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14:31 lunedì 15 dicembre 2025
Nonostante diversi media parlino già di omicidio e accusino il figlio Nick, della morte di Rob Reiner e di sua moglie Michelle non si sa ancora quasi nulla La polizia di Los Angeles ha confermato solo il ritrovamento dei cadaveri e l'inizio di un'indagine che contempla anche la «possibilità di omicidio».
Hbo ha svelato le prime immagini di Euphoria 3 ma della trama di questa nuova stagione non si capisce ancora niente Ben 13 secondi di video che anticipano la terza stagione, in arrivo nel mese di aprile, in cui si vedono tutti i protagonisti e le protagoniste.
Nel 2026 OpenAI lancerà una modalità di ChatGPT per fare sexting Sarà una funzione opzionale e disattivata di default, che rimuoverà i limiti attualmente imposti al chatbot sui prompt con contenuti sessuali.
Una ricerca ha dimostrato che la crescita economica non è più legata all’aumento delle emissioni di CO₂ E, di conseguenza, che la transizione energetica non è un freno all'aumento del Pil, neanche nei Paesi più industrializzati.
Reddit ha fatto causa al governo australiano per aver vietato i social ai minori di 16 anni La piattaforma è convinta che la legge anti soci isoli i minorenni e limiti la loro voce politica nella società, fornendo benefici minimi.
La casa di Babbo Natale in Finlandia quest’anno è piena di turisti ma anche di soldati Nato L’escalation al confine russo ha trasformato la meta turistica natalizia della Lapponia in un sito sensibile per l’Alleanza Atlantica.
Il governo americano vuole che i turisti rivelino i loro ultimi 5 anni di attività sui social per ottenere il visto Vale anche per i turisti europei che dovranno consegnare la cronologia dei loro account su tutte le piattaforme social utilizzate.
Ora su Letterboxd i film si possono anche noleggiare e sono già disponibili molte chicche introvabili altrove I titoli disponibili saranno divisi in due categorie: classici del passato ormai introvabili e film recenti presentati ai festival ma non ancora distribuiti su altre piattaforme.

Da Tahrir a Cinisello

Quelli che non vogliono le elezioni (adesso). Incontro con la comunità cristiana copta

25 Novembre 2011

«I copti non le vogliono le elezioni. Almeno per il momento». George si accende una sigaretta e tossisce. «Per noi è cruciale la tempistica. Con i Fratelli Musulmani al 40%, è necessario rinviare il voto e fare fronte comune alla deriva islamica». George (il nome è di copertura) è un ingegnere egiziano, un cristiano copto. È un uomo di mezza età, si è laureato a Roma, vive a Cinisello e lavora a Milano: sta in Italia dall’inizio degli anni Settanta. È tanto tempo. Così tanto che una persona capace a integrarsi rischia anche di perdere il polso della situazione nel proprio Paese d’origine. «Torno al Cairo almeno ogni due mesi. È un modo per sentirsi a casa qui come laggiù».

Dietro la coltre di fumo, accenna un sorriso. George, che si è laureato a Roma, ha saputo assemblare la tradizione copta egiziana con l’ingegnosità brianzola. Spiega che nel suo Paese i cristiani sono «sempre stati un’élite». Il suo, naturalmente, è un orgoglio di categoria – ma dietro quelle parole c’è un che di fondato. Le “scuole domenicali” introdotte da Shenouda III, pontefice dei copti ortodossi, sono la colonna portante di questa minoranza. L’educazione dello Stato egiziano non garantisce un livello di preparazione adeguato. Di conseguenza, ogni domenica – ma anche il venerdì, giorno festivo per l’Islam e quindi per l’intero Paese – le chiese accolgono bambini e ragazzi per impartire loro le lezioni di catechismo e integrare quel poco che imparano a scuola. I copti rappresentano il 10% degli 80 milioni totali dei cittadini egiziani e non sarebbe corretto parlare di una setta confessionale emarginata (il termine “Copto” viene dal greco Aiguptos, egiziano). Basta visitare la miriade di monasteri e chiese che pullulano lungo il Nilo per rendersi conto del loro attaccamento alla terra egiziana.

Laico e pluriconfessionale lo era l’Egitto di Nasser, Sadat e di Mubarak prima maniera. «Sì, poi ha fatto il patto con il diavolo e si è dimenticato di noi», ricordava tempo fa Markus interprete copto di Alessandria. Il “diavolo” sarebbero i Fratelli Musulmani e i salafiti. I cristiani d’Egitto sono convinti che le recenti violenze contro di loro nascano da un’alleanza sottobanco tra il passato regime e il radicalismo musulmano.

«Il problema è che il regime faceva da cuscinetto e ora non c’è più», commenta ancora George. È per questo che non vorrebbe che si votasse lunedì prossimo. «Adesso sono i partiti islamici a dominare. Se attendessimo qualche altro mese, forse si potrebbe creare una coalizione contraria a questi». Tutti temono il rischio di cadere in balia non tanto della Fratellanza, bensì di quelle fazioni più estremiste. «In questo caso saremmo costretti a lasciare in massa la nostra terra».

La memoria di George torna agli anni di gioventù, quando lui e i suoi colleghi di università lasciarono case e famiglie non per scappare, ma per rilanciare l’Egitto. «Eravamo un’altra generazione. Facevamo parte di una borghesia urbana dalle usanze cosmopolite». Era l’Egitto delle ricche comunità straniere, europee soprattutto, delle città quali Il Cairo, Alessandria e Suez che facevano davvero da fari culturali nel Mediterraneo. «Oggi chi viene dal mio Paese, copto o musulmano che sia, è povero, poco istruito e con un trascorso rurale che gli impedisce l’integrazione in una città come Milano».

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