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Greta Thunberg ha accusato i politici di fare solo “bla bla bla” sul clima

Durante la prima giornata di Youth4Climate, a Milano, l'attivista si è scagliata contro i leader internazionali che a distanza di tempo non hanno ancora proposto soluzioni concrete.

di Studio

Milano, 28 settembre (Photo by Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Poco più di tre anni fa, il 20 agosto 2018, si è seduta per terra, fuori dal parlamento di Stoccolma, e ha iniziato il suo sciopero per il clima. Eppure, a distanza di tutto questo tempo, nonostante i giovani che come Greta Thunberg hanno iniziato a lottare e protestare per salvare il pianeta siano cresciuti numericamente, tutto ciò che i Fridays For Future si auspicavano cambiasse non è ancora cambiato. «Basta i bla, bla, bla dei leader politici. Vogliamo giustizia climatica e la vogliamo ora». L’accusa non è nuova, e nemmeno chi la muove. Quello di Greta era infatti il discorso (si può ascoltare qui) più atteso all’anfiteatro costruito all’interno della Fiera di Milano (Mi.Co) dove è stata inaugurata la prima giornata di Youth4Climate, il primo grande evento post pandemia, e dove lei è stata ascoltata da oltre 400 giovani provenienti da quasi 200 Paesi del mondo. «I politici dicono che vogliono ascoltare le nostre soluzioni, le nostre idee ma fanno solo finta. La scienza però non mente e il 2021 sarà l’anno con le maggiori emissioni di CO2. Continuano a sfruttare i giacimenti di petrolio. Sono senza vergogna. La speranza non è un bla bla bla». Un discorso (e un evento) che ieri, 28 settembre, ha dato il via alla tre giorni che porterà al Pre-Cop26, vertice che precederà la Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite (Cop26) di Glasgow a novembre, in cui l’argomento principale sarà la riduzione delle emissioni di gas serra.

Tiriamo le somme, quindi. È questo quanto fatto dalla giovane attivista svedese che intanto è diventata una ragazza, e che nei suoi appelli ufficiali nel muovere le coscienze degli adulti non ha mai mancato di incolparli per tutto quello che avrebbero potuto fare e non hanno mai fatto. Come quando ad agosto, sulle pagine del New York Times, poco prima che il movimento tornasse a scioperare globalmente dopo l’arresto dovuto alla pandemia (il 24 settembre), aveva tuonato che «Gli adulti, quelli di oggi e quelli prima di loro, hanno fallito su scala globale», come se non fossero bastati tre anni di proteste, di piazze piene in ogni angolo del Pianeta, di incontri coi leader mondiali per modificare la situazione. Un argomento ripreso anche a Berlino gli scorsi giorni, quando ha parlato davanti al Bundestag: «È chiaro più che mai che nessun partito politico se la cavi abbastanza bene per quanto riguarda il clima… nemmeno gli impegni proposti dai partiti più attenti [come i Verdi, ndr] sono vicini a essere quanto meno allineati con ciò che sarebbe necessario per rispettare l’accordo di Parigi».

Sfiducia negli adulti e sfiducia nei leader sono state le due rette su cui si è mosso anche il discorso tenuto a Milano, dove ha detto di temere che persino questo summit, organizzato affinché i giovani producano contenuti da condividere il 30 settembre con i ministri internazionali della Pre-Cop26, sia ancora una volta un insieme di parole inutili e vuote che non porteranno ad azioni reali. «Costruisci meglio. Bla, bla, bla. Economia verde. Bla bla bla. Emissioni ridotte a zero entro il 2050. Bla, bla, bla. Questo è tutto ciò che sentiamo dai nostri cosiddetti leader. Parole che suonano alla grande ma finora non hanno portato all’azione. Le nostre speranze e ambizioni affogano nelle loro promesse vuote», ha detto sul palco rivolgendosi a Alok Sharma, presidente della Cop26, e al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani (prima in un breve incontro privato e poi davanti alla platea) che, nonostante abbia ammesso gli errori della sua generazione e di chi ha contribuito alla crisi, forse in un tentativo di giustificazione ha ricordato ai giovani che «protestare è utile però oltre a quello bisogna trovare soluzioni».

Intanto, stando ai dati raccolti anche dal Guardian, le emissioni di carbonio sono sulla buona strada per aumentare del 16 per cento entro il 2030 secondo le Nazioni Unite, piuttosto che dimezzarsi. Il vertice sul clima Cop26 inizierà tra poco a Glasgow, nel Regno Unito, e tutti i grandi Paesi inquinanti dovranno fornire impegni e soluzioni concrete per ridurre le emissioni mantenendo l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C. Per Greta è ancora tutto possibile, «possiamo ancora ribaltare la situazione. Ma serve un dialogo costruttivo», così da fermare finalmente il cambiamento climatico, dando inizio al cambiamento.