Praticamente e psicologicamente è un’esperienza rischiosa e incerta. Ce l’ha spiegato José Nivoi, portuale e sindacalista, attivista del Calp e membro dell’equipaggio salpato da Genova e diretto in Palestina.
Sulla Global Sumud Flotilla c’è anche la scrittrice Naoise Dolan
«Qualunque cosa accada sulla barca non potrà causarmi più disperazione di quanta ne provocherebbe il non fare nulla», ha detto.

«Centinaia di persone provenienti da 44 Paesi salperanno verso Gaza questa settimana a bordo della Global Sumud Flotilla. Io sono tra loro. Il nostro obiettivo è quello di rompere in modo non violento l’assedio illegale di Israele consegnando rifornimenti di cui c’è tanto bisogno. Ho aderito alla missione perché, da irlandese, ho visto il mio governo affrontare quello che il nostro Taoiseach (il Presidente del consiglio irlandese, Micheál Martin, ndr) riconosce essere un genocidio. In realtà […] il governo irlandese non solo è inutile e passivo di fronte al genocidio, ma favorisce e aiuta i responsabili»: con queste durissime parole, che aprono un articolo pubblicato sul Guardian dal titolo “Ireland calls out the genocide in Gaza while remaining complicit in Israel’s war. That’s why I’m joining the flotilla”, la scrittrice Naoise Dolan ha annunciato che farà parte dell’equipaggio della Global Sumud Flotilla.
Dolan, che avevamo intervistato nel 2020 in in occasione della traduzione italiana del suo esordio, Tempi eccitanti, viene spesso inclusa nella nuova generazione di scrittrici irlandesi “capitanata” da Sally Rooney, una scrittrice che si è sempre esposta in modo molto esplicito per la Palestina, tanto da essere considerata una fiancheggiatrice del terrorismo dalla legge del Regno Unito (ne parlavamo qui).
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Dolan ha parlato della sua decisione anche in un altro articolo, pubblicato da The Journal: «Quella di unirmi alla Global Sumud Flotilla non è stata una decisione presa alla leggera, ma non mi ha creato conflitti. I palestinesi resistono alle atrocità israeliane da decenni». E poi: «La risposta a questa triste realtà non è che la gente comune continui a scorrere impotente immagini di carestia provocata dall’uomo, intervallate da foto delle vacanze di conoscenti del college e dal fidanzamento di Taylor Swift. È prendere in mano la situazione, sempre guidati dai palestinesi e rispondendo alle loro richieste di azione. Qualunque cosa accada sulla barca, non può causarmi più disperazione di quanta ne provocherebbe il non fare nulla».