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17:23 lunedì 14 luglio 2025
L’annuncio dell’arrivo a Venezia di Emily in Paris lo ha dato Luca Zaia Il Presidente della Regione Veneto ha bruciato Netflix sul tempo con un post su Instagram, confermando che “Emily in Venice” verrà girato ad agosto in Laguna.
Ancora una volta, l’attore Stellan Skarsgård ha voluto ricordare il fatto che Ingmar Bergman era un ammiratore di Hitler «È l’unica persona che conosco ad aver pianto quando è morto Hitler», ha detto. Non è la prima volta che Skarsgård racconta questo lato del regista.
Superman non ha salvato solo la Terra ma anche Warner Bros. La performance al botteghino dell'Uomo d'acciaio è stata migliore delle aspettative, salvando lo studio dalla crisi nera del 2024. 
Cosa si dice del nuovo sequel di Trainspotting, Men in Love Pare sia molto lungo, abbastanza nostalgico e con dei passaggi notevoli in cui Irvine Welsh si dimostra ancora in forma.
I Talebani hanno fatto un assurdo video promozionale per invitare i turisti americani a fare le vacanze in Afghanistan Il video con la sua surreale ironia su ostaggi rapiti e kalashnikov, mira a proporre il paese come meta di un “turismo avventuroso”.
Justin Bieber ha pubblicato un nuovo album senza dire niente a nessuno Si intitola Swag e arriva, a sorpresa, quattro anni dopo il suo ultimo disco, anni segnati da scandali e momenti difficili.
Damon Albarn ha ammesso che la guerra del Britpop alla fine l’hanno vinta gli Oasis Il frontman dei Blur concede la vittoria agli storici rivali ai fratelli Gallagher nell’estate della loro reunion.
La nuova stagione di Scrubs si farà e ci sarà anche la reunion del cast originale Se ne parlava da tempo ma ora è ufficiale: nuova stagione in produzione, con il ritorno del trio di protagonisti.

Tinder ha un problema di razzismo

15 Settembre 2017

Forse siete il modello che riceve quaranta match al giorno, cioè il profilo di maggior successo nella storia di Tinder. O forse siete più simili all’ingegnere informatico che ha provato a uscire con il sei per cento delle donne di San Francisco senza riuscire a trovare una fidanzata (uno che su questa destabilizzante esperienza ci ha scritto un lungo articolo). In ogni caso ci sono parecchie possibilità che facciate peggio del primo e meglio del secondo. Come dimostra lo studio di alcuni ricercatori (tra cui quelli della Sapienza) un uomo riceve un numero di match pari allo 0,6 per cento delle volte che regala un like a un altro profilo, una percentuale che sale al dieci se a cercare un’interazione è una donna. Piuttosto deludente, non è vero? In effetti questo articolo del Washington Post, in cui trovate i numeri in alto e  altre interessanti statistiche, si intitola “Chiunque è miserabile su Tinder”.

Quello che invece non trovate nel pezzo è l’atteggiamento degli utenti rispetto a due categorie di profili. Stando a Inverso, un’altra caratteristica della dating app più rivoluzionaria degli ultimi anni sarebbe mettere allo scoperto un razzismo interiorizzato socialmente e trasferito in quelli che consideriamo dei canoni di bellezza. A farci le spese sono i profili Tinder delle donne nere e dei maschi asiatici, i segmenti della popolazione più discriminati in base al numero di like sulla piattaforma di appuntamenti.

Non che Tinder renda le persone razziste. È il rapido meccanismo di scelta a farlo. In poco tempo capita di scorrere centinaia di facce di donne e uomini sorridenti, ogni tanto senza andare oltre la prima foto. Secondo Inverso, in questo processo l’istinto libera sentimenti e pregiudizi che in pubblico riusciamo tranquillamente a reprimere. Una dimostrazione? Su OKCupid, il sito di incontri leader nel settore dell’online dating, almeno prima di Tinder, l’atteggiamento degli iscritti era esattamente lo stesso. Nel suo libro Dataclysm, Christian Rudder, l’ideatore della piattaforma, rappresentava con un punteggio di massimo cinque stelline le preferenze di chi cercava l’anima gemella. Ebbene, veniva fuori che i maschi asiatici avevano una valutazione di due punti più bassa rispetto alla media degli altri uomini, mentre le donne nere avevano una o una stella e mezzo in meno della maggioranza delle altre iscritte. Dati perfettamente sovrapponibili a quelli dell’app con la fiammella.

foto Getty.     

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