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Nel nuovo film di Carlo Verdone ci sarà anche Karla Sofía Gascón, la protagonista caduta in disgrazia di Emilia Pérez La notizia ha permesso a Scuola di seduzione di finire addirittura tra le breaking news di Variety.
Enzo Iacchetti che urla «Cos’hai detto, stronzo? Vengo giù e ti prendo a pugni» è diventato l’idolo di internet Il suo sbrocco a È sempre Cartabianca sul genocidio a Gaza lo ha fatto diventare l'uomo più amato (e memato) sui social.
Ci sono anche Annie Ernaux e Sally Rooney tra coloro che hanno chiesto a Macron di ripristinare il programma per evacuare scrittori e artisti da Gaza E assieme a loro hanno firmato l'appello anche Abdulrazak Gurnah, Mathias Énard, Naomi Klein, Deborah Levy e molti altri.
Per Tyler Robinson, l’uomo accusato dell’omicidio di Charlie Kirk, verrà chiesta la pena di morte  La procura lo ha accusato di omicidio aggravato, reato per il quale il codice penale dello Utah prevede la pena capitale. 
Una editorialista del Washington Post è stata licenziata per delle dichiarazioni contro Charlie Kirk Karen Attiah ha scoperto di essere diventata ex editorialista del giornale proprio dopo aver fatto sui social commenti molto critici verso Kirk.
In Nepal hanno nominato una nuova Presidente del Consiglio anche grazie a un referendum su Discord Per la prima volta nella storia, una piattaforma pensata per tutt'altro scopo ha contribuito all'elezione di un Primo ministro.
Amanda Knox è la prima ospite della nuova stagione del podcast di Gwyneth Paltrow Un’intervista il cui scopo, secondo Paltrow, è «restituire ad Amanda la sua voce», ma anche permetterle di promuovere il suo Substack.
Luigi Mangione non è più accusato di terrorismo ma rischia comunque la pena di morte L'accusa di terrorismo è caduta nel processo in corso nello Stato di New York, ma è in quello federale che Mangione rischia la pena capitale.

L’anonimo accusatore di Trump è un patriota o un traditore?

Di per sé un evento straordinario nella storia del New York Times, l'editoriale conferma l’esistenza di un fronte di resistenza interno all’Amministrazione.

07 Settembre 2018

È un patriota o un traditore, l’autore dell’ultima denuncia anti Trump? L’editoriale anonimo scritto sul New York Times da un senior official, un alto dirigente, della Casa Bianca intanto ha confermato quello che decine di articoli e qualche libro, da ultimo Fear dell’eroe del Watergate Bob Woodward, raccontano dal momento esatto dell’elezione presidenziale di quasi due anni fa e cioè che l’Amministrazione Trump è un’organizzazione disfunzionale e caotica, guidata con stile paranoico dall’immobiliarista di New York. L’editoriale anonimo, di per sé un evento straordinario nella storia del Nyt, conferma soprattuto l’esistenza di un fronte di resistenza interno all’Amministrazione, volto a mitigare le mattane del presidente e ad evitare guai peggiori al sistema di alleanze degli Stati Uniti.

Della presenza silenziosa, quasi carbonara, di un fronte di anti trumpisti nel cuore del potere trumpiano si era già parlato, quando i giornali hanno cominciato a definire i vertici dell’Amministrazione provenienti dal mondo imprenditoriale come «gli adulti nella stanza» e quelli con le stellette come «la giunta militare», perché sia gli uni sia gli altri sembravano fin dai primi giorni costantemente impegnati a mantenere la politica di Washington su un solco tutto sommato tradizionale. Woodward, col suo libro, ha aggiunto l’aneddoto velenoso di alcuni uomini dello staff che sottraggono documenti importanti dalla scrivania di Trump, confidando che poi il presidente si dimentichi di firmare decreti, a giudizio dei suoi stessi uomini, potenzialmente pericolosi per il paese.

Ma la novità dell’editoriale anonimo pubblicato dal Nyt, e scritto da uno degli uomini di Trump, è quella di ver messo al centro del dibattito l’inadeguatezza di Trump e il ruolo dei funzionari dell’Amministrazione.  Al di là di chi sia l’autore dell’articolo (i sospetti ricadono principalmente sui due top consiglieri economici, Larry Kudlow e Kevin Hassett), il punto centrale è se l’anonimo della Casa Bianca sia un patriota che difende la Repubblica da possibili devianze presidenziali o un traditore che viola il giuramento di servire il paese «at the pleasure of the president».

Non è facile stabilirlo, probabilmente è entrambe le cose. Chi è stato chiamato, su nomina presidenziale, a un importante ruolo pubblico presta giuramento con la nota formula, prevista dalla legge americana e ascoltata più volte al cinema e nelle serie tv, che dice «I do solemnly swear that I will support and defend the Constitution of the United States against all enemies, foreign and domestic». L’obbligo fondamentale, dunque, è di sostenere e difendere la Costituzione dai nemici esterni e interni degli Stati Uniti. Se leggendo il testo del giuramento pensate alle ingerenze della Russia e allo smantellamento delle alleanze internazionali indicato come priorità da Trump, state pensando esattamente come l’autore dell’editoriale anonimo. Ma se all’interno della Casa Bianca c’è qualcuno, come l’autore anonimo dell’editoriale, che considera il presidente un pericolo per la democrazia e per la sicurezza degli Stati Uniti non sembra adeguato né sufficiente scrivere un articolo anonimo sul Nyt e poi continuare serenamente a sabotare nell’ombra.

Nell’articolo, l’anonimo ha citato il senatore John McCain, simbolo dell’eroismo americano, ma uno come John McCain non si sarebbe mai nascosto dietro l’anonimato: semmai avrebbe denunciato le malefatte presidenziali e si sarebbe dimesso in segno di protesta o, piuttosto, avrebbe tramato per invocare il XXV emendamento, sezione 4, della Costituzione americana che prevede la rimozione del presidente nel caso sia giudicato inabile ad esercitare le sue funzioni e i suoi doveri dalla maggioranza dei ministri. Se si pensa che Trump sia inadatto a guidare il paese, e addirittura pericoloso, limitarsi a scrivere un articolo non è resistenza, semmai è resilienza.

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