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Bicipiti d’autore

Quando i muscolosi action hero di Hollywood decidono di ripulirsi l'immagine nel cinema "serio". Carrellata di successi e fallimenti.

di Federico Bernocchi

Questo giovedì arriverà finalmente anche nelle nostre sale The Grey, ultimo lavoro di Joe Carnahan, già regista di blockbusteroni come l’A-Team e di maschi film noir come Narc. Dico finalmente perché si tratta di uno di quei famosi titoli che è stato ingiustamente tenuto in sala d’attesa dai nostri distributori per quasi un anno. The Grey è infatti uscito nel resto del mondo a gennaio del 2012 ed è ovviamente disponibile per il mercato home video o per il download matto e disperatissimo da mesi. La sceneggiatura del film è scritta dal regista insieme a Ian Mackenzie Jeffers, autori del racconto da cui è tratto il film, Ghost Walker.

Vediamo brevemente la trama: un piccolo gruppo di operai di un impianto petrolifero e un cacciatore di taglie precipitano con un aereo nel bel mezzo delle nevi dell’Alaska. Dovranno mettersi in salvo evitando di morire assiderati e sopratutto di essere sbranati da un branco di ferocissimi lupi. Un film action molto teso, ben scritto e incredibilmente scuro; insomma, molto meglio di quello che si poteva presumere considerando l’asciuttezza della trama e alcuni passi falsi del regista. Ma il merito principale della pellicola è quello di avere protagonista Liam Neeson. L’attore nord irlandese da un po’ di anni a questa parte si sta ricostruendo un’identità lavorativa, prestando il suo volto e il suo ingombrante fisico a una serie di film di genere molti distanti dalle sue abituali scelte. Dopo aver imparato a conoscerlo per film come Mariti e Mogli di Allen o Schindler’s List di Spielberg, per cui venne candidato all’Oscar, ce lo siamo ritrovati nella seconda trilogia di Star Wars nella parte del maestro Jedi di Obi-Wan Kenobi, in Batman Begins nel ruolo di Ra’s Al Ghul e soprattutto come assoluto protagonista del ditticoTaken, due film usciti da noi come Io Vi Troverò Taken – La Vendetta (non guardate me, non è colpa mia).

Qui Liam Neeson diventa un action hero a tutti gli effetti, un attore riconoscibile e vendibile su cui costruire tutto il film. Interpreta un ex agente della CIA a cui rapiscono almeno un parente a film. Solitamente per recuperarli e poi metterli in salvo dovrà uccidere un alto numero di “cattivi” nel modo più cruento possibile. I due Taken sono classici prodotti di exploitation moderno: sono quei film action francesi scritti e prodotti da Luc Besson per ricordare i corrispettivi americani ma al tempo stesso costare molto meno. Ma è proprio grazie a questi due titoli che Liam Neeson è passato dall’essere riconosciuto e inquadrato come un attore serio e drammatico a una macchina da guerra senza scrupoli.

Sono tanti gli attori che, presumibilmente stanchi dell’etichetta che gli era stata appiccicata a inizio carriera, hanno poi deciso di reinventarsi completamente investendo in ruoli diametralmente opposti. Solitamente il percorso era l’opposto di quello intrapreso da Liam Neeson: gli action hero tentavano di diventare attori comici o drammatici. I casi più eclatanti sono quelli di Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger, le due più grandi icone del muscoloso e testoteronico cinema anni Ottanta e Novanta. Il primo fu proprio il futuro governatore della California che, dopo essere diventato famoso per la sua inespressività e per i suoi giganteschi muscoli, tentò la carta comica nel 1988 con I Gemelli di Ivan Reitman. Sdoganato quindi il suo lato comico, Arnold ci riprovò poi con Un Poliziotto alle Elementari, con il temibile Junior e con Una Promessa è Una Promessa.

Contemporaneamente ci sono anche i primi esempi di action autoironici come True LiesLast Action Hero e altri titoli strettamente più di genere come L’EliminatoreDanni Collaterali. Insomma, l’idea è che ce la si mette tutta pur di apparire un attore vero e proprio. Un percorso simile quello di Stallone che nel 1991 si mette nelle mani di John Landis per Oscar – Un Fidanzato Per Due Figlie, a cui seguirà Fermati, O Mamma Spara. Stallone tornerà poi presto sui suoi passi, ma tenterà la carta drammatica nel 1997 interpretando un poliziotto sovrappeso e mezzo sordo in Cop Land.

Ma perché un percorso del genere? Perché i due più famosi corpi del cinema di genere anni Ottanta hanno poi deciso di cambiare direzione?

Le motivazioni sono molteplici: da una parte c’è il fattore “invecchiamento”. I Metallica hanno fatto un disco come il Black Album anche perché a un certo punto non ce la puoi più fare a suonare ai 200 chilometri orari come in Ride The Lightning. Certo, è anche una scelta artistica, ma l’età ha il suo peso. Hollywood queste cose le sa e le ha sempre utilizzate a proprio vantaggio: nei western più maturi e decadenti, come Il GrintaIl Mucchio SelvaggioGli Spietati, attori come John Wayne, William Holden e Clint Eastwood sono dei vecchi cowboy che non riescono più a salire a cavallo. Lo stesso succede con l’action. A un certo punto si comincia a sottolineare la vecchiaia, il decadimento fisico. Ci si permette di guardare in modo opposto o addirittura a scherzare su quei corpi che pochi anni prima erano perfetti e statuari. E poi, pur essendo indiscussi campioni al botteghino, i film per cui sono diventati famosi Stallone e Schwarzenegger il più delle volte hanno raccolto critiche feroci e sprezzanti. L’action è comunque un cinema di serie B, poco nobile che non si confà a chi invece evidentemente si sente in grado di recitare. E allora ecco fatto, da Commando si passa a sofisticate commedie al fianco di Emma Thompson.

Lo stesso processo, da action hero ad attore comico, ha colto anche due energumeni come Vin Diesel e Dwayne “The Rock” Johnson. Il primo è riuscito in pochissimo tempo a diventare da una sorta di corrispettivo cinematografico reale di La Cosa de I Fantastici Quattro a attore comico con il terribile Missione Tata. Sfortunatamente per lui questa mossa non è andata a buon fine e dopo aver rischiato di gettare alle ortiche una carriera, il nostro è tornato sui suoi passi piegandosi al volere dell’industria e interpretando (fortunatamente) i vari seguiti di Fast & Furious,Pitch Black XXX. Dwayne “The Rock” Johnson è un wrestler passato dal ring al set. Dopo essersi fatto notare ne La Mummia – Il Ritorno, gli è stato cucito addosso lo spin off Il Re Scorpione. E dopo questi exploit The Rock ha subito fatto il passo più lungo della gamba tentando di farsi notare in pellicole come Be CoolSouthland Tales. Il passo successivo è stato quella dell’action comedy per adolescenti: Corsa a Witch MountainL’Acchiappadenti. I risultati, anche in questo caso, non sono di certo stati tra i più esaltanti e anche The Rock è dovuto tornare sui suoi passi. Fortunatamente adesso viene scelto per ridare linfa vitale a franchise che sembrano essere sul punto di morte; l’abbiamo visto al fianco proprio di Vin Diesel in Fast Five, nettamente il migliore della serie, e lo vedremo presto insieme a Bruce Willis e Channing Tatum in G.I. Joe 2 – La Vendetta. A differenza dei due esempi precedenti, gli attori di oggi velocizzano le tappe. Sembra quasi che, consapevoli di quanto accaduto ai loro predecessori, abbiano deciso di utilizzare il loro fisico come biglietto da visita per poi tentare quasi subito la carta da attore a tutto tondo. Sfortunatamente per loro con dei fisici del genere il passaggio è ancora più difficile.

C’è anche un altro wrestler che ha subito tentato di cambiare direzione. John Cena è passato da due filmetti come The Marine12 Rounds aLegendary. Se prima il suo scopo era solo quello di salvare delle mogli bionde da terribili cattivi, nell’ultimo titolo citato interpreta la parte di un ex campione di lotta greco romana che, dopo essersi ritirato e attaccato alla bottiglia, decide di raggiungere la saggezza allenando il ben più rachitico fratello. Anche se il film è nobilitato dalla presenza di due attori come Danny Glover e Patricia Clarckson, Legendary è un film involontariamente ridicolo che non ha praticamente nessuna sequenza action e sembra essere un sunto di tutti i film sportivi che abbiamo visto nella nostra vita.

Tornando all’esempio iniziale, a Liam Neeson, c’è un altro attore che ha tentato di riciclarsi come action hero dopo un passato fatto di film più o meno seri. Robert Downey Jr., dopo una lunga pausa forzata dal set dovuto per lo più ai suoi problemi con l’alcool e le droghe ha ritrovato l’ispirazione grazie alla versione rinvigorita di Sherlock Holmes firmata da Guy Ritchie. Qui l’attore ha potuto dare sfoggio delle sue proverbiali faccette, ma al tempo stesso menare le mani e scampare indenne a incredibili esplosioni. Certo, gli esempi di attori passati da film seri a scoppiettanti blockbuster sono decisamente meno, ma è sempre a causa di un problema di percezione. A meno che non si parli di soddisfazioni al botteghino è preferibile farsi vedere impegnati a corrucciare la fronte piuttosto che a spezzare il collo di gente con il passamontagna.

C’è infine un esempio trasversale, ovvero un attore che continua a rimanere credibile in entrambe le categorie. Bruce Willis dopo aver esordito nel cinema con una commedia romantica come Appuntamento al Buio al fianco di Kim Basinger è diventato famosissimo nel mondo con iTrappola di Cristallo o L’Ultimo dei Boyscout. Action hero moderno, più interessante dal punto di vista della mimica e dell’ironia che dal lato strettamente atletico performante, Willis ha sempre alternato questi ruoli con altri ben più seri come Il Falò delle VanitàIl Sesto Senso o l’ultimoMoonrise Kingdom dove riesce ad essere credibile come giornalista, psicologo o triste poliziotto di provincia. Ma è un’eccezione in un mondo come quello del cinema moderno e contemporaneo che ancora, evidentemente, funziona a compartimenti stagni.