Ispirata dall’omonimo romanzo dell’autrice di Pippi Calzelunghe, è stata diretta dal figlio di Hayao Miyazaki, Goro.
È morto Enzo Staiola, il bambino dagli occhi tristi di Ladri di biciclette
Interpretò il piccolo Bruno nel capolavoro neorealista di Vittorio De Sica. Da adulto non fece l'attore, ma l'impiegato del catasto.

Enzo Staiola si è spento all’età di 85 anni a Roma, sua città natale: a riportare la notizia della scomparsa è stata Repubblica nella serata di ieri. Scaiola fu una delle grandi star bambine degli anni ’50 e uno dei volti più noti del cinema neorealista. La sua fama di attore è legata principalmente al ruolo di Bruno Ricci, il figlio del protagonista Antonio nel film Ladri di biciclette. La grande espressività del suo sguardo e il modo particolare di camminare conquistarono le platee cinematografiche e i votanti dell’Academy, che premiarono la pellicola con l’Oscar per il Miglior film straniero nel 1950.
Come per molti altri interpreti del neorealismo, non era un attore professionista: fu scovato per le strade di Roma per poi approdare sul grande schermo. A otto anni, mentre camminava per le strade della Garbatella, fu notato da Vittorio De Sica, che stava passando in macchina. Catturato dal suo sguardo, il regista si adoperò per vincere le reticenze dei genitori del bambino, che non volevano farlo recitare. Il ruolo di Bruno diede il via a una brevissima carriera da giovane star che lo portò fino a Hollywood, dove a inizio anni ’50 recitò in piccoli ruoli al fianco di divi come Humphrey Bogart e Ava Gardner.
Dopo la fama planetaria ottenuta grazie a Ladri di biciclette, Scaiola non è riuscito a rendere la recitazione il suo mestiere anche da adulto. Dopo aver lavorato in una decina di film tra il 1949 e il 1954, crescendo si è allontanato dal cinema. Da adulto è stato insegnante di matematica prima, impiegato del catasto poi, con piccole, sporadiche apparizioni al cinema. L’ultima risale al 1977 in La ragazza dal pigiama giallo di Flavio Mogherini.

Pubblicato nel 2000, acclamato, dimenticato, ripubblicato e riscoperto nel 2016, inserito tra i 100 migliori romanzi del XXI secolo dal New York Times, L'ultimo samurai è asceso allo status di classico nonostante una travagliatissima storia editoriale.