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Il grande affare dei sederi

Sul Guardian, Eva Wiseman ha raccontato della sua inquietante esperienza alla Clinical Cosmetic Reconstructive Expo di Londra. Quest’anno la fiera non è cominciata proprio nel migliore dei modi: la conferenza stampa è infatti iniziata in ritardo a causa della morte di una paziente, la seconda donna inglese del 2018 a non sopravvivere alle complicazioni seguite a un intervento di Brazilian Butt Lift. Nel 2010, ricorda Wiseman, sempre riferendosi al Regno Unito, la mastoplastica additiva subì un incremento del 10%, stabilizzandosi come l’intervento più richiesto. Negli anni successivi arrivò l’ondata del lato B: «Il sedere grande è associato un’attitudine e un’andatura non da donna bianca, che oggi è molto più richiesta», ha commentato Susie Orbach, che ha studiato le relazioni delle donne con il loro corpo per più di 40 anni. Già nel 2012, le ragazze e le donne hanno iniziato a percepire un cambiamento nella pressione esercitata dai media: non più ossa ma curve, non più Kate Moss ma Kim Kardashian.

L’aumento del volume del sedere, che si ottiene risucchiando il grasso da un’altra parte del corpo e iniettandolo sui glutei, è l’intervento la cui richiesta è aumentata più velocemente (più del 58% dal 2012). C’è addirittura una spiegazione di natura psico-economica, spiega il sociologo Jean-Claude Kaufmann: «In tempi di incertezza, le persone cercano sicurezza. Le donne con un sedere grande sono più rassicuranti». Gli interventi, però, possono essere molto pericolosi, soprattutto quando sono vengono effettuati senza rispettare le norme di sicurezza e quindi illegalmente: negli ultimi 5 anni, negli Stati Uniti, hanno causato la morte di 33 persone.