Attualità
L’uomo che sposava la gente
È morto a 80 anni Antonio Polese, Boss delle Cerimonie e inventore del sogno kitsch e arci-italiano della Sonrisa «per accontentare i sogni di tutti gli sposi».
È riuscito in un’impresa eroica, quella di sospendere l’incredulità dei telespettatori e trasformare “l’ironia del web” in amore vero. A chi gli aveva chiesto come ci fosse riuscito, Don Antonio, ovvero Tobia Antonio Polese, Boss delle Cerimonie, che si è spento ieri all’età di 80 anni, aveva risposto: «Non lo so spiegare neanche io mi sembra una cosa esagerata. Non sono un artista, sono un imprenditore». Poi però aveva aggiunto: «Per avere questo successo o le cose le fai bene o non le fai». L’idea della Sonrisa, il suo hotel a 5 stelle chiamato anche “il Castello”, gli era venuta leggendo un’intervista a Gianni Agnelli: diceva che l’Avvocato avrebbe voluto investire “sul turismo” in Campania. Don Antonio aveva già un’impresa di catering che riforniva i migliori ristoranti della Costiera ma lui, il suo locale voleva costruirlo a Sant’Antonio Abate, dove risiedeva tutta la sua famiglia. Consapevole che «Sant’Antonio non è Sorrento», aveva pensato di fare «una cosa un po’ diversa». E la Sonrisa è diventata più che un’attrazione, un luogo iconico, sorto in un paesino in provincia di Napoli, in stile barocco tra statue neoclassiche, arredi seicenteschi dorati, ceramiche lavorate a mano e fontane ispirate a quelle della Reggia di Caserta. Un magico castello dove i giovani innamorati possono trasformare i loro sogni in realtà.
«Nu matrimonio napulitan’ nun po’ capi’ mai chi e nat’ a Milan’», esordisce così la sigla del Boss delle Cerimonie cantata dal neomelodico Daniele Bianco, andata in onda su Real Time la prima volta nel 2014. Un programma arrivato quest’anno alla quarta edizione. Un successo di ascolti che all’inizio era stato accolto da molte critiche. C’era chi aveva detto «a Napoli non siamo tutti così», «questi non sono matrimoni ma buffonate». Ci aveva però pensato il genero del boss, Matteo Giordano, a spiegare che alla Sonrisa «non si fanno solo matrimoni eccessivi», ma anche «matrimoni tranquilli». Il castello, costruito da una dimora settecentesca appartenuta alla nobile famiglia napoletana dei Lancellotti, era stato pensato «per accontentare i sogni di tutti gli sposi». Chi ha visto il programma lo sa bene. Don Antonio ha ospitato matrimoni ricchissimi, come quello di Federica e Mauro (prima stagione), con 400 invitati, fuochi d’artificio, sontuosi spettacoli di giochi d’acqua, sfilata di cantanti neomelodici e ingresso al castello con elicottero. Ma anche cerimonie più modeste, venendo sempre incontro agli sposi e non negando a nessuno le linguine con l’astice o i frutti di mare. Accontentando anche le richieste più strane. Come ha detto il genero Matteo: «Se loro vogliono il cuoppo rosa, noi gli diamo il cuoppo rosa». A tutti, nessuno escluso, ha sempre augurato «cent’anni di felicità, sempre in buona salute».