Dopo il Leoncavallo, dopo Giorgio Armani, Milano dà l'addio a un altro dei suoi simboli, ricordo di un'epoca che appare ormai lontanissima e irripetibile.
Si chiama Metroteka e mette a disposizione dei pendolari 16 mila titoli e un sistema di prelievo e restituzione funzionante 24 ore su 24.
E a portarla in città sarebbero stati il padre e lo zio di Marco Polo, come "souvenir".
Dopo un altro deragliamento, quella volta senza gravi conseguenze.
Le persone fanno un giro in città e poi prendono l'autobus. Per Venezia.
In tutto e per tutto simili ai loro corrispettivi occidentali e capitalisti, e anche un tantino più cari.
È vero, la città non può perdere uno spazio così. Ma è vero anche che rabbia, nostalgia, indignazione non bastano. Milano deve raccogliere l'eredità del Leoncavallo per affrontare i suoi tanti problemi di oggi.
Addirittura il 40 per cento in meno rispetto al 2024, secondo gli allarmatissimi balneari, ristoratori e albergatori locali.
La polizia è entrata il 21 agosto alle 7:30 per sgomberare lo spazio autogestito, dopo più di 30 anni di contenziosi e 133 rinvii.
Un paesino calabrese di 7 mila abitanti con una incredibile densità di praticanti della nobile arte del karaoke. Si canta al bar, in strada, da soli, in coppia, guidati dal Fiorello locale, persino, ogni tanto, in chiesa.
Un'ultima festa in Spagna, un ritorno forzato a Milano, fino a un paesino in provincia di Como, in cui una famiglia si ritrova nel peggiore dei momenti.
La recita dell'identità e del folklore ha lasciato spazio a un atteggiamento più produttivo, teso a ridurre gli sforzi, e a una calcolata prassi commerciale.
Un libro, uscito quest'estate, ripercorre il ruolo di una città ambigua, fascista nell'architettura e selvaggia nella natura, che non ha mai smesso di attrarre celebrità e vip.
La Milano svuotata e le città dell’hinterland non sembrerebbero invitanti mete turistiche, ma per chi sa ascoltare il gentile richiamo dei cimiteri, le sorprese non mancano. Anzi, abbondano.
Negli ultimi quindici anni, la città-laboratorio, sede del prestigioso festival di fotografia, è diventata il luogo dove la cultura mangia altra cultura, tra rincorsa del lusso e proteste degli abitanti.
Nell'estate del 2002 l'Europa aveva una forma irripetibile, come dimostra questo racconto di un incontro romantico organizzato via lettera tra un italiano e una norvegese a Praga prima di un Interrail.