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Come funziona il diritto d’autore nello spazio

La settimana scorsa Chris Hadfield, professione astronauta, ha incantato il mondo suonando una cover di Space oddity di David Bowie. La particolarità di questa esecuzione, che ha reso il video della performance virale, era che aveva avuto luogo sulla Stazione spaziale internazionale (ISS), di cui Hadfield è il comandante.

C’è però un problema che molti non considerano, spiega l’Economist: nello spazio non valgono i diritti d’autore? Il povero Bowie forse non merita qualche royalty per una performance interstellare?

La materia in esame è complessa: se intuitivamente la location dell’accaduto potrebbe far pensare a una zona franca della giurisdizione, in realtà la stazione orbitante si trova a “soli” 400 chilometri d’altezza, rimanendo nel raggio d’azione delle leggi sul copyright. E la matassa non accenna a dirimersi, se si considera che occorrerebbe calcolare su che paesi si trovava l’ISS al momento del video di Hadfield.

Senza contare che i diritti di licenza obbligatoria che regolano il successo di Bowie non permettono che eventuali cover del brano vengano trasmesse in video (come successo su Youtube). Ogni volta che il video dell’astronauta è stato visto in un determinato paese, Chris Hadfield potrebbe essere ipoteticamente diventato punibile dalle leggi sul diritto d’autore di quell’angolo di mondo.

Infine, la stessa Stazione è divisa in moduli e zone sottoposti a leggi diverse, in quanto fabbricati dall’Agenzia spaziale europea, dalla Nasa e da Russia e Giappone. A seconda di dove l’astronauta si trovava nel video (le partizioni di fabbricazione americana ed europea, parrebbe di capire), le regole a cui era soggetto cambiano. E così, se la canzone fosse stata trasmessa direttamente dallo spazio, David Bowie avrebbe potuto rivalersi nei tribunali americani, europei e canadesi (dove ha sede l’ente spaziale di cui fa parte il comandante).


(via)

Nell’immagine: il comandante Chris Hadfield