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Dentro il cervello umano

Human Brains, It Begins with an Idea è la mostra della Fondazione Prada a Venezia che esplora la storia dei tentativi dell'uomo di comprendere il funzionamento della sua stessa mente.

Immagine della mostra “Human Brains: It Begins with an Idea", foto di Marco Cappelletti

Se siete a Venezia per la Biennale, conservate un (bel) po’ di energie per visitare la nuova ambiziosa mostra della Fondazione Prada, Human Brains, It Begins with an Idea (dal 23 aprile al 27 novembre) risultato di un approfondito processo di ricerca intrapreso a partire dal 2018 nell’ambito delle neuroscienze e guidato dalla volontà di comprendere il cervello umano, la complessità delle sue funzioni e la sua centralità nella storia dell’uomo. La mostra fa parte di un progetto in quattro fasi a cura della Fondazione Prada che esplora una pluralità di discipline, dalla neurobiologia alla filosofia, dalla psicologia alla neurochimica, dalla linguistica all’intelligenza artificiale fino alla robotica. La prima fase è stata la conferenza “Culture and Consciousness” che si è svolta a novembre 2020 e si è focalizzata sullo studio della più avanzata funzione cerebrale. La seconda parte, intitolata “Conversations”, ha incluso una serie di interventi video di scienziati, filosofi e studiosi internazionali. Il terzo capitolo, la mostra It Begins with an Idea, si svolge appunto nella sede di Venezia della di Venezia. La fase finale sarà rappresentata da “Preserving the Brain”, un convegno scientifico e una mostra, entrambi previsti a Milano tra settembre e ottobre 2022.

Allestita negli splendidi spazi di Ca’ Corner della Regina, la mostra è curata da Udo Kittelmann in collaborazione con l’artista Taryn Simon. Al piano terra del palazzo una serie di proiezioni introduce i visitatori all’anatomia, alla fisiologia e all’imaging del cervello e a spiegazioni sul suo sviluppo e funzionamento. Al primo e secondo piano oltre 110 oggetti, tra i quali manufatti storici, disegni, dipinti, stampe e libri che segnano alcuni dei momenti più significativi di un viaggio di scoperta millenario, dalle civiltà mesopotamiche ed egiziane alle tecniche di imaging sviluppate negli ultimi trent’anni.

Hieronymus Bosch, L’estrazione della pietra della follia, 1501-1505 ca., Museo Nacional del Prado, Madrid © Photographic Archive Museo Nacional del Prado

Tra gli oggetti esposti in questa sezione c’è anche una copia espositiva della bellissima tavola di Hieronymus Bosch, “L’estrazione della pietra della follia”, del 1484 circa. Secondo una credenza popolare di quel periodo, la pazzia era provocata da una serie di pietre conficcate nella testa che un medico, con una semplice operazione, poteva estrarre (in linea con le teorie ippocratiche, legate al concetto di equilibrio del corpo, che riconducevano ogni patologia a un’alterazione fisica). Se all’epoca il cervello umano era immaginato come un ingranaggio, la pietra della follia era quell’elemento che aveva fatto inceppare il suo corretto funzionamento, quindi andava rimossa. Nell’opera di Bosch, una suora e un monaco assistono all’operazione che sta eseguendo il chirurgo, rappresentato con un imbuto in testa, simbolo di stupidità. Così l’artista volle deridere una pratica medica che solo la stoltezza degli individui poteva ritenere capace della guarigione da quella che oggi chiamiamo malattia mentale.

Rembrandt van Rijn, La lezione di anatomia del Dottor Jan Deijman (frammento), 1656, olio su tela Amsterdam Museum, Amsterdam, Copia espositiva
Immagine della mostra “Human Brains: It Begins with an Idea”, foto di Marco Cappelletti

Con l’obiettivo di ampliare i confini dell’indagine, 32 autori internazionali di narrativa sono stati invitati a scrivere dei testi letterari sugli oggetti esposti, rivelandone le storie sociali, politiche e personali. Oggetti e storie, insieme, dimostrano e riproducono la capacità del cervello umano di raccogliere e rielaborare le informazioni. I racconti sono stati scritti per essere interpretati dal noto narratore George Guidall in dei piccoli video diretti dall’artista Taryn Simon.

Shiva Nataraja, India, XVIII secolo
Mobile da frenologia, XIX secolo, The Anatomical Museum, The University of Edinburgh, Edinburgh
The Conversation Machine, video, interviste e orchestrazione di Taryn Simon

Nella sala centrale del secondo piano, 36 neuroscienziati, psicologi, neurolinguisti e filosofi provenienti da tutto il mondo sono presentati in un insieme di trentadue schermi immersi nel buio. Gli studiosi affrontano questioni legate alle neuroscienze, indagandone le dimensioni filosofiche ed etiche. Orchestrato da Taryn Simon,”The Conversation Machine” è un sistema auto-organizzato che risponde a se stesso come il cervello umano, costruendo e assimilando incessantemente il proprio ordine e disordine: in una serie di estratti video realizzati a partire da 140 ore di interviste, i partecipanti sembrano ascoltare e reagire alle dichiarazioni degli altri.