Tutte le foto fanno parte di Humble Force, un progetto realizzato dal fotografo Mattia Balsamini nell'azienda di Marséll

Attualità | Dal numero

Dentro il mondo di Marsèll

Il marchio di scarpe e accessori coniuga l’artigianalità con un modello di impresa culturale basato sulla promozione di talenti.

di Silvia Schirinzi

Marsèll è sempre stato un marchio con una storia a sé. Sin dalla sua fondazione, nel 2001, si è infatti fatto promotore di un nuovo modo di intendere la cultura del fare italiano o meglio, di nuove modalità di esprimerla. È un brand che ha alle spalle una puntuale sapienza artigianale, e che produce scarpe e accessori rigorosamente fatti a mano da donne e uomini nel laboratorio sulla Riviera del Brenta, vicino Venezia, ma è anche l’espressione di una volontà di allargare quell’artigianalità tipicamente italiana, e con essa il modo di intendere il modello d’impresa, e radicarla in esperienze differenti. Multidisciplinarietà è probabilmente la parola che meglio descrive l’approccio Marsèll, fuori dalla retorica stantia che se ne è fatta negli ultimi anni. E in effetti anche il rigetto di una certa polverosità da storytelling è qualcosa che ha sempre caratterizzato il modo in cui Marsèll ha parlato di sé e dei suoi artefatti, prima grazie alle esperienze maturate all’interno del proprio showroom milanese, trasformato in uno spazio espositivo aperto alla collaborazione con artisti, designer e fotografi tra gli altri, quindi con l’investimento, dal 2016, in Marsèll Paradise.

Situato in via Rezia, in una parte della città dove convergono molte delle anime architettoniche e culturali più interessanti di Milano, Paradise è il luogo dove Marsèll coltiva il dialogo e le sperimentazioni con i talenti che sente affini al suo mondo. È uno spazio che ha ospitato mostre, performance e talk, ma anche un’edicola che offre un’accurata selezione di libri e magazine, che spaziano dall’arte alla moda, dal design all’architettura. «L’intenzione iniziale è stata quella di progettare un’impresa basata su un modello culturale che andasse oltre la marca di moda», spiega infatti Marco Cima, Direttore Creativo di Marsèll, «la volontà era quella di stare distanti dalle logiche di consumo bulimico e di essere più vicini e aderenti allo spirito del collezionismo. Di conseguenza il rapporto con l’arte contemporanea e la sperimentazione in vari campi è stato un dialogo che si è innescato in modo spontaneo».

Questo approccio non è che la logica conseguenza della filosofia del brand e si riflette nella comunicazione integrata tra gli spazi fisici e i canali digitali di Marsèll, che portano simultaneamente l’esperienza vissute da Paradise nei propri canali digitali, dall’e-commerce al profilo Instagram fino al sito stesso, forma.marsell.it, strutturato come un magazine e ricco di contenuti: «La trasformazione digitale è quindi parte di una pratica essenziale a cui l’azienda si è dedicata fortemente per adottarla in tutti i suoi applicativi in modo da poter cambiare passo».

La scarpa, d’altra parte, è l’oggetto su cui si fonda una linea di ricerca dedicata al superamento dei confini della tradizione, che affonda le sue radici nel movimento di controcultura basato sulla decostruzione. «Abbiamo dedicato molti anni di lavoro a superare con la pratica i confini della tradizione indagando la forma, in quanto anima della calzatura. Non abbiamo la presunzione di ridisegnare la tradizione del saperfare italiano, vogliamo semplicemente esprimere la visione della nostra realtà». A cominciare proprio dalla definizione di lusso, che per Marsèll sta nel realizzare oggetti senza tempo, fortemente riconoscibili, che dialogano con una persona che non ha la necessità di essere classificata in un genere (e anche questo è un discorso che il marchio ha affrontato ben prima che diventasse una tendenza del marketing nella moda), ma che è immediatamente ascrivibile allo stile Marsèll.

Un approccio che è stato premiato, anche dopo un anno diffcile come quello segnato dalla pandemia: nel primo trimestre del 2021 Marsèll ha infatti ottenuto complessivamente ricavi netti al +38,9 per cento, conferma Roberto Cima, presidente dell’azienda. «I dati oggi ci dicono che per il wholesale nell’ultima stagione chiusa siamo in crescita del 28 per cento. Negli Stati Uniti +7 per cento con quota del 25 per cento sul totale venduto. In Asia +225 per cento con quota del 32 per cento sul totale del venduto. Stabile in Europa con quota 31 per cento del totale venduto», segnala Andrea Rossi, che ricopre il ruolo di vice presidente e Chief Commercial Officer. Anche online i dati sono positivi: sui canali digitali, comprendenti l’e-commerce marsell.it e altre piattaforme, Marsèll ha registrato +36 per cento sui ricavi netti nel primo trimestre di quest’anno.

Attraverso una profonda conoscenza delle materie prime di qualità, dalla capacità di trovare i giusti equilibri nell’assemblare componenti distanti tra loro al controllo diretto della produzione, Marsèll si è affermato nel mondo per la sua eccellenza. Il carattere e il tratto distintivo del marchio sono dati dai volumi e dai finissaggi – chiaroscuri, tagli a vivo, giochi di opaco e lucido – che vengono realizzati nel laboratorio interno. L’adozione di tecniche innovative e metodi di cui si è persa la memoria hanno il fine di ottenere oggetti unici e non industrializzati in serie, che sono originali e dall’aspetto informale. Un altro aspetto importante è quello delle collaborazioni: il marchio non si è infatti mai pensato in maniera autoreferenziale e più che parlare di sé stesso, ha sempre puntato a «condividere conoscenza», facendo da collettore per coloro che fanno dell’arte del fare il loro mestiere.

Gli investimenti fatti per oltre dieci anni nella sperimentazione anche all’interno degli spazi milanesi hanno costituito delle importanti basi per costruire il carattere del marchio, che oggi trova nello spazio di Paradise la sua espressione più compiuta: «Paradise è un luogo costantemente in fermento, è la base di tutti i nostri progetti di comunicazione. Ha una forte relazione con la città di Milano e supporta diversi creativi. La sezione dedicata all’editoria indipendente è in continua evoluzione e detta l’agenda delle nostre presentazioni e mostre. In questo momento abbiamo in corso Humble Force, un progetto realizzato nella nostra azienda da Mattia Balsamini [le cui foto accompagnano questo articolo, nda], mentre a settembre per il Salone del Mobile presenteremo il progetto della designer Raquel Quevedo, rappresentata dalla galleria Etage Projects di Copenaghen. Lo spazio permanente in via Paullo si è riacceso ad aprile con una mostra prodotta da Marsèll e realizzata dal duo di designer Soft Baroque, curata da Felix Burrichter. In questo spazio espositivo Marsèll continuerà a ospitare iniziative più strutturate che faranno da ponte tra Milano e il resto del mondo», dice Loris Moretto, Direttore della Comunicazione Marsèll.

Dal suo angolo di osservazione, che è poi quell’identità precisa che ha saputo costruirsi negli anni, Marsèll guarda allora al futuro con relativa serenità: «Negli ultimi tre anni siamo riusciti a concretizzare diversi progetti, crescendo e mantenendo fede alla nostra indipendenza, abbiamo altri significativi traguardi da raggiungere all’orizzonte, ci piacerebbe avere sempre la capacità di leggere nell’immediato la complessità della nostra era attraverso il valore della conoscenza e della forza creativa, ma sicuramente ci piacerebbe non perderci nelle grandi ambizioni». Sembra anche facile detta così, ma non lo è affatto.