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00:36 mercoledì 19 novembre 2025
Il Ceo di Google ha detto che nessuna azienda si salverebbe dall’eventuale esplosione della bolla dell’intelligenza artificiale Sundar Pichai ha detto che la "corsa all'AI" è un tantino irrazionale e che bisogna fare attenzione: se la bolla scoppiasse, nemmeno Google uscirebbe indenne.
La cosa più discussa del prossimo Met Gala non è il tema scelto ma il fatto che lo finanzierà Jeff Bezos Il titolo e il tema del Met Gala di quest'anno è Costume Art, un'edizione realizzata anche grazie al generoso investimento di Bezos e consorte.
Per la prima volta è stata pubblicata la colonna sonora di Una mamma per amica In occasione del 25esimo anniversario della serie, su tutte le piattaforme è arrivata una playlist contenente i migliori 18 brani della serie.
Jeff Bezos ha appena lanciato Project Prometheus, la sua startup AI che vale già 6 miliardi di dollari Si occuperà di costruire una AI capace poi di costruire a sua volta, tutta da sola, computer, automobili e veicoli spaziali.
Le gemelle Kessler avevano detto di voler morire insieme ed è esattamente quello che hanno fatto Alice ed Ellen Kessler avevano 89 anni, sono state ritrovate nella loro casa di Grünwald, nei pressi di Monaco di Baviera. La polizia ha aperto un'indagine per accertare le circostanze della morte.
Vine sta per tornare e sarà il primo social apertamente anti AI Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, ha deciso di resuscitarlo. A una condizione: sarà vietato qualsiasi contenuto generato con l'intelligenza artificiale.
C’è una app che permette di parlare con avatar AI dei propri amici e parenti morti, e ovviamente non piace a nessuno Se vi ricorda un episodio di Black Mirror è perché c'è un episodio di Black Mirror in cui si racconta una storia quasi identica. Non andava a finire bene.
In Cina Wong Kar-wai è al centro di uno scandalo perché il suo assistente personale lo ha accusato di trattarlo male Gu Er (pseudonimo di Cheng Junnian) ha detto che Kar-wai lo pagava poco, lo faceva lavorare tantissimo e lo insultava anche, in maniera del tutto gratuita.

Freelance, moda e Coronavirus

Mentre sono in attesa di sapere se e quando sfilate e produzioni ripartiranno, sette professionisti ci raccontano come stanno vivendo questo momento e come è cambiato il loro approccio al lavoro.

13 Aprile 2020

Seicento euro una tantum, corredati da sito Inps che è andato in tilt nel primo giorno di richieste, mentre l’intero settore si chiede come e quando potrà ripartire. È questa la formula, che ha lasciato molti perplessi e frustrati, messa in campo dal governo italiano per far fronte all’emergenza Coronavirus e tutelare i lavoratori autonomi. 5,3 milioni di freelance tra cui compaiono le figure creative della moda: fotografi e video maker, stylist, hair stylist e make up artist, casting director e producer. A sette di loro abbiamo chiesto di raccontare la propria situazione e come stanno pensando al futuro della loro professione.

Federica Sasso, fotografa «Fortunatamente io ho scattato tanto prima del lockdown, anche un commerciale importante che mi ha dato due settimane di lavorazione e consegna (e una buona base per essere tranquilla per qualche mese). Certo è che 600 euro una tantum per una città come Milano sono davvero pochi: gli affitti sono alti e il rischio è che molte persone non riescano a sostenere le spese. Peggio ancora per i freelance che hanno una famiglia con figli, un mutuo o investimenti pregressi. In compenso questo tempo sospeso mi ha dato modo di portare avanti i miei progetti personali, che avevo dovuto mettere in secondo piano. Ho sempre avuto bisogno di lavorare, quindi la mia mente è stata colma di pensieri, per fortuna o sfortuna. Ora posso approfondire la parte di ricerca e rafforzare il mio immaginario. Dall’ordine dell’archivio al rifacimento del mio sito fino allo sviluppo di nuove idee creative: sono tutte accortezze su cui solitamente non si ha tempo di soffermarsi».

Anna Carraro, stylist «Il vestito, che in genere è il principale strumento della mia professione, ora mi sembra totalmente fuori tempo. A marzo avrei dovuto lavorare su diversi set, sia editoriali che commerciali: tutti cancellati quando si è capito anche l’opzione di andare all’estero era irrealizzabile. Subito dopo e insieme ad amici e colleghi (fotografi, designer, ecc) mi sono concentrata su proposte da remoto. Poi però ci siamo fermati. Ora cerco di portare avanti la ricerca su libri e web, disegno e provo a cucinare. Ho sistemato l’armadio, un archivio di pezzi incredibili che ora hanno perso di senso. Divoriamo vestiti e divoriamo immagini: questo non può che cambiare. Ma non riesco a immaginare un mondo senza sfilate, perché quello è l’inizio di una grande catena di montaggio che da vita all’intero settore. E la Camera della Moda, ma soprattutto il Governo, che con il primo decreto ha fatto pochissimo per la nostra categoria professionale, devono muoversi in fretta per tutelare un business così importante per l’economia del Paese».

Delfino Sisto Legnani, fotografo «Sto utilizzando il tempo libero per sperimentare nuove tecniche di luce o di sviluppo: questo si traduce nella contemplazione della realtà nelle sue contraddizioni. Gli spazi e gli oggetti che mi circondano – se osservati con la dovuta calma e apertura – rivelano connotazioni inedite. Guardare e ascoltare sono in fondo componenti essenziali e primigenie del mio lavoro, troppo spesso compresse dai ritmi frenetici che gli vengono imposti. Ecco perché ora risulta così chiaro il fatto che la costante accelerazione delle tempistiche degli ultimi anni fosse diventata insostenibile. Sempre meno tempo tra idea, produzione, post produzione e consegna. Ora mi rendo conto che non si può perennemente correre. Questa può forse essere l’occasione per rimodellare alcune dinamiche: sono convinto che lasciando più spazio allo studio e al confronto prima dell’azione si possa evolvere positivamente migliorando la qualità dei lavori, dei rapporti e delle vite di tutti. E non è detto che ciò debba necessariamente andare a discapito dei profitti, ma così si stabilirebbero anche dinamiche professionali più meritocratiche, in cui il guadagno sia meno accentrato su pochi attori».

Camilla Romagnoli, make up artist «Ho cominciato a guardarmi indietro e a chiedermi se il ritmo a cui ho lavorato per diversi anni sui set e nei backstage delle sfilate avesse un senso: una creatività un tanto al chilo, richiesta dai brand anche per ammortizzare i costi e che ha portato a un’inevitabile perdita di qualità nel risultato. Ecco, in queste settimane di isolamento sto cercando di immaginare un settore con una distribuzione economica migliorata, pensata per un esercito di freelance che non possono essere messi in condizione di accumulare più commissioni possibili per potersi sostenere, con la conseguenza di una vita priva di tempo libero. Serve più protezione per chi sceglie di non essere rappresentato da un’agenzia, o per chi non lo è perché ha appena iniziato: il risultato è un contesto di pagamenti cronicamente in ritardo. E che nei prossimi mesi non farà che aggravarsi, vista la situazione economica dei marchi e dei giornali. Ma anche, tutela per la ripresa. La mia professione presuppone una distanza ravvicinata con modelle e talent alla postazione trucco: dovrò trovarmi a scegliere tra salute e lavoro?»

Alessandra e Fabio di @Hotel Production, producer «A marzo avevamo previsto tre produzioni, ora rimandate alla prima data disponibile. Il dialogo con i clienti, però, non si è fermato: stiamo sfruttando questo tempo per poter arrivare alla ripresa con un ripensamento sulla gestione del set. Uno dei nostri compiti nell’organizzazione è la verifica della sicurezza dei professionisti che lo animano. E, se l’obiettivo principale è sempre stato quello di metterli in condizione di lavorare al meglio, ora le energie si focalizzano sul reperimento di mascherine, lo studio sul distanziamento, gli accordi con imprese di pulizie. Tutto declinato in base alle esigenze dei diversi interlocutori. A questo si aggiunge una riflessione sulle possibilità di scattare da remoto, ma oggi non esiste una valida alternativa per ciò in cui siamo specializzati, e cioè la produzione di materiale fotografico come lookbook, campagne pubblicitarie ed editoriali».

Barbara Nicoli, casting director «Mi trovo continuamente divisa in due: capisco che l’isolamento sia una misura necessaria per evitare il collasso degli ospedali e ovviamente lo sposo, però mi sembra non risolutivo. Intanto, l’economia si è fermata e diventa sempre più difficile immaginarsi la nostra società proiettata nel futuro; di sicuro c’è che le piccole attività saranno più penalizzate. Come casting director, il periodo post sfilate per me coincide da sempre a una circostanza di lavoro da remoto e di ricerca ma, con i contratti cancellati o rimandati, predire il domani ora è difficilissimo. Tutte le produzioni per le campagne autunno inverno 2020-2021 [che dovrebbero accompagnare l’arrivo dei vestiti nei negozi subito dopo i saldi di luglio, ndr] sono congelate, l’ultimo mese papabile è giugno. Molti decideranno di non farle per niente, cercando di contenere le perdite con un taglio del budget per la comunicazione. Per gli altri e data l’impossibilità di viaggiare, mi auguro che sia un momento per mettere da parte l’esterofilia tipica della creatività in Italia e di iniziare a lavorare di più con talenti locali. Nel frattempo gli show sono stati programmati per settembre, ma la realtà è che non si è ancora vista una valida proposta alternativa agli show fisici».

Fabio D’Onofrio, hair stylist «Il mio ultimo set è stato il 7 marzo, alla vigilia della quarantena. Poi, il tempo ha cominciato a dilatarsi. Ho fatto qualcosa su Instagram, sto lavorando molto con le parrucche per specializzarmi e poco più. Tutte le produzioni per cui ero stato chiamato sono stati cancellate e molti dei miei clienti mi hanno comunicato che i pagamenti dovuti al momento sono bloccati fino a data da destinarsi. Pochi giorni fa ho partecipato a un video chiamata con amici e colleghi, ci eravamo vestiti e preparati proprio come se dovessimo uscire ma poi ci siamo ritrovati tutti a parlare della situazione. E del fatto che non sappiamo cosa succederà. Senz’altro nelle prossime settimane continuerò a popolare i miei account social, come un portfolio. Già da tempo avevo lasciato l’agenzia che mi rappresentava e avevo iniziato a utilizzare Instagram come un catalizzatore di offerte di su cui posso avere maggiore controllo».

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