Le storie, le interviste, i personaggi del nuovo numero di Rivista Studio.
Sull’Atlantic si parla di Ghali
Come ha fatto il figlio di due immigrati tunisini a diventare il rapper più popolare in Italia, «il Paese più anti-immigrazione in Europa»? Se lo chiede Rachel Allen sul numero di aprile dell’Atlantic, dove racconta l’ascesa di Ghali (per noi l’ha intervistato Arnaldo Greco sull’ultimo numero di Studio) elencando quelli che, a suo parere, sono i motivi del suo successo. C’entra il genere musicale di riferimento, certo, che è il fenomeno di questo momento storico, ma anche alcune peculiari caratteristiche del personaggio che Ghali ha saputo costruirsi in tempi brevissimi, dal 2017 a oggi: «Mettendo da parte il linguaggio da duro e la postura da macho degli altri trapper italiani, [Ghali, nda] ha coltivato un suono lucido e un personaggio non minaccioso. Il suo slogan ufficiale è “T.V.B.”, si esibisce in completi dai colori vivaci, usa le emoji su Instagram e, cosa italianissima, canta di sua madre», scrive la giornalista americana.
A rendere particolarmente interessante Ghali, secondo la sociologa Zandria Robinson, che si occupa di cultura pop e dell’evoluzione della trap, è quella sua «effervescenza ed esuberanza pop che irrompe in un momento politico come quello di oggi e incoraggia una sorta di risposta contro il razzismo e la xenofobia». Potete leggere la nostra intervista a Ghali sul nuovo numero di Studio, il trentottesimo, in edicola dal 9 marzo.

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