Attualità | Rassegna
Perché fa così freddo
Per alcuni è una causa del riscaldamento globale, per altri una prova del contrario: un po' di articoli per saperne di più.
Un uomo cammina lungo il lago Michigan il 31 gennaio 2019 a Chicago, nell'Illinois. Aziende e scuole hanno chiuso, Amtrak ha sospeso il servizio in città, più di un migliaio di voli sono stati cancellati e la consegna della posta è stata sospesa mentre la città affronta temperature da record (Foto di Scott Olson/Getty Images)
Descrivendo l’ondata di gelo che ha investito negli ultimi giorni il Midwest e altre regioni degli Usa, diversi articoli si sono concentrati sulle spiegazioni scientifiche del fenomeno, analizzando le conseguenze, dirette e indirette, del freddo che sta investendo stati come Illinois, Iowa e Minnesota, tra cui le probabili perdite per decine di miliardi di dollari per l’economia americana. Gli scienziati sono tutti d’accordo, nonostante Trump sia convinto del contrario: l’ondata di freddo è una conseguenza del surriscaldamento globale.
Why Is the Cold Weather So Extreme if the Earth Is Warming? – The New York Times
Kendra Pierre-Louis prende spunto dalla domanda diffusa sul perché, nonostante si discuta da anni del riscaldamento globale, alcuni inverni, come quello in corso negli Stati Uniti, siano così freddi (citando anche il tweet del presidente Trump, che si chiedeva dove fosse finito il global warming proprio ora che «ce ne sarebbe bisogno»), per spiegare le ragioni alla base dell’apparente contraddizione. Innanzitutto va considerata la differenza tra l’accezione locale ed “estemporanea” di clima e quella che, invece, riguarda il lungo periodo. Inoltre i cambiamenti del clima incidono sulla maggiore frequenza dei vortici polari, causa indiretta dell’ondata di gelo attuale, nella parte esterna dell’Artico.
Il riscaldamento globale c’è, anche se fa un gran freddo – Il Post
Il Post spiega la correlazione tra i venti responsabili del crollo delle temperature in Nord America fino a -50° e l’anomala estensione del vortice polare artico, combinata alla presenza di altre aree a bassa pressione. Sono dunque sufficienti alcune nozioni di meteorologia e climatologia per confutare le tesi di chi, come Donald Trump, nega gli effetti del riscaldamento globale, smentite del resto da mappe dettagliate che, rispetto ai valori normali delle temperature, mostrano come «la differenza media sia di +0,3 °C, con l’emisfero nord – dove attualmente è inverno – a +0,4 °C»; nell’emisfero sud, invece, «l’anomalia più significativa è in Antartide con un +0,5 °C». Il global warming ha poi «effetti tangibili sul meteo: rende per esempio più estremi alcuni eventi di breve durata, come uragani e tempeste».
Polar vortex claims eight lives as US cold snap continues – Bbc
La Bbc analizza gli aspetti principali dell’ondata di gelo negli Stati Uniti, stilando un elenco aggiornato dove trovano spazio il numero delle vittime (finora otto) provocate dal freddo estremo, le previsioni meteorologiche e i dati sulle zone della nazione più interessate dal fenomeno (oltre all’Illinois, Iowa, Minnesota, i Grandi Laghi al confine con il Canada); e ancora, le ripercussioni sulla vita quotidiana di milioni di americani («sono stati cancellati oltre 2.300 voli e altri 3.500 hanno subito ritardi a causa del vortice polare»), che si stima potrebbero comportare un costo di diversi miliardi di dollari per il governo. La città più in difficoltà è Chicago, ma problemi simili potrebbero presentarsi presto anche in aree del Canada quali Ontario, Quebec e Manitoba.
This Is Why Global Warming Is Responsible For Freezing Temperatures Across The U.S. – Forbes
L’astrofisico e scrittore Ethan Siegel scrive su Forbes di come sul vortice polare che ha determinato il gelo record negli States abbia influito l’odierna sottigliezza dell’atmosfera terrestre: quest’ultima determina, infatti, una differenza di temperatura molto elevata tra equatore e i poli, che a sua volta incide sui vortici polari, le zone persistenti a bassa pressione che ruotano in modo circolare su Polo Nord e Sud; un fenomeno noto come improvviso surriscaldamento stratosferico, causato dalle temperature più alte nel pianeta, destabilizza il vortice polare artico, portando aria estremamente fredda a medie latitudini e dunque un clima estremo, come quello che imperversa da giorni nel Midwest e non solo. Se nel mondo continuerà a salire la temperatura, i vortici polari rischierebbero addirittura di collassare, e a quel punto eventi simili, che ora appaiono eccezionali, potrebbero diventare la norma.
‘Chiberia’: extreme cold in Chicago inspires solidarity and awe – The Guardian
Una delle città più colpite dal gelo che spazza gli Usa è Chicago, la più grande città dell’Illinois, dove la temperatura che negli ultimi giorni è scesa fino a -30,5° ha fatto parlare di “Chiberia”. Il clima artico ha causato la chiusura di vari negozi e uffici, mentre sono stati interrotti o modificati trasporti e servizi come la consegna postale. I cittadini della terza metropoli degli Stati Uniti hanno però potuto ammirare il panorama del fiume eponimo e del lago Michigan, quasi completamente coperti di ghiaccio. Inoltre l’emergenza legata soprattutto ai tanti senzatetto, senza contare i numerosi problemi di natura pratica in diverse zone della città, ha spinto gli abitanti a essere solidali e collaborativi.
U.S. Midwest Freezes, Australia Burns: This Is the Age of Weather Extremes – The New York Times
La corrispondente del NYT e scrittrice Somini Sengupta spiega perché siamo nell’era degli estremi meteorologici, rappresentata plasticamente dalle situazioni opposte tra continenti: mentre gli Usa, specialmente gli stati medio-occidentali, affrontano un’ondata di gelo polare, le temperature di alcune città australiane salgono fino a 47 gradi. Gli studiosi ed esperti concordano con la visione dell’autrice: lo scienziato di Oxford Friederike Otto lega i cambiamenti nell’atmosfera alla «maggiore probabilità di un gran numero di eventi estremi», mentre il meteorologo Bob Henson avverte in questo senso di «prepararsi a una gamma più ampia di possibilità», e la professoressa dell’Università dell’Idaho Crystal Kolden specifica: «che si tratti di ondate di freddo, incendi o uragani, possiamo supporre che saranno peggio di qualsiasi evento passato».
A Grave Climate Warning, Buried on Black Friday – The Atlantic
Lo scorso novembre, nonostante l’atteggiamento quasi indifferente della Casa Bianca, il National Climate Assessment ha diffuso il secondo volume del Fourth National Climate Assessment. Le conclusioni sono inequivocabili: il cambiamento climatico, oltre «a uccidere migliaia di cittadini, potrebbe costare all’economia centinaia di miliardi di perdite annuali»; la maggior parte dei mutamenti «durerà millenni o sarà permanente»; «la temperatura del pianeta potrebbe aumentare di 9 gradi entro il 2100». Senza contare che, solo negli Stati Uniti, ci sarebbero conseguenze quali «l’innalzamento fino a 1,5 metri del livello del mare, la riduzione delle coltivazioni nel Midwest, un aumento degli incendi e città soffocate dallo smog».
How Governments React to Climate Change: An Interview with the Political Theorists Joel Wainwright and Geoff Mann – The New Yorker
Isaac Chotiner dialoga con i due accademici Joel Wainwright e Geoff Mann, autori del saggio Climate Leviathan: A Political Theory of Our Planetary Future, il cui tema centrale è la progressiva affermazione di un «Leviatano del clima», cioè un ordine internazionale rafforzato che, però, potrebbe non contrastare i mutamenti del clima. Nell’intervista, gli studiosi parlano della crescita dei sovranismi («il riscaldamento globale esacerba problemi legati a migrazioni e rifugiati, peggiorando le dinamiche politiche che aprono finestre per persone come Trump»), di possibili scenari (da quelli pessimistici del «Climate Mao», in cui le autorità “impongono” una nuova politica in merito, a quelli ottimistici del «Climate X»), di contraddizioni insiste nel sistema capitalistico odierno, per cui «le stesse élite che controllano i Paesi indeboliscono le iniziative per combattere il cambiamento climatico», ecc.
Una catastrofe annunciata – il Tascabile
Marco Ferrari ricorre ad alcuni libri del passato per mostrare come la stampa (e non solo) avrebbe dovuto iniziare a occuparsi del cambiamento climatico, con un approccio divulgativo, molti anni fa. Nel 1970 il saggio La società suicida: requiem per un pianeta infetto?, ad esempio, confrontava le tesi opposte di riscaldamento e raffreddamento globale; molte argomentazioni sarebbero state smentite, ma gli studiosi avevano già individuato diversi temi-chiave. Nello stesso periodo, Il cerchio da chiudere metteva in guardia sui pericoli dell’abuso di combustibili fossili, mentre gli autori di La morte ecologica illustravano le conseguenze della distruzione delle foreste tropicali. Un decennio dopo, Robert Allen in Salvare il mondo prevedeva un «clima terrestre più caldo, con aumento della temperatura maggiore ai poli». Scorrendo gli altri titoli, più o meno recenti, si notano riflessioni che saranno poi confermate e riprese nel tempo, dal «raddoppio di emissioni di CO2 in cinquant’anni» alla certezza sul «rialzo termico inevitabile».