detto. Non è la prima volta che Skarsgård racconta questo lato del regista.
Superman non ha salvato solo la Terra ma anche Warner Bros. La performance al botteghino dell'Uomo d'acciaio è stata migliore delle aspettative, salvando lo studio dalla crisi nera del 2024. 
Cosa si dice del nuovo sequel di Trainspotting, Men in Love Pare sia molto lungo, abbastanza nostalgico e con dei passaggi notevoli in cui Irvine Welsh si dimostra ancora in forma.
I Talebani hanno fatto un assurdo video promozionale per invitare i turisti americani a fare le vacanze in Afghanistan Il video con la sua surreale ironia su ostaggi rapiti e kalashnikov, mira a proporre il paese come meta di un “turismo avventuroso”.
Justin Bieber ha pubblicato un nuovo album senza dire niente a nessuno Si intitola Swag e arriva, a sorpresa, quattro anni dopo il suo ultimo disco, anni segnati da scandali e momenti difficili.
Damon Albarn ha ammesso che la guerra del Britpop alla fine l’hanno vinta gli Oasis Il frontman dei Blur concede la vittoria agli storici rivali ai fratelli Gallagher nell’estate della loro reunion.
La nuova stagione di Scrubs si farà e ci sarà anche la reunion del cast originale Se ne parlava da tempo ma ora è ufficiale: nuova stagione in produzione, con il ritorno del trio di protagonisti.

Il populista compassionevole

Su Di Maio, Fico e sul loro non muovere un dito, assecondare Salvini in tutto per poi, solo a giochi fatti, blaterare di valori.

07 Gennaio 2019

Si dice spesso che in Italia i populismi siano due, uno di destra e uno di sinistra, uno molto cattivo e l’altro, per dir così, molto insicuro: il tipico ragazzo fragile e facilmente influenzabile, che si lascia traviare dalle cattive compagnie. Da una parte ci sarebbe dunque il populismo cattivista di Matteo Salvini, il ministro di polizia più spietato che ci sia. Sempre lì a dondolarsi davanti al telefonino, per autoimmortalarsi mentre tracanna birre, arancini e gran piatti di pastasciutta, risputando invettive contro gli stranieri e insulti agli avversari politici; deciso a sbattere nell’illegalità centinaia di migliaia di profughi dall’oggi al domani, con il suo bel decreto sicurezza, per poi accusarli di essere clandestini; impegnato ventiquattro ore su ventiquattro a fomentare in ogni modo possibile l’ostilità contro gli immigrati e sempre pronto a cogliere ogni occasione per ripetere che i porti italiani sono chiusi: persino di fronte a 49 naufraghi, non 49mila, e nemmeno 49 milioni (cifra con cui ha certo maggiore familiarità, come ha giustamente notato Makkox).

Dall’altra parte, Luigi Di Maio, l’Amico Congeniale. L’alleato ideale di qualunque prepotente al potere: quello che non ti dice mai di no, ma sempre di ni, così da trasformare ogni tua più modesta vittoria in un trionfo schiacciante. La Titti che ogni Gatto Silvestro sogna di incontrare. Il perfetto sparring-partner di governo. Quello che quando Salvini decide di chiudere i porti a 49 naufraghi – non 49mila, e nemmeno 49 milioni (cifra con cui Di Maio, com’è noto, non ha nessuna familiarità, almeno dal giorno dopo le elezioni) – replica che l’Italia è pronta ad accogliere le donne e i bambini, convinto di dare persino una “lezione di umanità all’Europa intera”. Ma l’immagine di donne e bambini strappati ai rispettivi padri, mariti, famigliari è una lezione che l’Europa, purtroppo, ha già ricevuto molto tempo fa, evidentemente senza impararne niente. Eppure tanto basta per entusiasmare Roberto Fico, presidente della Camera e perfetto rappresentante della nuova tipologia di leader che oggi sembra andare per la maggiore, almeno tra gli editorialisti socialmente impegnati: il populista compassionevole. Quello che approva, appoggia e dà man forte a tutte, dicasi tutte, le scelte della maggioranza, senza alzare un dito nemmeno di fronte al completo esautoramento della Camera che avrebbe l’onore di presiedere; ma che a giochi fatti, partita chiusa, e insomma quando è ben sicuro che le sue parole non possano produrre il benché minimo effetto, non manca mai di versare qualche dichiarazione di coccodrillo sui valori, la solidarietà e la civiltà occidentale gravemente minacciati, non si sa bene da chi.

Siccome l’appetito vien mangiando, capita però che a Salvini, alle volte, non basti nemmeno stravincere. Non gli basta, evidentemente, nemmeno che Di Maio, domenica, dichiari al Corriere della Sera con voce stentorea: “Ma no, assolutamente, non l’ho scavalcato. Non ho sentito Salvini dire che donne e bambini devono rimanere sulle navi. Anzi. Ci siamo sentiti. Sono d’accordo sulla linea dura”. Niente da fare. Lo stesso giorno, il Capitano lo ributta a mare con tutto il suo partito dalle colonne del Messaggero: “In Italia non arriva proprio nessuno. Porti chiusi, sbarrati. Giusto che Di Maio parli e che dica il suo pensiero. E va benissimo che parlino pure Fico e Di Battista e che si discuta tra di noi e con il premier Conte, ma in materia di migranti quello che decide sono io”. Straziante, e ai limiti della negazione della realtà, la successiva controreplica di Di Maio: “Questa decisione la prende il Governo intero… io dico solo che, se serve, donne e bambini si fanno sbarcare, perché Malta e Unione europea non hanno pietà nemmeno di donne e bambini”. E sembra di sentire il tono lamentoso del più debole della banda caduto improvvisamente in disgrazia agli occhi del Capo: dai, facciamo che ce la prendiamo tutti con l’Europa, come ai vecchi tempi! Perché adesso te la vuoi prendere con me? Che ti ho fatto, io?

In effetti, niente. Il trionfo di Salvini è così completo, che ormai potrebbe persino permettersi un gesto di misericordia, di carità cristiana, o perlomeno di umana sensibilità. Verso Di Maio, s’intende. Insomma, potrebbe pure lasciarli arrivare in Italia, quei poveri naufraghi. E magari togliersi il gusto di riscavalcare l’alleato anche a sinistra, e dichiarare: a questo punto prendiamoli tutti e quarantanove, lo dico da papà, vorremo mica separare i figli dai padri? Verrebbe quasi voglia di suggerirglielo. Spunterebbe le armi degli avversari di sinistra con un piccolo cedimento all’alleato grillino, che peraltro non gli costerebbe niente. Anzi. L’elettorato più ostile ai migranti capirebbe benissimo di chi è la colpa, e con questo piccolo gesto il Capitano probabilmente non farebbe altro che rosicchiare ulteriori consensi ai Cinquestelle. Insomma, ci guadagnerebbero tutti: Salvini e i naufraghi. A rimetterci, in fondo, sarebbero soltanto i soliti buonisti ipocriti. Quelli veri. Quelli con cui Salvini potrà continuare a governare indisturbato fino alla fine della legislatura. Se ne avrà voglia.

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