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La parola dell’anno per l’Oxford English Dictionary è rage bait Si traduce come "esca per la rabbia" e descrive quei contenuti online il cui scopo è quello di farci incazzare e quindi interagire.
A giudicare dai nomi in gara, Carlo Conti vuole che Sanremo 2026 piaccia soprattutto ai giovani Tanti nomi emergenti, molto rap e veterani al minimo: è questo il trend di Sanremo 2026, pensato per un pubblico social e under trenta.
I dazi turistici sono l’ultimo fronte nella guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa Mentre Trump impone agli stranieri una maxi tassa per l'ingresso ai parchi nazionali, il Louvre alza il prezzo del biglietto per gli "extracomunitari".
Papa Leone XIV ha benedetto un rave party in Slovacchia in cui a fare da dj c’era un prete portoghese Il tutto per festeggiare il 75esimo compleanno dell'Arcivescovo Bernard Bober di Kosice.
I distributori indipendenti americani riporteranno al cinema i film che non ha visto nessuno a causa del Covid Titoli molto amati da critici e cinefili – tra cui uno di Sean Baker e uno di Kelly Reichardt – torneranno in sala per riprendersi quello che il Covid ha tolto.
La presidente della Tanzania Samia Suluhu Hassan ha nominato il nuovo governo e ha fatto ministri tutti i membri della sua famiglia In un colpo solo ha sistemato due figlie, un nipote, un genero, un cognato e pure un carissimo amico di famiglia.
Sally Rooney ha detto che i suoi libri potrebbero essere vietati in tutto il Regno Unito a causa del suo sostegno a Palestine Action E potrebbe addirittura essere costretta a ritirare dal commercio i suoi libri attualmente in vendita.

In Africa ha aperto il più grande museo di arte contemporanea del continente

25 Settembre 2017

Costruito nel 1921, per più di mezzo secolo questo imponente silo di grano è stato l’edificio più alto dell’Africa e ha rappresentato la più grande risorsa agricola di Cape Town, finché non venne chiuso nel 2001. Oggi diventa la sua più grande risorsa culturale, la prima istituzione pubblica dedicata esclusivamente all’arte contemporanea africana (e all’arte della diaspora) su tutto il continente.

L’opera che venerdì 22 settembre, giorno dell’apertura, ha accolto per prima i visitatori, è il grande uccello dell’artista Nicholas HloboIimpundulu Zonke Ziyandilandela, mostrato alla 54esima Biennale di Venezia. Il curatore e il direttore del museo, Mark Coetzee, considera il lavoro di Hlobo (raccontato all’inizio di questo articolo su Artsy) un simbolo del museo: un’indicazione del cambiamento che lui e i suoi collaboratori sperano che l’istituzione porterà, fornendo agli gli artisti africani una piattaforma dalla quale combattere gli stereotipi, profondamente radicati, sulla cultura e sull’arte africana.

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Lo Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) è stato progettato da Thomas Heatherwick, architetto inglese al suo primo progetto sul continente (su Architectural Digest accompagna i lettori in un tour del museo). Heatherwick ha trasformato la vecchia fabbrica in una meraviglia architettonica di 11 piani, tagliando la stretta rete di silos per creare una struttura post-industrale che ospita 100 gallerie, un giardino di scultura e sei centri centri di ricerca.

Come al solito non mancano le polemiche. La collezione dello Zeitz MOCAA viene da Jochen Zeitz, ex amministratore delegato di Puma e avido collezionista di arte contemporanea africana e della diaspora. A differenza di quelle della maggior parte delle istituzioni occidentali, come il Museo Guggenheim o le gallerie Tate,  la collezione non è parte permanente del museo, ma soltanto in prestito, finché lui sarà in vita: un fatto che ha suscitato varie critiche.

Foto Getty
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